Brovedani, eccellenza “nascosta” La casa albergo piena solo a metà

GRADISCA. Un'oasi per gli anziani. Gratuita. Eppure riempita solo per metà. È una delle eccellenze "nascoste" di Gradisca la casa albergo della Fondazione "Osiride Brovedani": un luogo in cui l'orologio della terza età scandisce il tempo in maniera meno grigia e angosciosa. La struttura da ormai quattro decenni si prende cura gratuitamente delle persone sole: inizialmente la "mission" erano gli orfanelli, ma da 13 anni a questa parte sono gli anziani dai 66 anni in su. Purché soli (vedovi, separati o divorziati) e autosufficienti. Per essere ospitati alla "Brovedani" non si paga neppure un euro. Tutto è a carico della Fondazione stessa, che attraverso un notevole (ed evidentemente ben amminstrato) patrimonio immobiliare, copre costi e investimenti. Fondi pubblici? Neanche per sogno. Eppure curiosamente, su 98 posti disponibili gli ospiti sono meno di una sessantina; 57, per la precisione. Non esistono liste d'attesa, e da anni la domanda si attesta su queste cifre. Il motivo? Le cause sono differenti. Anzitutto, trattandosi di un soggetto privato, la Fondazione conta su una propria commissione interna che valuta le ammissioni con criteri propri, indipendenti da quelli del sistema sociosanitario. Si valuta di caso in caso se l'ammissione di un ospite possa essere un valore aggiunto per la propria vita, piuttosto che uno sradicamento dal proprio contesto familiare. O se l'autosufficienza sia tale da poter reggere la non facile vita di comunità. Di certo il rapporto ospiti-operatori garantisce un'alta qualità del servizio. Quanto alla gratuità dell'ospitalità, alla "Brovedani" confermano: «A volte i futuri utenti quasi non ci credono, temono ci sia qualche fregatura». Gli ospiti vengono da tutte la regione e persino dal Veneto. I dipendenti sono una trentina. Questo piccolo miracolo gradiscano lo si deve al "signor Fissan", ovvero l'industriale-benefattore triestino Osiride Brovedani. Nel settembre dell'80 venne data concretezza alle volontà testamentarie di Brovedani, imprenditore nel campo dei prodotti per l'infanzia - la celeberrima pasta Fissan, per l'appunto - che conobbe anche il dramma della deportazione. Brovedani volle che tutto il suo patrimonio fosse investito nel servizio al prossimo. Dapprima la struttura fu adibita a convitto per orfani dai 6 ai 21 anni, operativo fino al 2003. Dopo il mutamento delle normative fu riconvertita nell'attuale Casa albergo per anziani. Il "motore ultimo" è l'inesauribile Raffaele De Riù, storico presidente della Fondazione (ma chi non lo ricorda alla presidenza della Triestina calcio?) e fedelissimo esecutore testamentario delle ultime volontà di Brovedani.
Per chi varca le porte della Casa Albergo si schiude quasi un piccolo mondo a sé in cui la terza età è vissuta dagli utenti in maniera positiva, quasi spensierata. Di certo lontana dall'ambiente asettico di certe case di ricovero. Con i suoi 13mila metri quadrati, su cui sorgono sei palazzine a due piani avvolte nel verde, la Brovedani costituisce ancora oggi, a quasi 40 anni dalla sua apertura, un modello all'avanguardia. Tanti gli investimenti per migliorare la qualità della vita degli ospiti: l'ultimo è il percorso benessere nel Parco dell'amicizia, un innovativo percorso di ginnastica dolce progettato nei paesi scandinavi. Ma possiamo trovarci anche un orto e un frutteto curato dagli ospiti, un bocciodromo, un auditorium, una cucina nelle quali le nonne possono continuare a sbizzarrirsi nelle loro ricette, una palestra, una stanza riservata alla preghiera. E ancora biblioteca, sala lettura, sala biliardo, sala tv, postazione pc con tanto di wi-fi, un'attività corale e una teatrale, la redazione di un giornalino interno. Le stanze sono a prova di privacy. I pasti, degni di un ristorante di livello grazie allo chef Vinicio Maricchio. Gli ospiti possono muoversi liberamente dentro e fuori la struttura, ma ovunque si respira un senso di famiglia e di comunità.
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