Burlo, parto senza dolore solo in orario d’ufficio

Alcune neomamme hanno partorito, tra acute sofferenze, senza ricevere la terapia antidolore. Il farmaco è infatti disponibile con orario d’ufficio, dalle 9 alle 18, sabati, domeniche e festivi esclusi. Il direttore generale del Burlo, Mauro Delendi: "Casi dovuti alla carenza di anestesisti in organico, ma ora ne assumeremo almeno tre"
Ospedale Burlo
Ospedale Burlo
TRIESTE.
È notte, donne partoriscono al Burlo tra sofferenze particolarmente acute. C’è un medico che possa somministrare l’anestesia epidurale? Non c’è. Il farmaco che attutisce i dolori del parto lasciando vigile la mamma è disponibile con orario d’ufficio, dalle 9 alle 18, sabati, domeniche e festivi esclusi. Questo denuncia subito dopo un’offensiva femminile a catena, che parte via posta elettronica con indirizzi a mazzi che si moltiplicano a ogni successivo ”clic” di computer.


Scatenando un putiferio di ritorno, perché il messaggio, particolarmente allarmato e duro, è firmato da un medico dello stesso Burlo. Ma la catena di Sant’Antonio intanto, e nel giro di poco perché Internet è la velocità suprema, ha fatto il giro della città e di tutti gli organi di informazione, ed è stato generosamente rilanciato come in un tam-tam della foresta da ogni donna a tutte le donne, esponenti politiche incluse: «Vi prego di aiutarmi e di aiutarci. Noi stiamo combattendo dall’interno ma con difficoltà e scarsissimi risultati. Scrivete tutte una lettera ciascuno al Piccolo, ai direttori del Burlo. La situazione non è accettabile - prosegue il testo - c’è disprezzo e insensibilità per il dolore delle donne».


A parte il giallo della missiva che poi di ritorno le donne discutono e quasi si rimangiano via via sull’onda del piccolo mistero postale intrecciato con un problema vero, resta il fatto di base. C’è l’analgesia per il parto oppure no? I bimbi devono nascere in orario d’ufficio per favorire la mamma oppure no? «Difficoltà ce ne sono - risponde il direttore generale del Burlo, Mauro Delendi - di notte quando di guardia c’è un solo medico. Ci sono state in effetti situazioni in cui non è stato possibile dare l’anestesia, tre o quattro a mia conoscenza, forse altrettante di cui non sono stato informato. Gli anestesisti sono pochi - conclude Delendi -, in organico ne sono segnati 14 più il primario, ne mancano due. Ma di fronte alla necessità abbiamo deciso di aumentare l’organico, di tre unità se non proprio di quattro».


Le donne rimaste senza si sono lamentate, come per un diritto negato, proprio dall’ospedale pediatrico più dichiaratamente perfetto e specializzato. Di solito chiedono espressamente di avere la terapia antidolore, che è facoltativa, ma che andrebbe assicurata. «Alla stragrande maggioranza dei casi abbiamo fatto fronte - dice ancora Delendi -, poi abbiamo anche altre tecniche antidolore, ma è evidente che non aumenteremmo gli anestesisti se le richieste inevase fossero una solo all’anno...».


«Non c’è mai stata una direttiva aziendale chiara sulla materia - racconta Stefano Furlan che ha le funzioni di primario di Anestesia e rianimazione in attesa che sia concluso il concorso per il vertice -, e così durante il giorno quando siamo in numero sufficiente facciamo l’epidurale, il sabato, di notte e nei festivi c’è un anestesista solo per emergenze chirurgiche e per rianimazione, e non si può certo lasciare un paziente da solo in rianimazione per andare a somministrare un analgesico, né si chiama il medico reperibile a casa per questo, ma solo se capita l’urgenza di un parto cesareo».


Così, rievocando emergenze in cui anche un quarto d’ora diventa un tempo importante per la vita di mamme e di bambini, l’ormai notissima ”epidurale” viene di fatto trattata come un ”optional”, che si dà se e quando si può a seconda del personale presente, anche se nessuno professionalmente la considera tale: non è un ”salvavita”. «Io - dice Furlan - ne sarei il primo promotore, farei dei corsi mensili alle partorienti, spiegando benefici e rischi, adesso invece avvertiamo le donne che non possiamo assicurare che avranno l’anestesia, e anche i ginecologi, sapendo la situazione, non dicono niente, così molte non lo sanno perché non sono stimolate sull’argomento.


Speriamo, visto che la direzione intende risolvere il problema dell’organico, di poter agire 24 ore su 24, perché se per ”installare” l’analgesico ci vuole solo mezz’ora, è l’assistenza dell’anestesista in seguito che non deve mancare». Intanto, comunque sia, un appello è partito.

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