Cabinovia di Trieste, il Comitato fa ricorso contro il decreto Salvini

I residenti dell’altipiano tornano ad appellarsi al Tar e impugnano il documento del ministero delle Infrastrutture che aveva blindato l’opera

Francesco Codagnone
La presentazione della cabinovia in piazza della Borsa (Silvano)
La presentazione della cabinovia in piazza della Borsa (Silvano)

Il Comitato No Ovovia impugna il decreto firmato da Matteo Salvini e mette in dubbio la disponibilità di fondi per proseguire con l’iter della cabinovia. I residenti dell’altipiano – come illustrato stamattina, mercoledì 19 marzo al Circolo della Stampa – tornano ad appellarsi al Tar del Friuli Venezia Giulia e fanno ricorso contro il documento con cui il ministero delle Infrastrutture e trasporti cancella l’opera dal piano di interventi del Pnrr e, contestualmente, stanzia 48,8 milioni di euro da fondi ministeriali all’impianto di risalita tra mare e Carso.

La cabinovia di Trieste sarà finanziata dal governo: Salvini ha firmato il decreto

«Siamo in attesa di conoscere la disposizione del dirigente del Mit che definirà le modalità con le quali il Comune di Trieste dovrebbe utilizzare il finanziamento del “Decreto Salvini”», precisa il coordinatore del Comitato No Ovovia William Starc, annotando altresì come «anche questa volta qualcosa non va e, a parere del legale che ci assiste in questa interminabile vicenda, il progetto della cabinovia non avrebbe titolo a usufruire delle nuove risorse assegnate».

La conferenza stampa questa mattina (Bruni)
La conferenza stampa questa mattina (Bruni)

Il decreto Salvini

Carte alla mano, il decreto 334/2024 firmato il 23 dicembre scorso dal ministro Salvini sostanzialmente modificava gli allegati 1 e 2 del decreto ministeriale 345 del 2023, prendendo così atto del parere espresso dell’Unità di Missione del Pnrr, che il 22 luglio scorso – come emerso da un carteggio interno pubblicato suo tempo in esclusiva dal Piccolo – comunicava al Mit che «l’intervento non sarebbe più ammissibile ai fini del Pnrr», valutando negativamente l’impatto che la cabinovia avrà sul Bovedo.

La storia della cabinovia di Trieste: un braccio di ferro infinito
Il prototipo della cabina Leitner esposto in piazza della Borsa nel settembre del 2023 Foto Massimo Silvano

Il progetto aveva infatti ottenuto parere negativo nella Valutazione di incidenza ambientale (Vinca) di II livello (propedeutica alla variante al Piano regolatore per la risalita sul bosco protetto), e positivo solo con le compensazioni poi recepite dalla Regione al III livello. Per l’Europa la procedura si sarebbe dovuta fermare già allora, ma il governo ha continuato a sostenere Comune e Regione fino alla fine.

«I fondi sono già coperti», annunciava infatti il 4 dicembre scorso il ministro Matteo Salvini durante una visita a Trieste. Tre settimane dopo quindi la firma del decreto, che riprogramma tutta una serie di interventi già coperti dal Pnrr e mette in moto un giro di milioni con somma zero tra Trieste, Milano e Padova.

Migliaia di triestini in corteo per dire “No” alla cabinovia
Il lungo serpentone dei No Ovovia a Trieste (Lasorte)

La riprogrammazione dei fondi

La ripartizione del Mit funziona così: il finanziamento Pnrr da 48,8 milioni per la cabinovia di Trieste viene cancellato, mentre quello per il tratto della metrotranvia 7 tra Bausan e Villapizzone a Milano passa da 36 milioni a 14,3 milioni, visti i ritardi (attestati in una nota del Comune di Milano datata al 7 dicembre 2024) nella realizzazione della piastra della stazione di Bovisa.

I 70,5 milioni così recuperati vengono ridestinati come ulteriori fondi Pnrr alla realizzazione della nuova linea tramviaria Sir 2 di Padova, già finanziata per 238 milioni dal Pnrr e per altri 97,1 da risorse complementari del Mit. Risorse che risultano ora in “eccesso” e che vengono quindi spostate tra Milano e Trieste: 21,7 milioni per completare la linea Bausan-Villapizzone, e 48,8 milioni per costruire cabinovia Porto Vecchio-Opicina.

Il ricorso del Comitato

Orbene, il “Decreto Salvini” “blinda” - economicamente - la cabinovia, ma per il Comitato No Ovovia risulterebbe illegittimo. Esaminando il decreto e i documenti citati nello stesso (acquisiti dai residenti dell’alto mal tramite accesso agli atti), risulta infatti come le risorse finanziarie padovane e ora dirottate sulla direttrice Porto Vecchio-Carso «derivano da un bando emesso dal Mit con scadenza 15 gennaio 2021, denominato “Avviso n.2 per la presentazione di istanze per accesso alle risorse destinate al Trasporto Rapido di Massa ad Impianti Fissi”, nella cui graduatoria - dettaglia il referente Starc - il Comune di Padova ha ottenuto ulteriori 97,1 milioni per il tram, per completare il finanziamento dei 238 milioni già assegnati».

Il “Decreto Salvini” gira alla cabinovia di Trieste parte delle risorse già assegnate al tram di Padova, ma «il Comune di Trieste non è mai stato nella graduatoria dei classificati dell’”Avviso n.2”», né l’impianto a fune presenterebbe i requisiti per accedere a quei fondi. «Un tale disinvolto travaso - osservano i No Ovovia - presenta oggettivi caratteri di illegittimità che costituiscono la motivazione del nuovo ricorso presentato dai residenti».

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