Brunetta gela Salvini: «Berlusconi in Fvg ha scelto Riccardi»
Forza Italia alza la voce. Fedriga rilancia le primarie. E Tondo si autocandida a garante dell’alleanza
Silvio Berlusconi, Paolo Romani e Renato Brunetta nella sala Aldo Moro in occasione delle consultazioni del Presidente del Consiglio incaricato, Matteo Renzi, Roma 19 febbraio 2014. ANSA/GIUSEPPE LAMI
TRIESTE «Silvio Berlusconi ha già deciso: il candidato per il Friuli Venezia Giulia è Riccardo Riccardi». Renato Brunetta parla con il tono sereno delle cose fatte. Matteo Salvini insiste per Massimiliano Fedriga? E Daniela Santanché pare dar corda al segretario del Carroccio? Il capogruppo di Forza Italia alla Camera considera legittimo che un alleato abbia idee diverse, ma non tentenna sul nome del capogruppo azzurro in Consiglio regionale.
La soddisfazione a centrodestra è diffusa per il risultato in Sicilia. Sandra Savino, la coordinatrice di Fi Fvg, parla di «trionfo», di moderati «argine al dilettantismo 5 Stelle», di Pd «in caduta libera». E, tra tutti, ringrazia Berlusconi: «Ancora una volta si è speso con generosità per il bene della coalizione, della Sicilia e del Paese. Senza di lui questa impresa sarebbe stata impossibile».
Ma in Fvg, dove pure si ragiona sul fatto che la prospettiva larghe intese possa mettere in discussione un’unità del centrodestra che ha prodotto non poche vittorie amministrative negli ultimi due anni, non sembrano esserci conseguenze dopo il voto nell’isola. La questione del candidato, in particolare, rimane irrisolta. Tanto più che non ci sono in campo solo Riccardi e Fedriga, ma anche Fratelli d’Italia, addirittura con tre papabili stando alle parole del segretario Fabio Scoccimarro, Autonomia responsabile con un Renzo Tondo sempre più convinto di poterla spuntare, e pure Progetto Fvg dell’imprenditore friulano Sergio Bini. Inevitabile dunque un clima di perdurante tensione, nonostante la ribadita convinzione di una corsa in coalizione alle regionali 2018.
All’uscita di Salvini, che ha rilanciato Fedriga leader, ribatte ora Brunetta. La premessa riguarda le modalità della scelta: «Partiamo dalle valutazioni dei dirigenti locali, ma la decisione finale sarà del livello nazionale». Per quanto riguarda Fi, «quella decisione l’abbiamo già presa, da Berlusconi a tutto il partito: il candidato è Riccardi». Salvini la pensa diversamente? «Legittimo, ci confronteremo. Come si fa sempre quando le posizioni non concordano, ci siederemo attorno a un tavolo. Ma per noi è tutto chiaro. Il nostro obiettivo - prosegue Brunetta - è mettere in campo il miglior candidato possibile con il massimo del consenso possibile. Pensiamo che Riccardi risponda a questo profilo».
C’è però anche da rispondere ai dubbi sollevati da Santanché, a quel raccogliere l’invito leghista a ragionare in termini ampi sul candidato. Alla deputata di Cuneo hanno già ribattuto Savino e la collega parlamentare Renata Polverini. Entrambe hanno ribadito l’investitura di Riccardi. Ma nemmeno il capogruppo a Montecitorio si tira indietro: «Le dichiarazioni di Santanché? Non mi pare siano arrivate da un dirigente del partito con competenze sul Fvg o sulle candidature».
Non troppo diversa la situazione sul territorio, dove è in atto una guerra di posizione pur nella consapevolezza che saranno appunto i piani alti a dire l’ultima parola. Una settimana fa le mani alzate per Riccardi del coordinamento azzurro a Udine a Palazzo Kechler. A stretto giro l’ironia di Fedriga: «A ogni festa comandata Fi candida il capogruppo». FdI, Ar e Progetto Fvg sempre pronti a far sapere che ci sono pure loro. E per nulla intenzionati al passo indietro. Soprattutto Tondo pare ringalluzzito dall’essere di nuovo al centro delle operazioni.
Dall’ex presidente arriva in primis l’invito ai partiti della coalizione «ad abbassare i toni e cercare una convergenza sul programma, senza cedere alla tentazione di mostrare i muscoli per imporre il proprio candidato». Specie dopo un voto siciliano «che conferma che il centrosinistra è largamente minoritario nel Paese e certifica una crisi profonda del renzismo. Se Atene piange, lasciamola alla sua disperazione, e non facciamoci prendere da autolesionismi emulativi». Richiamata «tutta la prudenza del caso», visto che il Fvg «ha valori e culture diverse», Tondo pare però parlare proprio di sé e della sua Ar quando evidenzia che in Sicilia «il garante della tenuta dell’alleanza è un candidato esperto e capace, espressione del centrodestra, ma non di uno dei partiti più forti. Un’analisi politica non può prescindere da questa considerazione: servono persone capaci di includere, non uomini soli al comando».
Nessuno ci crede, perché a centrodestra non è mai accaduto, ma in una situazione del genere le primarie restano sulla bocca di tanti (eccetto che in Fi). Ieri, per esempio, le ha rilanciate Fedriga, nel pomeriggio in via Bellerio a ragionare con il consiglio federale del dopo Sicilia. «Le primarie sono un’ipotesi di lavoro - dichiara il capogruppo leghista alla Camera -. L’importante è che non finiamo dentro una battaglia personalistica. In quel caso sviliremmo l’alternativa credibile che è, in questo momento, il centrodestra».
I tempi per decidere? «A me interessa muovermi sul territorio, incontrare e ascoltare la gente. Non morirò in un conto alla rovescia - conclude -. Ragionevolmente, tuttavia, credo si possa chiudere tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo».
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