Buonuscite record per la Casta regionale

Solo Calabria, Campania e Puglia battono l’entità dell’assegno per il “reinserimento sul lavoro” del Friuli Venezia Giulia

di Marco Ballico

TRIESTE

I calabresi, si sa, sono inarrivabili quanto a costi della politica. Campani e pugliesi si difendono alla grande. Ma subito dopo, alla voce indennità di fine mandato, quarto in Italia per ricchezza del bonus, ecco il Friuli Venezia Giulia. Che tra l’altro, diversamente da Calabria e Campania, non fissa alcun tetto massimo (dal 2007, va anche detto, è scattato però il limite dei tre mandati in aula).

La cifra per il reinserimento Per fare qualche esempio, dopo una legislatura il “reinserimento lavoro” vale a un consigliere friulgiuliano in uscita (53.223 euro) 3.483 euro più di un collega del Piemonte, 6.409 più di un laziale e di un veneto, 15.187 più di un toscano, addirittura 19.723 euro più del “povero” valdostano. Non parliamo del lombardo che, da una settimana, seppure con effetto dalla prossima legislatura, l’indennità di fine mandato ha deciso di abrogarla.

Il servizio alla comunità Isidoro Gottardo, l’altro giorno alla “leopoldina” udinese, ha scandito a chiare lettere: «Gratuità». Ben venga uno stipendio adeguato, anche molto solido viste le responsabilità, «ma la gente deve percepire l’impegno politico-amministrativo come un servizio alla comunità». Il senso dell’intervento del coordinatore regionale di un Pdl impegnato a ragionare anche di contenimento dei costi della Casta è quello di cancellare i benefit su cui tanta, troppa politica ha campato per anni. Chissà se in Consiglio regionale, tra rinvii e dimenticanze, finiranno per ascoltare.

In Lombardia I rinvii riguardano l’intervento per l’abolizione dei vitalizi, anche se l’impegno è di tenere ferma la decorrenza dello scorso 1 ottobre. Le dimenticanze sono quelle relative all’indennità di fine mandato, privilegio che colloca il Friuli Venezia Giulia tra i primissimi posti di una classifica non proprio di merito e che invece la Lombardia, proprio una settimana fa, ha consegnato all’archivio.

L’accantonamento Un taglio secco mentre in regione ci si è mossi sin qui solo per preparare il cuscino agli uscenti: 3 milioni nella previsione di bilancio 2013 da spartire tra i non riconfermati nel prossimo rinnovo dell’aula.

La classifica Si diceva della classifica. Il calcolo del “reinserimento lavoro” su una legislatura – quasi in tutte le regioni si tratta di moltiplicare l’indennità di carica lorda per cinque – mette a disposizione del consigliere uscente 56.580 euro in Calabria, 54.860 in Campania, 54.025 in Puglia, i primi tre posti.

I deputati siciliani Dopo il Friuli Venezia Giulia seguono Piemonte (49.740), Lazio, Sardegna e Veneto alla pari a 46.814 euro. Il consigliere siciliano, che viaggia su cifre molto alte, non è in testa perché la legge di quella Regione prevede che si prenda come punto di riferimento l’80% di una mensilità dell’indennità lorda per le funzioni di deputato regionale.

Le trattenute Secondo il dettato della legge regionale 38 del 1995, l’eletto in Friuli Venezia Giulia contribuisce al bonus con una trattenuta mensile di 532,24 euro, il 5% dell’indennità di presenza lorda. In Trentino Alto Adige, dove il sistema prevede che l’indennità venga quantificata esclusivamente in base alla contribuzione effettuata a un Fondo di solidarietà e ai risultati della sua gestione, quindi senza oneri per il Consiglio, la trattenuta obbligatoria è del 10%, in Sardegna e Sicilia del 6,7%, in Basilicata del 5,5%, in Campania, Marche, Piemonte, Toscana e Umbria del 5%.

I limiti Se in Friuli Venezia Giulia, come anche in altre 8 regioni non sono fissati limiti al numero di anni su cui calcolare l’indennità di fine mandato, in altri casi non si va oltre le due legislature: accade in Emilia Romagna, Marche, Molise, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Tre mandati invece in Liguria (ma tra il decimo e il quindicesimo anno c’è una riduzione al 50%) e Calabria, 16 anni in Campania.

Il referendum Per sapere se qualcosa potrà cambiare, bisognerà aspettare il 31 gennaio. Il comitato referendario guidato da Gianni Ortis si è rivolto al giudice ricorrendo contro lo stop dell’aula al taglio di indennità e vitalizi. Alternative a quella via non se ne vedono.

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