Bratušek ambisce alla poltrona di Bruxelles

In Slovenia la premier dimissionaria punterebbe a diventare commissario. Nominerebbe se stessa
Di Mauro Manzin

TRIESTE. Che cosa farà il premier dimissionario sloveno Alenka Bratušek da grande? Una cosa è oramai certa, nella settimana appena iniziata darà vita al “suo” partito e andrà in giro per la Slovenia a raccogliere le duecento firme necessarie a questo scopo. Ma, forse, il suo orizzonte non si ferma solo entro i confini nazionali. Nei corridoi del Parlamento di Lubiana corre sempre più insistente la voce che la ex premier stia facendo un pensierino a Bruxelles. Non come eurodeputato (non si è candidata) ma come commissario europeo. Quello uscente, spettante alla Slovenia, è Janez Poto›nik che ha gestito durante il suo mandato il non certo facile “dicastero” dell’ambiente. Poto›nik non si è ricandidato nonostante in molti lo avessero tirato per la giacchetta per un seggio all’Europarlamento. Ricordiamo che la nomina del commissario sloveno spetterà al governo su proposta del primo ministro. Quindi la Bratušek potrebbe proporre se stessa. In cambio una variabile e anche un protagonista in meno nel variegato e superfrazionato mondo della sinistra slovena. Eppoi la bella Alenka con il suo outing social-liberale potrebbe essere ben accolta sia in una Commissione a guida conservatrice che in una a guida socialdemocratica.

A rompere però un po’ le uova nel paniere alla Bratušek ci ha pensato la deputata di Nuova Slovenia (Nsi, centrodestra) che proprio ieri in Parlamento durante il question-time ha chiesto alla premier se intende candidarsi a commissaria europea slovena oppure se è pronta a nominare colui che nel corso del voto del 25 maggio avrà ricevuto nel Paese il maggior numero di consensi. Evasiva la risposta di Bratušek che non ha confermato e neppure smentito l’ipotesi commissario e poi ha scelto il politically correct affermando di essere perplessa in quanto in Slovenia ci si chiede chi sarà il prossimo commissario ma non ci si interroga piuttosto quale “dicastero” sarà assegnato a Lubiana in sede comunitaria.

Nel concitato caos politico che sta contraddistinguendo lo scenario sloveno in questi giorni che mancano ancora all’appuntamento con le urne per l’Europarlamento, il quotidiano Dnevnik ha pubblicato l’ultimo sondaggio effettuato dall’agenzia Ninamedia sulle intenzioni di voto degli sloveni su un campione di 700 intervistati nei giorni tra il 13 e il 15 maggio scorsi. Il sondaggio è relativo a un voto per il rinnovo del Parlamento ma oggettivamente appare molto difficile che chi voterà domenica cambierà la sua scelta in funzione di Bruxelles. I risultati confermano un’avanzata del centrodestra e un crollo dei principali pilastri della sinistra. Da rilevare che è caduto sensibilmente il numero degli assenteisti (in aprile toccavano quota 32,8% mentre a maggio era del 22,5%). E proprio quest’ultimo “fenomeno” secondo gli analisti ha portato acqua al mulino elettorale dei democratici di Janez Janša (Sds), il quale perde in popolarità come personaggio, anche dopo la condanna esecutiva per corruzione nell’affare Patria, ma non fa perdere voti al partito di cui è presidente. In aprile la Sds aveva racimolato nei sondaggi l’11,8%, a maggio invece raccoglie il 14,8%. Crollno invece i socialdemocratici (Sd) che dal 12,1% di aprile passano all’8,1% di maggio.

Piange anche Slovenia positiva che dal 5,6% scivola al 4,4%. Ebbene se si sommano i voti persi dalla sinistra si arriva a una cifra che corrisponde a quanto otterrebbero, secondo le intenzioni di voto, il nuovo partito Bratušek (4,9%) quello di Igor Šoltes (5,2%) e di Miro Cerar (5,7%) i quali potrebbero presentarsi alle politiche uniti in un unico cartello racimolando così il 16% dei suffragi. Una situazione molto fluida come si può vedere per cui le prossime europee diventano per la Slovenia una sorta di elezioni “politichine” che daranno il polso della situazione interna.

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