Botte al figlio “somaro”, papà patteggia la pena a Trieste

Un anno e due mesi poi sospesi con la condizionale. L’uomo aveva schiaffeggiato il bimbo perché si agitava in classe
Silvano Trieste 22/02/2010 Tribunale dei Minori di Trieste, Omicidio Pedron
Silvano Trieste 22/02/2010 Tribunale dei Minori di Trieste, Omicidio Pedron

TRIESTE. Picchiava il figlio indisciplinato in classe con l’idea di “dargli una lezione”. Ma la lezione alla fine l’ha subita lui.

Accusato di abuso di mezzi di correzione nei confronti di un minore affidato alla sua custodia (reato previsto dall’articolo 571 del Codice penale), il papà manesco ha patteggiato una pena di un anno e due mesi, poi sospesa con la condizionale.

Il patteggiamento è arrivato al termine dell’udienza preliminare davanti al gup Luigi Dainotti. Ultimo atto di una vicenda giudiziaria iniziata poco più di un anno fa e che, su iniziativa del pm Chiara De Grassi, aveva acceso i riflettori sui modi violenti del quarantenne, padre di un bambino iscritto alla scuola elementare. Dove, evidentemente, non andava molto volentieri, cosa peraltro non così infrequente tra i giovanissimi alunni.

Che il figlioletto si comportasse male in classe, come segnalato in famiglia dalle maestre, il padre però non lo poteva proprio sopportare. E così, di fronte all’ennesima segnalazione da parte delle insegnanti, ha alzato le mani. Cosa piuttosto ricorrente in casa, purtroppo, a giudicare dalle drammatiche testimonianze rese anche dall’ex moglie, che l’ha denunciato per maltrattamenti.

In preda alla rabbia l’uomo ha quindi strattonato il bambino irrequieto, afferrandolo per la nuca, e gli ha sferrato un forte schiaffo sulla testa. Poi, non contento, gli ha tirato i capelli, incurante delle lacrime del bimbo che, sotto choc, lo implorava di fermarsi.

È stato proprio il piccolo, con ogni probabilità, a raccontare in famiglia l’episodio e a far scattare dunque l’indagine, conclusa di recente con la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm e andata a saldarsi a quella per maltrattamenti nei confronti dell’ex compagna, già in piedi da tempo.

Numerose, secondo l’accusa, le aggressioni fisiche e psicologiche ai danni della donna, dalla quale il quarantenne si era separato nel 2017, ma con cui continuava ad avere rapporti piuttosto frequenti per via dei figli. E ogni volta si rivedevano, per l’ex moglie erano dolori. Partivano infatti le offese, gli insulti a sfondo sessuale, e i pugni in faccia. Più di qualche volta, secondo i racconti della vittima, anche sotto lo sguardo terrorizzato dei figli.

A febbraio dello scorso anno, in particolare, sempre secondo quanto riferito dalla donna, il quarantenne in preda ad una furia cieca si era scagliato contro alla donna, spintonandola e prendendola a schiaffi in testa.

Non solo. L’uomo l’aveva poi afferrata per il collo con il chiaro intento di strangolarla, costringendola a ricorrere poi alle cure dei medici del Pronto soccorso, dove le erano stati riscontrati un trauma cranico e una distorsione del rachide cervicale, dorsale e lombosacrale.

Anche in quel caso la scena era avvenuta sotto lo sguardo dei bambini. Compreso quello poi picchiato violentemente solo perché “colpevole” di non essere stato buono in classe. —


 

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