Burgo chiude Avezzano. E Duino respira

L’azienda tace, ma la dismissione dell’impianto abruzzese apre spiragli per i 385 dipendenti locali
sterle trieste 05 05 08 esterno della cartiera burgo fine turno
sterle trieste 05 05 08 esterno della cartiera burgo fine turno

Se l’annuncio di una settimana fa che il gruppo Burgo chiuderà lo stabilimento di Avezzano, a L’Aquila, da un lato preoccupa, dall'altro fa tirare un fugace sospiro di sollievo ai 385 dipendenti della cartiera di San Giovanni in Tuba: l’ipotesi che nel breve-medio periodo si possa verificare un’altra cessazione di attività appare lontana.

L’azienda aveva parlato ai sindacati di categoria, a proposito di Avezzano, «di gravi difficoltà economiche della società che non consentono di effettuare investimenti sullo stabilimento marsicano». La fabbrica, che non riaprirà dopo la chiusura estiva, occupa circa 220 dipendenti.

«È una notizia gravissima e inaspettata», avevano dichiarato i sindacati di categoria, facendo appello per l'istituzione di un tavolo governativo. Ora le parti hanno in programma un incontro a Roma, al Ministero del Lavoro, il 9 settembre.

Burgo Group al momento non commenta. Ma fonti vicine all’azienda riferiscono che la chiusura dell’impianto di Avezzano è da attribuire alle indicazioni del nuovo Piano industriale, già trapelate, la cui disamina coi sindacati dovrebbe aver luogo a ottobre. Obiettivo del nuovo Piano industriale è quello di ridare sostenibilità e opportunità di crescita al Gruppo, gravato da una crisi della domanda di carta che sta incidendo su tutti i principali produttori europei.

Una fonte riferisce di un crollo del prodotto che negli ultimi anni, appunto dei paesi dell’Unione europea, ha segnalato un calo sulla domanda del 40%.

Nulla ancora trapela, invece, su eventuali interventi che dovessero riguardare altri stabilimenti del Gruppo, che tradotto in parole povere suona più o meno così: non sarebbero valutate nel breve-medio termine ulteriori chiusure.

E questo porterebbe le fabbriche del gruppo a tirare un sospiro di sollievo, compresa quella di San Giovanni di Duino che, a detta dei sindacati, ha già pagato molto sia in termini salariali che occupazionali.

Ma non sarebbero da escludersi ulteriori riduzioni di capacità, sempre con riferimento a tutti gli stabilimenti del gruppo, seppur maggiormente circoscritte. Fin qui, la questione “ricadute” dopo la chiusura di Avezzano.

(t.c.)

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