Bufera sulla mensa del Consiglio regionale

Arrestato per truffa il direttore della coop varesina “Primavera” che gestisce il servizio A Trieste si fanno vivi i creditori. Ma la struttura per ora funziona
Di Marco Ballico

TRIESTE. I panini per gli inquilini di Palazzo ci sono ancora, il caffè pure. Ma chissà fino a quando. La nuova gestione della mensa del Consiglio regionale, quella della cooperativa sociale Primavera di Varese, è incappata in un guaio mica da poco. Il suo direttore generale, tra l’altro consigliere comunale della lista “Orgoglio gallaratese”, è finito in manette con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa (milionaria) ai danni dello Stato per irregolarità nelle buste paga di alcuni dipendenti. Altre sei persone, di cui cinque dell’organigramma societario, risultano indagate.

Vicenda incredibile se si ritorna indietro di pochi mesi, ad aprile. Il giorno 17 (ahi, un segnale), dopo un mese di chiusura e i rapidi lavori di ristrutturazione, ecco il discorso del presidente del Consiglio Maurizio Franz, i complimenti agli uffici per la gestione dell’appalto, il personale al lavoro riassorbito dalla cooperativa vincitrice, e via con il buffet d’inaugurazione: crespelle, fiori di zucca impanati, olive ascolane, mozzarelle in carrozza, pizzette e tartine a volontà. L’amministratore unico della Primavera Riccardo Macchi rassicurava sui prezzi: «Solo un ritocco di qualche centesimo». E garantiva solide basi: «La cooperativa ha un’esperienza ventennale nel campo della ristorazione, lavoriamo nelle scuole e con gli anziani. E abbiamo tutte le certificazioni necessarie per operare nel settore».

Passano pochi mesi e da Gallarate, provincia di Varese, arriva la notizia di un’inchiesta che, al momento, decapita il vertice della società che gestisce la mensa regionale. Il primo arresto è proprio quello del direttore generale, Quintino Magarò, ai domiciliari come pure l’impiegata Letizia Avvisati. Secondo la stampa lombarda risultano indagati pure Macchi, il presidente del cda Claudio Marelli, il consigliere delegato della Sercoop, società che elabora le buste paga per la cooperativa, Nicola Abalsamo, e altre due impiegate, che avrebbero un ruolo minore nell’inchiesta. Stando all’accusa, dal 2009 al febbraio di quest’anno, i vertici della cooperativa avrebbero sottratto allo Stato, dalle buste paga dei 400 dipendenti, oltre 2,3 milioni.

Secondo le indagini condotte dal Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro, coordinate dal sostituto procuratore Francesca Parola, la collaboratrice del dg individuava i giorni in cui il dipendente aveva lavorato di più e trasformava alcune ore da lavorative, e quindi pagate, a permessi non retribuiti. In questo modo la cooperativa avrebbe sottratto a Inps, Inail e Agenzia delle entrate risorse in termini di contributi e di Irpef non versata.

La Primavera, stando alle informazioni del sito Internet, gestisce diversi bar e punti di ristorazione all’aperto, oltre a svolgere servizi educativi e assistenziali e a essere presente anche nel settore delle pulizie e del facchinaggio. L’attività più rilevante è quella dei vari centri cottura - cinque in provincia di Varese e tre fuori dalla Lombardia - che preparano i pasti per le mense di molti istituti scolastici, dagli asili alle elementari e medie, oltre che per diversi enti sia istituzionali che privati. Tra i clienti in lista non compare la Regione Friuli Venezia Giulia, con la quale però il rapporto è iniziato davvero da poco. Già al pronti via, dopo tante proteste bipartisan per un appalto definito un «pasticcio», la mensa rischia anzi di dover chiudere. Al momento, fa sapere la segreteria generale del Consiglio, «non risultano irregolarità»: la cooperativa ha infatti pagato la prima delle tre rate di un canone fissato in 19mila euro all’anno (il contratto è triennale più, a discrezione della Regione, un altro biennio). Difficile immaginare però, vista la bufera a Gallarate, che il servizio possa continuare regolarmente. I fornitori, pare, già contestano qualche pagamento arretrato.

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