Bufera politica sullo stop allo striscione per Giulio. Ma Fedriga tira dritto
TRIESTE Roberto Fico, il presidente della Camera, si occuperà anche del caso Regeni all’inizio della prossima settimana nella due giorni di visita a Berlino di una delegazione della commissione Affari esteri e comunitari di Montecitorio, iniziativa sua e del presidente del Bundestag, il parlamento federale tedesco, Wolfgang Schäuble. Nel programma di lavoro c’è infatti anche il caso del ricercatore italiano ucciso in Egitto a inizio 2016. A pochi giorni da quell’incontro, Fico non commenta la decisione di Massimiliano Fedriga sulla rimozione da Palazzo dello striscione che fa appello alla verità sulla tragica vicenda. Così come non risponde alle telefonate l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini.
La politica, al contrario, non si trattiene. Trasformando il caso in uno scontro che supera i confini provinciali assumendo rilievo nazionale. Da un lato gli appelli a riposizionare lo striscione, con il gruppo consiliare M5S, sostenuto dai parlamentari Luca Sut e Sabrina De Carlo, che ha esposto il cartello giallo nei suoi uffici in Regione, e politici del calibro di Enrico Letta e Laura Boldrini che tuonano contro l’azione del governatore. Dall’altro lato la Lega che non arretra di un millimetro. A partire dallo stesso Fedriga che in aula, dopo la richiesta del Pd al presidente del Consiglio Piero Mauro Zanin di esporre in piazza Oberdan il simbolo, ribadisce che si tratta di «una polemica offensiva verso un dramma irrisolto accaduto a un cittadino del Fvg», precisa di aver scelto di non toglierlo in passato «perché era un dramma di una famiglia» e rimarca come «le forze politiche che non hanno messo lo striscione, ma hanno avviato la commissione parlamentare di inchiesta hanno fatto qualcosa di realmente concreto».
Fedriga, dai microfoni di Radio Capital, aveva già tuonato in mattinata: «Togliamo lo striscione così la polemica si presenta questa volta e mai più, e la finiamo di utilizzare un ragazzo politicamente: squallore infinito». Nel mirino il Pd. «Surreale che Rosato, Honsell e Serracchiani vogliano utilizzare un ragazzo in questo modo», le parole di Fedriga che auspica una «doverosa verità» ma anche raccomanda attenzione su altri casi: «Penso ai morti nell’attentato a Dacca, a Nadia Orlando, massacrata in regione e per cui chiediamo giustizia, a una ragazza morta in vacanza in Spagna in un incidente stradale di cui vogliono archiviare l’inchiesta».
A dar man forte al presidente della Regione Vannia Gava, coordinatore della Lega Fvg, che sottolinea il sostegno alla costituzione della commissione d’inchiesta in Parlamento: «Assurdo si usi la morte di un ragazzo come pretesto per legittimare la propria opposizione in Regione. Il vero schiaffo alla verità è quello di chi usa il caso Regeni per fare polemica». E il deputato Massimiliano Panizzut: «Le strumentalizzazioni da parte del Pd dimostrano quanto basso sia il profilo di alcuni esponenti politici».
Altrettanto dure le dichiarazioni sul fronte opposto. L’ex premier dem Enrico Letta definisce «vergognosa» la decisione di Fedriga, mentre l’ex presidente della Camera Laura Boldrini scrive su Twitter: «L’Egitto continua a sabotare le indagini su sequestro, la tortura e l’omicidio di Regeni. E la Lega che fa? Anziché ritirare l’ambasciatore italiano a Il Cairo ritira lo striscione dal balcone della Regione Fvg». Anche per il deputato grillino Salvatore Penna, la scelta del governatore Fvg è «incomprensibile». Lo striscione è solo un simbolo, prosegue, «ma se la sua rimozione è sintomo di un disinteresse nella ricerca della verità sull'uccisione in terra straniera di un suo concittadino, è bene che Fedriga lo dica con chiarezza». —
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