Budget tassativi per candidati e partiti

TRIESTE. Riunioni e cene. Manifesti e volantini. Santini e sms. Quanti se ne vedono e quanti se ne vedranno fino al 21 aprile, il giorno del voto regionale. Campagna elettorale, nulla di strano. Autopromozione, caccia a un posto al sole. Ma, per gli addetti ai lavori, anche tetti di spesa ben precisi, ribaditi dalla direzione centrale della Funzione pubblica: dai poco più di 30mila euro del consigliere ai 300mila del candidato presidente.
La norma
A dettare le regole è la legge 28 del dicembre 2007, lì dove sono previsti i limiti alle spese di propaganda per partiti, movimenti politici e candidati. Limiti il cui rispetto verrà successivamente verificato dal Collegio regionale di garanzia elettorale. Con tanto di pesanti sanzioni in caso di sforamento.
I limiti
È l’articolo 77 a fissare i tetti. Fondamentalmente due: uno per il candidato governatore (300mila euro), un altro, molto più basso, per i candidati consiglieri: “solo” 30mila euro più 0,01 euro per ogni residente della circoscrizione elettorale, sulla base dell’ultimo censimento ufficiale della popolazione. I conti sono già fatti: si va dalla circoscrizione più “povera”, Tolmezzo (30.792,44 euro spendibili da ogni candidato al Consiglio, posto che gli abitanti sono 79.244), a quella più popolosa, e “ricca”, Udine (34.561,86 euro) passando per Gorizia (31.401,43), Trieste (32.326,01) e Pordenone (33.108,11). E se il candidato si presenta in più circoscrizioni? È previsto anche questo. E non si raddoppia: l’importo per le spese di propaganda non potrà superare quello consentito per la circoscrizione più popolosa in cui si sia presentato, aumentato del 10%. Limiti fissati anche per partiti e gruppi politici. In questo caso il coefficiente è valutato in 1,20 euro da moltiplicare per il numero complessivo dei residenti nelle circoscrizioni dove sono state presentate le liste. Per concretizzare, un partito presente in tutte le cinque circoscrizioni potrà sostenere spese per 1.462.782 euro (1,20 x 1.218.985 residenti in Friuli Venezia Giulia), cifra aggiuntiva a quella riservata ai singoli candidati.
Le spese consentite
Sempre stando al dettato delle 28, per spese di propaganda elettorale si intendono quelle per produzione, acquisto o affitto di materiali e mezzi e per l’affitto di sedi elettorali; acquisizione di spazi sui media, nei cinema e nei teatri; organizzazione in luoghi pubblici o aperti al pubblico di manifestazioni; stampa, distribuzione e raccolta dei moduli per la presentazione delle candidature; personale utilizzato e ogni prestazione o servizio inerente la campagna elettorale; viaggi, telefono e posta. Più nel dettaglio, le spese relative ai locali per le sedi elettorali, quelle di viaggio e soggiorno, telefoniche e postali, nonché gli oneri passivi, sono calcolati in misura forfetaria, in percentuale fissa del 20% dell’ammontare complessivo delle spese ammissibili e documentate.
Il rendiconto
Si tratta naturalmente di documentare ogni uscita. Il tempo massimo, per partiti e candidati, è di tre mesi dopo l’avvenuta proclamazione. Al Collegio di garanzia elettorale deve essere presentato un rendiconto voce per voce, con allegati gli estratti del conto corrente bancario o postale utilizzati dal mandatario (la persona che raccoglie fondi per il finanziamento della campagna) e la documentazione giustificativa delle spese sostenute.
Le sanzioni
Regole molto precise che, se non rispettate, comportano sanzioni pesanti. Le trasgressioni previste vanno dal mancato deposito del rendiconto da parte del consigliere singolo (da 25mila a 50mila euro di multa, con decadenza della carica) alla violazione dei limiti di spesa (sanzione amministrativa non inferiore all’importo eccedente e non superiore al triplo), dall’irregolarità del rendiconto (sanzione da 12mila a 25mila euro) al mancato deposito dei rendiconti da parte dei partiti (da 5mila a 50mila euro).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo