Bullismo a Pordenone, un video prima di lanciarsi

PORDENONE Prima di lanciarsi nel vuoto dalla sua cameretta al secondo piano, la dodicenne di Pordenone ha girato un video che poi ha inviato su una chat ai compagni di classe. Gli stessi che secondo lei la deridevano da mesi e che l’avevano portarla all’esasperazione.
In quel video di pochi secondi già nelle mani degli investigatori informatici che hanno sequestrato cellulare e personal computer della ragazzina, la giovane mostra proprio la finestra spalancata. La stessa finestra da dove pochi secondi dopo si lascerà cadere. Li avvertiva così che avrebbe messo in pratica il gesto che più volte aveva annunciato. «Adesso – aveva scritto su un biglietto ritrovato sulla sua scrivania – sarete contenti».
Il giorno dopo il dramma che ha sconvolto non solo la famiglia della ragazzina, ma un’intera comunità, quella di Pordenone, l’unica certezza arriva dai medici dell’unità spinale di Udine dove la ragazzina è ricoverata. È stata dichiarata fuori pericolo, quella persiana aperta alla finestra del piano di sotto ha attutito il colpo. Ha i talloni entrambi fratturati e si teme per una vertebra, ma non avrebbe riportato alcun trauma grave. La prognosi è di 40 giorni. A preoccupare di più sono le sue condizioni psicologiche.
Già domani, se i medici lo consentiranno, un investigatore dell’ufficio minori della questura potrebbe sentire la piccola. Un colloquio che avverrà alla presenza dei genitori e di uno psicologo. «Siamo una famiglia distrutta e ferita – ha detto ieri il padre – vogliamo solo che nostra figlia si riprenda. Tutti possono testimoniarlo è sempre stata serena, fino a quando non ha perso l’entusiasmo e non riuscivamo a capirne il motivo». I genitori non hanno comunque voluto accusare nessuno, lasciano che siano gli investigatori ad appurare se la figlia sia stata vittima di bullismo o di cyberbullismo. Solo ora però danno peso a quelle assenza da scuola, a quei mal di testa per rimanere a casa.
Mentre il ministero della Pubblica Istruzione invia personale specializzato alla scuola media di Pordenone che aiuterà la preside ad affrontare questo momento delicato, le indagini si allargano ai genitori dei compagni di classe. È infatti emerso che le utenze telefoniche utilizzate dai ragazzini che hanno scritto le frasi moleste sono intestate ai genitori. I quali a questo punto rischiano una denuncia per “omesso controllo” sui figli. La polizia postale ha già individuato un gruppo ristretto di ragazzini, probabilmente gli autori dei dispetti e di quel messaggio terribile: «Poi anche suicidarti». Anche loro verranno ascoltati insieme ai genitori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo