Burlo: identificate 40 vittime dell’infermiere orco

Ma le bimbe filmate potrebbero essere molte di più. Si lavora per dare un nome a tutte
L'ingresso del Burlo in una foto d'archivio
L'ingresso del Burlo in una foto d'archivio

Ci sono i filmati. Ci sono le immagini. Ma per ora manca la gran parte dei nomi. Quelli di almeno un centinaio di bambine e ragazzine minorenni filmate durante le visite nella sala gessi e poi finite nella memoria della “penna-telecamera” usata da Mauro Cosolo, 59 anni, l’insospettabile infermiere del Burlo arrestato dai poliziotti della Squadra mobile per atti sessuali con minorenni (puniti dal codice come violenza sessuale) e detenzione di materiale pornografico.

Gli investigatori della Squadra mobile da ieri stanno facendo un delicato e difficile lavoro di screening. Incrociano i dati relativi agli accessi alla sala gessi del Burlo degli ultimi mesi con quelli delle presenze di Cosolo sul posto di lavoro e poi, nei limiti del possibile, cercano di ipotizzare le identità delle bambine filmate dall’infermiere. È un lavoro certosino, perché in molti casi né i genitori né le vittime si sono accorti della presenza disgustosa della penna che, avendo una microtelecamera sulla punta, memorizzava le parti intime delle pazienti.

Filmava bimbe svestite al Burlo: arrestato
La rampa d’ingresso dell’istituto da via dell’Istria in un’immagine di repertorio

Molti genitori, infatti, pur essendo stati presenti alle visite, non si sono resi minimamente conto di quello che faceva, secondo l’ipotesi d’accusa, l’insospettabile infermiere protetto da una tenda. E le bambine, doloranti e spaventate per fratture o lussazioni, non hanno capito quello che stava succedendo: Cosolo, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del giudice Laura Barresi emessa su richesta del pm Pietro Montrone, toccava le parti intime delle pazienti mentre filmava la scena durante le visite sanitarie nell’ambulatorio sala gessi.

Una quarantina di bambine sarebbero già state identificate nel corso delle indagini scattate nello scorso mese di settembre dopo la segnalazione di una mamma che si era insospettita. Ma nella perquisizione effettuata pochi giorni fa i poliziotti hanno recuperato oltre 250 video e numerose foto estrapolate dai filmati. Ed è su queste immagini che proseguono le indagini dei poliziotti.

«Se qualcuno ha riferimenti relativi ad altri episodi lo faccia sapere agli investigatori della Squadra mobile»: questo l’appello del direttore generale del Burlo, Mauro Melato. Che fin da ieri ha attivato un servizio di supporto psicologico dedicato alle famiglie coinvolte. Il servizio funziona in maniera molto semplice, diretta e assolutamente riservata, contattando l’ufficio relazioni con il pubblico al numero 040 3785416.

Il difensore di Mauro Cosolo, l’avvocato Raffaele Leo, non ha voluto fare dichiarazioni. Aspetta - evidentemente - il deposito degli atti d’indagine da parte del pm Montrone riservandosi di ricorrere al Tribunale del riesame per annullare o ridurre il peso della misura cautelare. Quando, l’altro giorno, è stato interrogato dal giudice Laura Barresi, Cosolo si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’infermiere - che fin da subito è stato prima trasferito e poi sospeso dal servizio - è rinchiuso in una cella del Coroneo in regime di isolamento, guardato a vista dagli agenti. Il timore è che possa fare un gesto estremo.
 

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