Burlo condannato al risarcimento: entra in campo la Corte dei conti

Dal’ospedale 900mila euro alla famiglia di Riccardo Senica, morto a 14 mesi. La Procura contabile si rivolgerà ai responsabili per recuperare i soldi pubblici
Medici in sala operatoria
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Dopo che il Tribunale civile ha condannato il Burlo a pagare 900mila euro per la morte di Riccardo Senica, il bambino di 14 mesi rimasto vittima di una broncoscopia dagli sviluppi nefasti, entra in gioco la procura della Corte dei conti. Il procuratore Maurizio Zappatori ha aperto ieri un fascicolo in cui viene ipotizzato il danno “indiretto” subito dall’ospedale infantile di via dell’Istria (e quindi dalla Regione, e quindi dalle pubbliche casse dello Stato), chiamato appunto a riconoscere il maxirisarcimento a causa del tragico esito dell’intervento. Intervento per il quale, come ha rilevato il giudice Picciotto nella sentenza civile, «vige pienamente la presuzione di colpa». Anche perché si è trattato di un «evento prevedibile, secondo la scienza medica».

In sostanza la Procura contabile si appresta a chiedere conto a chi direttamente o indirettamente ha avuto un ruolo determinante per l’esito della vicenda. Più semplicemente la magistratura contabile, dopo gli accertamenti, si rivolgerà ai presunti responsabili - il legale rappresentante del Burlo o i sanitari coinvolti - chiedendo indietro i soldi che, a causa del danno cagionato, il Burlo sarà costretto in forza della sentenza civile a versare ai genitori e ai nonni del bambino, fermo restando l’indennizzo da parte dell’assicurazione. Soldi pubblici spesi dunque per risarcire di errori commessi da singole persone. Per questo motivo nei prossimi giorni la procura della Corte dei conti non solo acquisirà la sentenza del Tribunale civile ma anche chiederà formalmente alla direzione generale del Burlo una relazione documentata della vicenda. Un anno fa il procedimento penale parallelo a quello civile per il quale erano indagati l'endoscopista Patrizia Tamburini, 66 anni e l'anestesista Patrizia Vallon, 59 anni, è stato cancellato da una sentenza di non luogo a procedere per sopravvenuta prescrizione.

Bimbo morto, il Burlo paga 900mila euro
BRUNI TRIESTE 06 02 07 OSPED. BURLO GAROFALO

Tutto era accaduto a partire dal 17 febbraio 2007. Quel pomeriggio il piccolo Riccardo e il suo fratello gemello avevano mangiato la carne a pranzo. Carne che, secondo quanto avevano riferito i familiari ai sanitari, era stata tritata e sminuzzata come si fa di solito con i bambini di quell’età. Riccardo, descritto come un bimbo vivace e particolarmente sveglio, aveva mangiato un boccone e un piccolo pezzo di carne gli era andato di traverso. Il bambino aveva tossito più volte ma il pezzettino di carne, anziché essere espulso dalla bocca era sceso lungo le vie respiratorie superando faringe e trachea e arrivando fino a incastrarsi nei bronchi.

Era seguito l’intervento chirurgico, effettuato una ventina di ore dopo l'ingresso all’ospedale infantile di via dell'Istria. Poi, durante l'intervento, il piccolo Riccardo era morto per arresto cardiocircolatorio, così era scritto nel referto. Nell'autopsia effettuata dopo la morte il pezzettino di carne non era però stato trovato.
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