Buco alla Canottieri Timavo: «Fatture e spese nascoste»

Il revisore dei conti Pieruzzo: «La segretaria-tesoriere non forniva i documenti». La donna è però morta. Il direttivo all’oscuro dell’ammanco fino al 30 gennaio
Bonaventura Monfalcone-07.10.2016 Visita di Giuseppe Abbagnale-Canottieri Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-07.10.2016 Visita di Giuseppe Abbagnale-Canottieri Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Canottieri Timavo, spariti 292 mila euro. Il responsabile muore prima di restituirli
Bonaventura Monfalcone-14.09.2012 Panzano-Canottieri Timavo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura


MONFALCONE «Gli ammanchi sono un mistero. Nessuno ne sapeva nulla. All’ultima revisione dei conti non ci è stata fornita alcuna documentazione contabile, non abbiamo potuto controllare niente». Agli sgoccioli di gennaio è arrivata come uno tsunami la notizia, comunicata al direttivo dal presidente Lorenzo Lorenzon, della sparizione di «quasi 292 mila euro» dalle casse della Società canottieri Timavo. Per tutti, compresi i revisori, è stato uno choc. Questi ultimi, prima della fatidica riunione del consiglio in cui il vertice del sodalizio riferiva altresì la volontà di denunciare il giorno seguente alla Guardia di finanza la sottrazione dei fondi e il suo presunto responsabile, indicato quella sera (come si evince dal verbale della seduta di cui siamo venuti in possesso) nel «tesoriere della società Cinzia Cantarutti», una donna triestina, avevano «valutato senza giudizio» il bilancio, del quale non avevano potuto analizzare le carte.

Lo racconta il medico Flavio Pieruzzo, uno dei due revisori dei conti, dimissionario, che aveva assunto quest’incarico nel 2016 soprattutto per spirito di volontariato, come sempre avviene in un mondo che non è quello degli enti pubblici o della finanza, bensì dell’associazionismo. «Degli ammanchi nessuno del direttivo sapeva nulla fino al 30 gennaio», riferisce il dottore. Ma come è stato possibile? «Quando si è trattato di andare a revisionare i conti della società – replica – da parte della tesoriera non è stata fornita alcuna documentazione contabile. Personalmente non ho potuto controllare nulla, perché nonostante le numerose richieste di visionare e valutare tutta la documentazione contabile, durante l’ultimo anno venivano addotti impedimenti: i documenti erano rimasti a casa o la signora aveva un appuntamento. E questo è continuato fino a pochi giorni prima dell’ultima assemblea. Pensavo dipendesse dalla malattia che l’aveva colpita, non da altre situazioni».

Pieruzzo e l’altro revisore, a fronte di una situazione impossibile da valutare, avevano pertanto «firmato un documento in cui si affermava di non poter esprimere un giudizio sul bilancio». «Questo – spiega sempre il medico – appunto perché non si era potuto vedere nulla». Viene così messo ai voti «un bilancio proposto dal direttivo», che passa. Ciò avviene una decina di giorni prima dell’assemblea del 30 gennaio, in cui si apre il vaso di Pandora e viene per la prima volta messo a verbale l’ammanco. Segue, all’indomani, la segnalazione alla Gdf, corredata da una scrittura privata, risalente al 13 marzo 2018, nella quale la tesoriera – secondo la ricostruzione fornita dal presidente Lorenzo Lorenzon all’avvocato della società Lorenzo Presot, al consiglio e allegata pure nella denuncia – avrebbe ammesso le proprie responsabilità, firmando il documento e impegnandosi a restituire, a rate, l’ingente cifra. Ma il patto non sarebbe stato onorato e solo un’irrisoria somma, rispetto al totale, sarebbe risultata corrisposta.

Inoltre, ultimo tassello, qualche giorno prima che la denuncia arrivi ai finanzieri la donna muore per un male incurabile del quale era afflitta da mesi. Il condizionale è d’obbligo, nella ricostruzione, perché fin qui a parlare è stata una sola parte, essendo l’altra spirata. Spetta infatti alla Procura e alla Gdf, ora, chiarire dove siano finiti i soldi, se vi siano responsabilità sull’accaduto e in capo a chi. Solo le indagini potranno fare chiarezza. «Si è saputo poi – conclude Pieruzzo – che gli ammanchi erano cominciati anni prima. Io effettuavo controlli a random sui versamenti e fatture e, con la chiavetta che mi veniva consegnata, sui due conti: tutto apparentemente sembrava a posto. Ma, col senno di poi, quella chiavetta, era esatta? ». –




 

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