Brexit, l’impatto sul Fvg: mobili e moda i settori che pagheranno di più
TRIESTE. «In vista dell'incontro odierno (ieri per chi legge, ndr) dell'associazione avevo preparato un'analisi sui segnali di miglioramento che arrivavano dallo scenario economico. Ho dovuto stracciarlo… sembra stia crollando tutto».
Le parole di Graziano Tilatti, presidente di Confartigianato Friuli Venezia Giulia, sono indicative del clima di pessimismo diffuso dopo l'esito del referendum britannico sull'uscita dalla Ue. È ancora presto per fare delle stime sull'impatto di Brexit sul territorio, ma sicuramente l'incertezza diffusa non aiuta. «Le imprese del territorio si stavano avviando verso la ripresa, ma adesso viene rimesso tutto in discussione» aggiunge.
Leggendo l'ultimo Quaderno Bankitalia, emerge che nel 2015 le esportazioni regionali verso la Gran Bretagna (terzo Paese di destinazione in Europa) si sono attestate a quota 686 milioni di euro, con una crescita nell'ordine del 4,9% rispetto al 2014, anno a sua volta positivo, con un progresso del 7,8% sul 2013. Il comparto manifatturiero rappresenta il 98,6% dei prodotti esportati. Le importazioni dei prodotti britannici risultano invece contenute a livello regionale, per un totale di 87,2 milioni di euro. Le prime analisi degli esperti indicano tra calo del Pil e svalutazione della sterlina, un possibile crollo dell'import britannico nell'ordine del 10% nell'arco di un biennio, per cui è possibile prevedere un calo fino a 70 milioni di euro. Mentre non c'è da attendersi un incremento dell'import dovuto all'indebolirsi della divisa britannica dato che il Paese ha scarsa propensione manifatturiera. Un dato assolutamente indicativo: nessuno oggi può davvero dire come evolverà la situazione. Il distacco dall'Europa sarà per step e non inizierà presto, ma sicuramente la situazione di confusione che sta emergendo non aiuterà l'interscambio.
«In particolare prevediamo un calo dell'export di mobili e moda, due comparti nei quali le nostre imprese artigiane hanno raggiunto livelli di eccellenza negli anni, trovando proprio nella Gran Bretagna un mercato importante di sbocco» aggiunge Tilatti.
Quanto ai mobili, secondo una rilevazione della Camera di Commercio di Pordenone, questa provincia è risultata al 13esimo posto in Italia.
Per altro, uno studio della stessa Confartigianato rivela che la regione con la maggiore incidenza percentuale di export manifatturiero da parte delle microimprese verso l'Uk è il Friuli-Venezia Giulia con l'1,22%, più del doppio rispetto alla media nazionale dello 0,52%, seguito dal Veneto con l'1,12%, dalla Toscana con lo 0,96% e dall'Emilia-Romagna con lo 0,94%. Le prime province per esposizione sono Belluno con il 3,93%, seguita da Pordenone con il 2,64% e Gorizia con il 2,58%. Il presidente regionale di Confartigianato conserva comunque un pizzico di speranza. «L'auspicio è che questa batosta possa servire all'intera Europa per avviare un ripensamento profondo del suo modo di operare. Non abbiamo altra scelta per andare avanti».
Più istituzionale, ma altrettanto preoccupato è il giudizio di Sergio Razeto, presidente di Confindustria Venezia Giulia. «L'esito ci rammarica. Il nuovo scenario desta preoccupazione, come è testimoniato dall'andamento dei mercati finanziari in tutto il mondo, che al di là delle speculazioni, vivono una forte incertezza». Per Razeto è ancora presto per avanzare previsioni sull'impatto che si potrà avere sull'economia regionale, quindi non solo sull'export, ma anche sulla crescita nel suo insieme e sull'occupazione. Ma ricorda Razeto: «La presentazione delle stime di Confindustria nazionale sugli andamenti degli indicatori per il 2016-2018 è stata rimandata proprio per approfondire gli effetti di una decisione che non era considerata probabile». Tenuto conto che l'effettiva Brexit non avverrà prima di due anni, le aziende della Venezia Giulia che ne risentiranno maggiormente appartengono ai settori assicurativo e manifatturiero, aggiunge il capo degli industriali. Che concorda con gli artigiani sull'importanza di dare una scossa all'Unione europea, così come l'abbiamo conosciuta finora: «L'auspicio è che la governance sappia cogliere questo importante segnale per attuare delle politiche più flessibili e più vicine agli Stati Membri e alle popolazioni. Oggi il rischio di un effetto domino è alto e pertanto bisogna agire per ricompattarsi intorno ai valori fondamentali e a un nuovo progetto di crescita», spiega.
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