Braccio di ferro sui confini. Lubiana applica la sentenza
BELGRADO. Una crisi senza fine, che non accenna a placarsi e continua a rendere incandescenti i rapporti tra Slovenia e Croazia: è quella incentrata sulla disputa sul confine marittimo e sull’applicazione della sentenza d’arbitrato del giugno scorso, decisione rigettata da Zagabria, ma sul punto di essere messa in atto da Lubiana. Lubiana che, nuovamente per bocca del ministro sloveno degli Esteri, Karl Erjavec - lo stesso che aveva minacciato il no sloveno all’entrata della Croazia nell’area Schengen e nell’Ocse - ha nuovamente ammonito la Croazia che ci saranno conseguenze serie se Zagabria non rispetterà la sentenza. Conseguenze come una possibile “denuncia” slovena della Croazia alla Corte di Giustizia Ue, in Lussemburgo, già la prossima primavera, passo già annunciato in passato.
Al momento ci sono due opzioni, ha spiegato l’altra sera Erjavec citato dall’agenzia di stampa slovena Sta. La prima è che la Commissione europea, in ogni caso dopo aver tentato una mediazione tra le parti, porti Zagabria di fronte alla Corte. Oppure che uno Stato membro, in questo caso la Slovenia, notifichi alla Commissione di aver deciso di chiedere alla Corte di esaminare se principi o una legge Ue sono stati violati da un altro membro, come la Croazia. Le procedure durano tra e i tre e i quattro mesi e «per questo riteniamo che la causa potrà essere presentata in primavera», ha previsto Erjavec. Erjavec ha poi confermato che la Slovenia inizierà ad applicare la sentenza della Corte d’arbitrato entro la fine della settimana in corso e «ogni violazione» della decisione del tribunale arbitrale «sarà considerata una violazione del diritto Ue e internazionale». «Questi sono fatti giuridici che saranno rilevanti per l’uso» futuro «di mezzi legali», ha specificato Erjavec.
Cosa potrebbe bloccare il ricorso alla Corte di giustizia Ue? Solo una totale retromarcia della Croazia. Croazia, ha specificato Erjavec, che «come Stato membro della Ue e della Nato, e aspirante membro dell’Ocse, deve semplicemente rispettare la sentenza d’arbitrato, che è parte del diritto internazionale e Ue». Se invece sarà muro contro muro, come suggerito dal premier croato Andrej Plenković - che giorni fa ha ribadito che la Croazia «proteggerà ciò che è croato» - Erjavec ha detto di sperare che Zagabria «eviti qualsiasi incidente». Anche perché il tribunale d’arbitrato e la sentenza hanno chiaramente stabilito «ciò che è croato e ciò che è sloveno. Ogni comportamento che bypassi l’arbitrato e il diritto internazionale sarà considerato una violazione» durante l’implementazione dell’accordo. Implementazione che ci sarà per quanto riguarda il confine marittimo nell’Alto Adriatico, ha confermato da parte sua il premier sloveno, Miro Cerar, che ha ricordato che l’applicazione della sentenza è «un obbligo internazionale sia per la Slovenia, sia per la Croazia».
«Nessuno vuole provocare incidenti, né lo faremo e ci aspettiamo lo stesso» da Zagabria, ha aggiunto Cerar. Bisogna ora vedere cosa succederà nei prossimi giorni. Di certo Zagabria continua a non fare passi indietro. «Ricordo che il giudizio di arbitrato, cui la Slovenia si sente obbligata, non può essere applicato senza l’assenso di entrambe le parti», ha ricordato Plenkovic. E ieri, ha informato la Tv pubblica Hrt, il ministero degli Esteri croato ha inviato una nota diplomatica alla Slovenia ribadendo che Zagabria è pronta a riaprire un «dialogo costruttivo». Ma chiedendo a Lubiana di evitare pericolose mosse unilaterali.
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