Buste paga in bianco e stipendi “a rate” Mondo del subappalto ancora sotto accusa

Buste paga “in bianco”. Caselle vuote a fronte di sospensioni dal lavoro senza motivazione. In altri casi gli stipendi percepiti non corrispondono ai mesi lavorati. Pagamenti “a singhiozzo” o ritardati. Lo segnala la Cgil. L’Ufficio vertenze sta raccogliendo la documentazione di un gruppo di dipendenti di una ditta del subappalto di Fincantieri. Sono regolarmente contrattualizzati, eppure i conti non tornano. Al sindacato si sono presentati otto lavoratori, tutti stranieri, parte dei quali bengalesi. Altri potrebbero farsi avanti, spiegano alla Cgil che sta istruendo il “dossier” al fine di formalizzare la relativa comunicazione all’impresa datoriale, ma anche alla ditta appaltatrice e alla stessa Fincantieri, a chiedere conto di quanto è venuta a conoscenza.
Il sindacato s’è trovato davanti una situazione «anomala» in ordine al rapporto tra datore di lavoro e maestranze. Il dato di fondo, spiega il segretario generale della Cgil provinciale di Gorizia, Thomas Casotto, è la gestione dei lavoratori, soggetti anche a una prestazione d’opera “altalenante”, pur essendo dipendenti a tutti gli effetti. Sulla scorta della documentazione fornita da questi operai, il sindacato ha ricostruito il periodo di riferimento delle rispettive posizioni, collocabile tra la primavera e l’estate scorsi.
Posizioni diversificate. C’è chi s’è ritrovato buste paga senza un euro di stipendio e causali di sorta. «Questi lavoratori – osserva Casotto – sono stati sospesi dal lavoro senza motivazione. Sono stati tenuti a casa, in attesa di essere chiamati per riprendere la loro attività». Ad altri, invece, mancano alcune buste paga: «In questo caso – continua il segretario della Cgil – i lavoratori hanno garantito la loro prestazione professionale con continuità, ma non hanno ricevuto tutte le mensilità. Secondo quanto abbiamo verificato, veniva loro promesso che avrebbero recuperato le retribuzioni, ma senza avere contezza circa i tempi, né del motivo di questi ammanchi».
Insomma, «un sistema senza logica, né chiarezza - argomenta il sindacalista - e che genera tra i lavoratori evidenti condizioni di difficoltà economica non potendo confidare in una regolare prestazione lavorativa e in regolari retribuzioni». Casotto parla di «meccanismi di flessibilità al di fuori degli strumenti ai quali le aziende possono ricorrere e quindi delle normative».
Aggiunge: «Il gruppo di lavoratori che opera nel subappalto ci ha rappresentato situazioni del tutto particolari. Al momento stiamo raccogliendo gli ultimi elementi ed è possibile che se ne presentino altri. Una volta conclusi gli atti, li invieremo a chi di dovere, formalizzando il tutto alla ditta per la quale queste maestranze lavorano, ma anche all’impresa appaltatrice e a Fincantieri, al fine di sanare la situazione».
Casotto conclude: «Si tratta dell’ennesimo caso che riguarda il subappalto. In questi anni abbiamo rilevato “consuetudini” non proprio corrette, ma non tutti i lavoratori interessati hanno voglia, né coraggio, di denunciare quanto accade. Un’azienda in scarico di lavoro, peraltro, ha tutti gli strumenti di legge a disposizione per gestire le criticità. Certo, ci sono aziende che conciliano in tempi brevi, tuttavia, riteniamo inaccettabile il ripetersi di situazioni del genere. Temiamo che questo “modus operandi” venga utilizzato come una sorta “trattativa” al ribasso con il lavoratore, indotto ad accettare condizioni inferiori rispetto a quanto di diritto, pur di percepire subito almeno parte dei soldi. Tutto ciò oltre a ledere il dipendente, rappresenta una concorrenza sleale nei confronti delle imprese che invece rispettano le regole».—
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