Bufera su Fincantieri: chiuso il cantiere di Panzano, 5mila operai a casa
MONFALCONE. Sequestrate aree nello stabilimento Fincantieri a Panzano, a Monfalcone. Sette gli indagati, fra quadri e dirigenti. E da oggi cinquemila operai sono costretti a rimanere a casa. Il blitz è stato messo in atto ieri mattina dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Udine. Sono stati apposti i sigilli a quattro aree destinate a cernita e stoccaggio di scarti di lavorazione. Interessato anche il reparto sabbiature.
Al termine di una giornata convulsa, il proseguimento dell’attività produttiva è rimasto in bilico fino a questa mattina, quando l'azienda ha diramato un comunicato in cui annuncia la chiusura del cantiere di Panzano a partire dalla giornata di oggi, martedì 30 giugno: "Fincantieri, ferma restando l’intenzione di assumere con urgenza tutte le opportune iniziative in sede giudiziaria al fine di ottenere la revoca di detta misura, che considera particolarmente gravosa anche in ragione dei danni che il permanere degli effetti della stessa potrebbe provocare, è costretta, in ottemperanza al predetto provvedimento del Tribunale, a disporre a far data da oggi la sospensione dell’attività lavorativa di tutto il personale coinvolto nel ciclo produttivo del cantiere di Monfalcone" si legge nella nota. Questi i numeri del "disastro": dei cinquemila operai da oggi a casa, 1600 sono dipendenti diretti di Fincentieri, 3400 sono invece addetti delle ditte esterne. Aperta la procedura per consentire l'accesso all'istituto della Cassa integrazione: a questo proposito qualcosa di più preciso si saprà nel corso della giornata.
Tutto è scaturito nella mattinata di lunedì, quando i carabinieri del Noe si sono presentati in cantiere e hanno proceduto ad apporre i sigilli e a notificare le sette denunce, con gli indagati in stato di libertà.
Gli indagati sono l'ex direttore dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone, Carlo De Marco, e i titolari di sei aziende che lavorano all'interno del cantiere: Nella Dosso, 55 anni, titolare della Pulitecnica friulana di Udine, Valter Radin (59), della Petrol Lavori di San Dorligo della Valle, Romeo Ronco (69) della Marinoni di Genova, Francois Marcel Gaston Avon (58), della Carboline Italia, Corrado Annis (48) della Sirn di Trieste e Fabio Bianchi (49) della Savi di Genova.
La contestazione ipotizzata dal Tribunale di Gorizia è quella di gestione illecita di rifiuti, in violazione dell’articolo 256 del decreto legislativo 152/2006. Si tratta cioè di rifiuti gestiti in assenza della relativa prescrizione autorizzativa.
L’operazione messa in atto dagli uomini del Noe è scattata verso le 9 ed è proseguita per l’intera mattinata. In particolare, i carabinieri “ecologici” hanno posto sotto sequestro l’area adibita a selezione e cernita dei rifiuti derivanti dagli scarti di lavorazione delle navi passeggeri, nonchè altre tre aree destinate alle operazioni di stoccaggio dei materiali. Si parla quindi anche del reparto sabbiature. Aree piuttosto estese e tali da pregiudicare il regolare processo produttivo.
L’azione dei Noe fa riferimento, secondo quanto si è potuto apprendere, a un’indagine partita lo scorso anno e culminata in una sentenza, emessa dalla Corte di Cassazione, rinviata allo stesso Tribunale di Gorizia, che ha quindi proceduto con l’intervento nello stabilimento di Panzano.
Il ricorso in Cassazione era stato promosso dal pubblico ministero che, all’epoca dell’inchiesta, aveva impugnato la decisione del giudice per le indagini preliminari, il quale non aveva dato corso invece al sequestro. La Cassazione, quindi, rinviando al Tribunale goriziano la sua decisione, una sentenza peraltro già pubblicata sui siti e sulle riviste specializzate, ha portato all’emanazione dell’ordinanza in questione.
Quella di ieri è stata una mattinata incalzante, con le prime indiscrezioni che via, via trapelavano sulla “visita” dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Udine. Nel pomeriggio l’azienda ha convocato la Rappresentanza sindacale unitaria di stabilimento, prospettando la delicata situazione, pur senza entrare nei dettagli, e riservandosi di approfondire i contenuti dell’ordinanza del Tribunale, anche avvalendosi della consulenza dell’ufficio legale. Tutto è rimasto in stand-by, di fronte a un provvedimento giudiziario pesante, tanto da prospettare conseguenze operative immediate nell’ambito dell’attività lavorativa.
Il sequestro delle aree destinate alla cernita e allo stoccaggio dei rifiuti ha comportato la necessità di valutare una soluzione nella gestione di questi rifiuti, nell’ambito delle disposizioni di legge, e a verificare le vie migliori da seguire. Così come, soprattutto, si sono dovuto analizzare le conseguenze in ordine all’operatività dello stabilimento e alla gestione dell’attività lavorativa, anche per la giornata odierna, fino alla decisione dello stop.
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