Bufera in casa dipietrista nel Fvg Segretario “sfiduciato” dalla base

TRIESTE. La misura è colma, così tanto da arrivare a chiedere le dimissioni del segretario regionale dell’Italia dei valori Giovanni De Lorenzi, eletto all’ultimo congresso regionale nel 2010. A votare nel direttivo convocato il 1 ottobre una “simbolica” mozione di sfiducia, formula che non è prevista dallo statuto del partito, 13 dei 25 componenti del coordinamento regionale. Tra i punti all’ordine del giorno della seduta convocata a Udine, alla quale però il segretario De Lorenzi non era presente - anzi ne aveva chiesto l’annullamento pochi giorni prima (il 28 settembre) convocandola invece per l’11 ottobre e omettendo di inserire all’ordine del giorno la discussione sulla richiesta delle sue dimissioni - è stata inserita appunto la mozione di sfiducia nei confronti del segretario, votata all’unanimità dai 13 presenti presenti e ritenuta valida dai garanti, nonostante l’assenza di De Lorenzi, tanto da essere inviata alla segreteria nazionale del partito.
Una decisione maturata dopo mesi di riflessioni e mancate risposte da parte di De Lorenzi. Sul piatto la questione di una gestione politica interna del partito poco democratica caratterizzata da scarso coinvolgimento e partecipazione nelle scelte delle linee programmatiche da seguire da qui alle prossime elezioni. A De Lorenzi viene contestato un totale immobilismo sulle battaglie che da sempre contraddistinguono il movimento di Di Pietro e la mancanza di radicamento sul territorio: gli iscritti nel biennio di reggenza De Lorenzi pare siano diminuiti del 50%.
Ma non solo, ai membri del coordinamento non è andata giù la decisione di commissariare la sede di Udine decisa dal segretario regionale, senza il consenso di gran parte dei dirigenti provinciali e regionali con la contestuale assenza di incontri e dibattiti nella provincia di Udine. Accuse ancora più pesanti riguardando la gestione economica del partito e la mancanza di trasparenza, uno dei cavalli di battaglia dei dipietristi, come l’impossibilità di accedere dal 2010 ai giustificativi e ai conti analitici delle spese sostenute per non parlare del bilancio consuntivo del 2011 non ancora approvato.
Sul fronte dei rapporti con gli altri partiti, in vista delle elezioni, i membri del coordinamento parlano di un eccessivo appiattimento sulla linea politica del Pd, con il quale De Lorenzi pare dialogare senza poi coinvolgere il resto del partito. Insomma De Lorenzi, “sfiduciato” dalla stessa maggioranza che lo ha votato due anni, viene ritenuto non all’altezza del compito affidato. Quello che chiedono in sostanza i rappresentanti dell’Idv è che venga attivato un dibattito interno al partito, una verifica sui valori che fanno parte dell’identità stessa dell’Idv, senza svendersi al Pd. «Non vogliamo la sudditanza nei confronti del Pd - dicono i rappresentanti del coordinamento - ma portare avanti quelle che sono sempre state le nostre battaglie, quelle che Alessandro Corazza ha affrontato finora in Consiglio regionale, e quindi più trasparenza, no alle forme di clientelismo, all’uso distorto dei soldi pubblici». «Possiamo anche sostenere la candidatura di Debora Serracchiani - dicono ancora i membri del coordinamento - ma in un confronto alla pari solo se il Pd accetta le nostre linee programmatiche, sennò le alternative possono essere le primarie di coalizione o ancora la possibilità di presentarci alle regionali ad esempio con il sostegno di Sel, Rifondazione comunista e i rappresentanti della società civile».
Il prossimo direttivo per discutere sul rinnovamento del partito dovrebbe essere convocato per oggi, ma fino a ieri nessuno dei 25 membri ha ricevuto alcuna comunicazione. Dal canto suo De Lorenzi non ha intenzione di fare alcun passo indietro: «Sono stato eletto dal Congresso e andrò avanti fino alla fine del mio mandato. Le mie dimissioni, poi, non possono essere chieste. Siamo un partito giovane ed è normale che ci sia un dibattito interno e si deciderà democraticamente. Non confondiamo le beghe di partito con le questioni di osteria».
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