Bufera politica dopo il post del Serpente contro Speranza: il Pd attacca Cisint che censura

Approfondimenti della Digos, ma Marini smentisce intenti di minaccia: «È solo dissenso verso il governo». Il primo attacco è di Articolo 1 

TRIESTE Diventa un caso politico, con l’interrogazione a firma Delbello, Fogar, Frisenna e Giurissa, depositata dal gruppo del Pd la vicenda del post pubblicato – e poi rimosso – sul profilo social del monfalconese Sergio Marini, alias Il Serpente, noto per essere il curatore di una rivista carnascialesca. I toni valutati da «minaccia», rivolti al Ministro della Salute Roberto Speranza, sono finiti sotto la lente della Digos, Questura di Gorizia, che sta compiendo approfondimenti investigativi. A margine dell’episodio e in via generale, il capo di Gabinetto Andrea Bottega invita le persone a «riflettere prima di scrivere messaggi su piattaforme pubbliche come Facebook, potenzialmente visibili da un’ampia platea, in particolare quando possono ledere la dignità altrui o costituire eventuale minaccia: non cambia la situazione cancellarli, quando ormai hanno raggiunto molteplici destinatari».

Ma che di minaccia reale non si trattasse lo ribadisce con una sintetica nota lo stesso Marini, il quale, pur interpellato, preferisce non rilasciare dichiarazioni ulteriori. «Le mie parole non erano altro che un modo forte – sostiene – per esprimere il mio dissenso nei confronti dell’attuale governo e delle misure prese, che ritengo inique. Come del resto, in questo periodo, stanno facendo milioni di comuni cittadini, dei quali ritengo di far parte». Insomma, «nessuna reale minaccia di alcunché», ma solo critica.

Non la pensa così Art 1, che per primo ha sollevato il caso con Mauro Cedarmas: «La libertà di pensiero è lecita, ma l’incitamento alla violenza e all’assassinio esula da tale libertà». «Mi auguro che le frequentazioni di questo signore – sempre il coordinatore regionale – e le sponsorizzazioni importanti di cui gode prendano le dovute distanze da quanto comparso a sua firma». Si associa il consigliere Omar Greco: «Il post si commenta da sé, non è la prima volta che questo personaggio usa parole molto forti. È uno dei grandi sostenitori dell’amministrazione, che lo supporta con fondi pubblici. I monfalconesi traggano le loro conclusioni». L’ente sul punto ribatte confermando «un solo finanziamento ad associazione riconducibile, Centro studi bisiaco, per 646 euro, nel 2018». Ma sulle “frequentazioni” si sofferma anche il Pd, corredando l’interrogazione di foto di Marini ritratto accanto a sindaco e presidente del Fvg, cui si chiede se «faranno finta di niente, forti della sicurezza delle loro “radici”». I dem altresì domandano «a quanto ammontino i contributi erogati negli ultimi quattro anni» e se la giunta intenda «sovvenzionare ancora questa pseudo satira da regime o qualsiasi altra iniziativa».

In chiusura la solidarietà a Speranza. Insomma il caso Marini diventa trampolino, neanche troppo celato, per lanciare accuse al centrodestra e colpire Anna Cisint. «Mi fa sorridere la grande attenzione di cittadini e amministratori su ciò che scrive un privato, io trovo più grave che in passato un consigliere, proprio di Art 1, abbia postato l’immagine di una disabile che cadeva dal burrone (era un cartone animato, ndr) – afferma il sindaco –: dunque, come sempre, due pesi e due misure differenti. È ovvio che stigmatizzi messaggi come quelli rivolti a Speranza, un errore grave: non si augura o minaccia la morte a nessuno». «Non manco tuttavia di osservare che ci si straccia le vesti per quel post – arringa – mentre le minacce da me subìte, per le quali ancora vengo monitorata, vengono liquidate come semplici mail». E i rapporti col Serpente? «Qualcuno prima di me ha censurato la Cantada – termina –. Io non sono quel tipo di amministratore e per chi professa il pensiero unico è difficile da capire. Marini non è mio amico fraterno. Il sindaco stringe le mani a un sacco di gente: è una colpa?». –

Ti. Ca.

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