Burlo, protestano le ostetriche"Dieci unità sotto organico"

All'ospedale infantile Burlo Garofolo di Trieste scoppia la vertenza delle ostetriche. Sono pronte a chiedere lo stato di agitazione se nei prossimi giorni non verrà trovata una soluzione accettabile di fronte a una carenza di organico che viene definita "intollerabile": ne mancano 10
TRIESTE Al Burlo Garofolo scoppia la vertenza delle ostetriche. Sono pronte a chiedere lo stato di agitazione se l’8 novembre, data dell’incontro dirigenti-sindacati, non verrà trovata una soluzione accettabile di fronte a una carenza di organico che viene definita "intollerabile".


Dicono che al Burlo hanno ferie arretrate ancora dal 2009, un superlavoro che porta anche a turni ravvicinati (notte-pomeriggio), mentre sono figure essenziali che si dividono tra Pronto soccorso ostetrico-ginecologico (5000 accessi all’anno), quattro sale parto, donne in travaglio da tenere sotto controllo, parti cesarei in cui sono ferriste e assistenti, ambulatori, donne ricoverate, e infine anche il day hospital e le cartelle cliniche da scrivere.


"Le ostetriche al Burlo sono 54, di cui 32 fanno i turni e ne mancano 10 - racconta Rossana Giacaz (Cgil) -, quattro a tempo determinato scadono a fine anno, una va in pensione, una in maternità, e un’infermiera professionale ha il contratto scaduto, non rinnovabile, di notte ce n’erano quattro più un operatore socio-sanitario, e adesso saranno nuovamente tre, una resterà reperibile, con due operatori socio-sanitari".


Se per coincidenza ci sono parti, interventi chirurgici, emergenze, arrivi al Pronto soccorso, la situazione si fa dura, dicono i sindacati, con nessuna possibilità di recupero il giorno dopo.

La direzione ha chiesto l’autorizzazione alla Regione per assumere due ostetriche a tempo determinato e una a tempo indeterminato. Ha promesso il rinnovo dei quattro contratti in scadenza.


Ma Paola Clemente, ostetrica, a nome delle colleghe racconta la vita quotidiana: "Non sappiamo mai che cosa sarà domani, i posti vacanti si riempiono sempre all’ultimo momento, e per noi è difficilissimo garantire una buona assistenza alle donne. La sicurezza è garantita, certo, ma come spiegare che un travaglio può durare anche 15 ore e che non si può lasciare una donna sola? Che se, giorno e notte, arriva una signora in Pronto soccorso come minimo dobbiamo fare un monitoraggio, un’ecografia, un controllo del battito cardiaco del bambino? Che in sala parto facciamo quasi tutto noi ostetriche, e se contemporaneaneante è in corso un cesareo dobbiamo correre anche in sala operatoria, dove aiutiamo l’anestesista, prepariamo i farmaci, i ferri al chirurgo, seguiamo il risveglio? Che negli ambulatori ci occupiano di gravidanze, ma anche di menopausa?".


Di seguito c’è il fatto che anche le ostetriche sono donne e, se giovani, fanno a propria volta figli e si assentano. Se sono meno giovani, non sono adatte a fare turni pesanti.

Ma questa figura così attiva, così essenziale, si trova poi sul mercato delle professioni sanitarie oppure è una di quelle lauree ancora poco prescelte? "Le ostetriche sono tantissime - risponde Clemente -, e tante sono a casa in attesa di lavoro, ne conosco certe che sono andate all’estero per lavorare".


Ancora a oggi ogni assunzione necessaria deve essere specificamente autorizzata dalla Regione, per tutte le Aziende. Questo stringente controllo, che rallenta di molto i tempi anche per il turn over essenziale, potrebbe però finire con il prossimo anno. E dunque sarebbe restituita ai direttori generali la regìa degli organici, pur con la necessaria salvaguardia dei bilanci.

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