Bruzzone e la riapertura del caso Resinovich: «Chi ha nascosto o aiutato Lilly prima della morte?»

Per la criminologa Bruzzone resta questo l’interrogativo chiave. “Ci sono tanti aspetti che vanno ancora chiariti”

Laura Tonero
La criminologa Roberta Bruzzone
La criminologa Roberta Bruzzone

TRIESTE «Vista la situazione, non è detto che facendo nuove indagini e acquisendo nuovi elementi, si sposti il quadro generale e si giunga a conclusioni diverse da quelle indicate dalla Procura». La psicologa forense e criminologa investigativa Roberta Bruzzone ha seguito il caso di Liliana Resinovich fin dal primo giorno. Resta costantemente aggiornata sulla vicenda e nel primo pomeriggio di ieri conosceva già i dettagli sulla decisione del gip.

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Come valuta il supplemento di indagini disposto dal giudice?

«Il gip è entrato nel merito su tutta una serie di aspetti, alcuni più rilevanti di altri, come quello di stabilire in maniera inequivoca l’epoca della morte. Le conclusioni a cui sono giunti i consulenti della Procura in tal senso sono condivisibili: il rigor mortis, i tessuti integri, la salma che non presenta alcun tipo di esposizione ad agenti atmosferici sono tutti dati coerenti con una morte che difficilmente poteva essere collocata oltre la notte tra il 2 e il 3 di gennaio 2022. Sicuramente Liliana non può essere rimasta in quel boschetto dal giorno della sua scompara al ritrovamento del cadavere, quindi o qualcuno con una tecnica che non è ancora nota in ambito medico legale è riuscito a bloccare la putrefazione del corpo, ma non ci sono segni di congelamento, o credo l’aspetto più interessate su cui indagare, e su cui anche il gip si è concentrato, è capire dove questa donna sia stata dal giorno della sua scomparsa a quando è morta. Chi l’ha trattenuta o aiutata? Non ha vissuto in condizioni di segregazione: ha mangiato, era pulita, si è lavata. Un mistero»

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Quali altri aspetti a suo avviso vanno ancora chiariti?

«Ci sono tanti aspetti che vanno ancora chiariti, anche dettagli, come il cambio della serratura dell’alloggio di via Verrocchio, su cui mi sono più volte scontrata con Sebastiano Visintin. Lui dice che la serratura di casa è stata cambiata dagli agenti della Squadra mobile, ma quando mai la polizia cambia una serratura? Mi sembra strano che i poliziotti si mettano a cambiare una serratura, sarebbe la prima volta».

Come valuta le recenti rivelazioni di Claudio Sterpin sulla cantina e sulla soffitta? Anche il gip chiede di approfondire questo elemento.

«Forse era meglio se ne riferiva prima».

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Reputa significativo che il fascicolo ora sia aperto per omicidio, e non più per sequestro di persona?

«Il cambio dell’ipotesi di reato serve per consentire una serie di accertamenti, lo ritengo esclusivamente un passaggio tecnico».

La Procura non aveva iscritto nessuno sul registro degli indagati. Neppure il gip ha dato disposizioni in tal senso. A suo avviso, per dare la possibilità alle persone su sui vengono disposti degli accertamenti di essere assistiti da un legale, era corretto procedere diversamente?

«Evidentemente non ci sono gli estremi per farlo, e questo è un segnale non di poco conto. Perché evidentemente l’ipotesi omicidiaria, per quanto il gip non la escluda, non è l’unica variabile. Altrimenti, quantomeno, visto che indica di fare comparazioni, approfondimenti, di risentire dei testi, il giudice poteva chiedere al pm di iscrivere un soggetto sul registro degli indagati. Se non lo fa, vuol dire che ha compreso che la situazione è ingarbugliata e che ci sono degli aspetti che sotto il profilo logico non tornano, da approfondire, ma evidentemente non ha la possibilità di puntare il dito verso qualcuno. Quindi, correttamente non lo fa».

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Una foto tratta dal profilo Facebook di Liliana Resinovich, 63 anni, scomparsa dalla sua abitazione a Trieste lo scorso 14 dicembre, 5 Gennaio 2022. FACEBOOK +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

Cosa si aspetta ora?

«Non è la prima volta che viene rigettata una richiesta di archiviazione, vengono fatte ulteriori indagini e si arriva alla stessa conclusione. Non mettiamo il carro davanti al buoi, non è detto che anche acquisendo nuovi elementi si sposti il quadro generale».

La pista battuta è stata quella sentimentale. Qualcuno sostiene un’alternativa sia quella economica. La ritiene fondata?

«Quello sentimentale è sembrato fin da subito l’elemento più critico nella vita di Liliana. La pista dei soldi non mi sembra così interessante, non si parla di cifre che cambiano la vita di una persona, e mi pare strano, nell’ipotesi di un omicidio, che qualcuno si metta da architettare qualcosa di così arzigogolato per cifre simili».

Nell’ipotesi dell’omicidio, lei ha maturato dei sospetti nei confronti di qualcuno?

«Il problema è collocare un’altra persona, assieme a Liliana, su quella scena. Con gli elementi dei quali disponiamo ora è complicato. Sono 25 anni che faccio questo lavoro e non mi piace illudere nessuno: qui il problema è dimostrare che si tratta di un omicidio».

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