Buco da 30 milioni nel bilancio di Friulia
TRIESTE. I conti di Friulia peggiorano. Molto più di due anni fa, quando la perdita della finanziaria regionale toccò i 10,4 milioni di euro. Dopo il recupero dell’esercizio 2011/2012 (+2,5 milioni), la nuova flessione sarebbe pesantissima, oltre i 30 milioni di euro. Un segno “meno” prodotto più che dall’attività corrente - che in qualche modo tiene nonostante il rallentamento del mercato -, dalle difficoltà delle partecipate, Mediocredito Fvg in testa. La seconda ispezione negli ultimi tre anni di Banca d’Italia negli uffici di via Aquileia (della quale anche i consiglieri M5S hanno chiesto di visionare gli atti, ottenendo in risposta «solo un muro di gomma»), non è l’unico dei problemi per la banca regionale. La questione è più complessa e riguarda la valutazione della società all’interno della holding di illyana memoria. Il valore dell’istituto di credito, per oltre il 51% di proprietà della Regione, è in picchiata, conseguenza indiretta di una situazione di grave crisi come testimonia un bilancio in “rosso” al 31 dicembre del 2012 (-7 milioni di euro) e almeno fino al 2016, stando alle previsioni contenute nel piano industriale triennale approvato dal cda.
A subire la svalutazione di Mediocredito Fvg è la capofila Friulia, le cui perdite, come verrà evidenziato nell’assemblea di metà dicembre, viaggerebbero sopra i 30 milioni. Friulia in sostanza, non potendo più contare sulla “cassaforte” Autovie visti gli impegni previsti per la terza corsia della A4, si porta in spalla i danni provocati dalle partecipate in crisi. È successo per anni con Promotur (-12,4 milioni negli ultimi 5 esercizi), ora trasformata in Agenzia. Ma anche con Finest, la società dell’internazionalizzazione che ha arrancato nel 2011 (poco meno di 5 milioni di passivo) e nel 2012 (-10,6 milioni), prima di rivedere numeri all’insù nell’ultimo esercizio: un utile di 4 milioni complice un credito d’imposta di 3,1 milioni. Ma il vero nodo è Mediocredito Fvg, in difficoltà da tempo per effetto di alcune scelte effettuate prima delle crisi, e poi risultate sbagliate, con investimenti fuori regione che si sono rivelati un boomerang, come rilevato nel 2010 dalla Banca d’Italia (ritornata con i suoi ispettori proprio due giorni fa in “visita” a Udine) dopo una radiografia lunga due mesi negli uffici della banca regionale. Vicende che hanno via via ridotto il valore delle azioni.
Una situazione, quella attuale, ben diversa da quando, nel 2003, il 34% delle quote di proprietà del Tesoro furono privatizzate e acquistate dalla Fondazione CrTrieste per una cifra superiore ai 61 milioni di euro, offerta superiore di più del 20% rispetto a quella della cordata regionale che univa le banche locali con sportelli in regione, Unioncamere e industriali di Udine, Pordenone e in minima parte Trieste. Il recente aumento di capitale da 50 milioni di euro ha prodotto un’ulteriore modifica al pacchetto azionario: la Regione è salita dal 47 al 51%, con la Fondazione CrTrieste che solo in questi giorni, tuttavia, completa la sua parte con 8 milioni di euro. Il risultato è che, stando a quanto filtra a un paio di settimane dall’assemblea di Friulia, è la holding a pagarne le conseguenze, con una perdita di bilancio superiore alle peggiori attese, al punto da varcare i 30 milioni. Dopo anni di calo nelle varie voci di bilancio i nodi vengono inevitabilmente al pettine. I ricavi di gestione di Friulia, pari a 31 milioni nel 2007, sono scesi a 11,5 milioni nel 2012. L’utile netto, 2,5 milioni l’anno scorso, era di 21 milioni nel 2008, ma è poi crollato proprio a causa del calo dei dividendi erogati da Autovie e da Mediocredito attraverso Finanziaria Mc. L’operazione holding, osserva più di qualcuno, non ha dunque funzionato. E il prossimo cda dovrà prenderne atto. A partire dal presidente, il successore di Edi Snaidero, che avrà un compito, come del resto Cristiana Compagno a Mediocredito, molto complicato. Il presidente, ma chi? I nomi che circolano sono i soliti. Si parla di Michela Del Piero, Michele Degrassi, Riccardo Illy. Sempre che siano a disposizione. Visti i numeri, non è per nulla scontato.
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