Buosi a casa in permesso-premio

Ha già scontato 9 anni di carcere: è di 18 la pena stabilita in Appello per l’omicidio del tassista Bruno Giraldi. Ad accoglierlo festosamente i genitori e gli amici più cari
Di Laura Tonero
BRUNI TRIESTE 05 05 07 FABIO BUOSI NELLA SUA CASA DOPO LA SENTENZA-la madre
BRUNI TRIESTE 05 05 07 FABIO BUOSI NELLA SUA CASA DOPO LA SENTENZA-la madre

Fabio Buosi ha passato due giorni nella casa dei suoi genitori a Trieste. Lo scorso martedì mattina, usufruendo del primo permesso -premio, ha lascito la cella del carcere “Due Palazzi” di Padova dove sta scontando i 18 anni di carcere inflittigli per aver ucciso, nel novembre del 2003, con un colpo di pistola al capo il tassista Bruno Giraldi. Per ora, dietro le sbarre di anni ne ha passati 9. Ieri sera alle 22 ha nuovamente varcato le porte del penitenziario ed è tornato nella cella che divide con altri due detenuti. Le prime 48 ore fuori. Il primo passo per la misura cautelare alternativa, per la semi-libertà.

Buosi ha passato queste ultime 48 ore nell’appartamento di via Schiapparelli dove ha sempre vissuto con i genitori. Al telefono rispondono solo il padre e la madre. Lui ha voluto incontrare solo poche persone di fiducia. «Per noi è una grande felicità – commenta la mamma – sono venuti a trovarlo molti parenti e amici che lo conoscono, che gli vogliono bene e che sanno che lui non ha commesso quel delitto». I genitori dal 2008, anno in cui l’ex cameriere è stato trasferito dai domiciliari al penitenziario di Padova, vanno regolarmente a trovarlo. Dal momento dell’incriminazione, alle udienze in tribunale e ora in carcere gli sono sempre stati vicino. «Grazie a Dio sta bene, – riferisce la madre – fisicamente ha retto a questo supplizio». Buosi non si è mai pentito. Si continua a proclamare innocente ma non ha nemmeno mai voluto rivelare quanto sa su quella drammatica vicenda che ha tolto la vita ad un uomo e rovinato la vita alla sua famiglia. «Vogliamo essere dimenticati, Fabio non vuole parlare perché non vuole più i riflettori accesi su di sè», spiega la madre. «Abbiamo anche una nipote piccola – continua - che non vogliamo cresca con l’ombra di questa storia sulle spalle». Fabio Buosi a questo punto ha già scontato metà della pena e la sua ”condotta” è sempre stata buona, anzi ineccepibile. Ha buoni rapporti con gli altri detenuti, con gli operatori, frequenta un corso di ragioneria. La condanna che il trentaquattrenne sta scontando è già stata vistosamente ridimensionata: 3 dei 18 anni sono stati cancellati dall’indulto del 2005. La buona condotta a sua volta gli ha tolto altri due anni e tre mesi. In pratica tra poco più di tre anni sarà nuovamente un uomo libero. Ma i permessi dei quali talvolta beneficerà sono il primo passo per la semilibertà, quella condizione che permette ai detenuti di uscire dal carcere al mattino e di farvi rientro la sera. «La richiesta di usufruire di permessi premio – specifica l’avvocato Sergio Mameli, il legale che l’ha seguito in tutto il suo percorso giudiziario – è stato un primo passo per ottenere che Buosi sconti gli ultimi anni usufruendo di una pena alternativa come l’affidamento in prova o la semi libertà». A concedere il primo permesso a Buosi sono stati i giudici della Corte di Cassazione. Né il giudice di sorveglianza, né il Tribunale avevano accolto l’istanza presentata da Mameli per far ottenere al suo assistito un breve permesso – premio proprio perché l’ex cameriere non si è mai pentito, non ha dimostrato di essersi ravveduto. Ma Fabio Buosi e il suo legale dicono che non ci si può “pentire” per un delitto che qualcun altro ha commesso.

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