Bruxelles stanga i gourmet: addio “capelonghe” e telline
TRIESTE
Pensate con languore, ogni tanto, a una bella spaghettata con le telline, simili ai caperozzoli ma più pregiate, o a una porzione di cannolicchi, le popolari capelonghe, nella loro versione grigliata o gratinata? Bene, conservatene la memoria perchè rischiano di diventare un ricordo. Meraviglioso, ma pur sempre un ricordo.
Colpa dei burocrati europei che, come ricorda Impresapesca Coldiretti, sono in forte ritardo con i provvedimenti applicativi delle già esistenti norme comunitarie. Risultato: si sta arrivando al blocco della produzione e alla scomparsa di telline e cannolicchi dai banchi delle pescherie e dalla tavole. Anche perchè i grandi distributori, che non vogliono problemi, le stanno eliminando dai loro stoccaggi.
La difficile reperibilità di capelonghe, soprattutto, si era già notata nell’ultimo periodo ma, almeno localmente, la si metteva in relazione con un virus che aveva colpito la laguna di Grado negli anni scorsi, dimezzando la produzione. Adesso, la nuova mazzata.
Capita, in sostanza, che a quattro anni esatti dell’entrata in vigore, il primo giugno 2010, delle famigerate norme in materia di regolamentazione degli attrezzi e dell’attività di pesca nel Mediterraneo (quelle, per capirsi, che stavano facendo sparire anche i sardoni barcolani) stano scomparendo dalle tavole i piatti più pregiati della gastronomia nazionale, dagli spaghetti alle zuppe, e proprio quelli serviti con i gustosi molluschi nelle case e nei ristoranti lungo la penisola.
Le assurde norme nate sul tavolo dagli uffici della burocrazia comunitaria stanno portando il settore al totale blocco dell’attività di pesca. «Il 70% delle vongole e il 100% delle telline e dei cannolicchi si concentrano - spiega Impresapesca Coldiretti - a distanza inferiore di 0,3 miglia marine dalla battigia dove il regolamento ha fissato il divieto di pesca-raccolta. Aree di pesca ristrette e una taglia minima inadeguata impediscono, se non a rischio di gravi sanzioni, ai pescatori di catturare vongole e cannolicchi, generalmente con una draga idraulica, nelle zone ove naturalmente hanno il loro habitat».
Paradossalmente la risorsa non è a rischio di tenuta degli stock e gode di buona salute. Ma ciononostante le principali dieci aziende italiane, quelle che commercializzano la maggior parte del prodotto molluschi-bivalvi di mare,+ hanno addirittura deciso di togliere dal commercio e listino dell’ittico questi prodotti, il cannolicchio e la vongola autoctona «venus gallina» (comunemente conosciuta, a seconda delle latitudini, come peverassa, purassa, concola, lupino).
Un prodotto assolutamente unico, una risorsa tutta italiana non «condivisa», e che come tale non dovrebbe essere oggetto di gestione comunitaria, potrebbe sparire del tutto. Perchè, esautorando le norme nazionali, Bruxelles ha reso impossibile lavorare a pescatori, commercianti e ristoratori.
Il governo, a questo punto, si trova tra l’incudine e il martello. Disobbedire all’Unione europea, andando incontro a prevedibili sanzioni, o sollevare la rabbia di un comparto che, anno dopo anno, si sta già ridimensionando pesantemente? «Servono risposte pronte e veloci dal ministero delle Politiche Agricole sulla deroga richiesta a gran voce dagli operatori con Coldiretti-Impresapesca in testa, perchè con il blocco del commercio e la conseguente produzione, potrebbe scoppiare il malcontento con prevedibili azioni di protesta su tutto il territorio nazionale», ha affermato il responsabile di Impresapesca Tonino Giardini.
Sottolineando ancora che «esistono richieste di intervento inoltrate tre anni orsono, rimaste senza risposta, ora è partito il countdown o si cambia subito o si chiude e le responsabilità sono chiare per la scomparsa di un comparto che è stato un fiore all’occhiello delle produzione ittica nazionale».
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