Botte a un pusher carabinieri a processo

Durante l’udienza di convalida, il giudice Dainotti si era accorto che il detenuto era tutto pesto. Picchiato in caserma?
Di Corrado Barbacini
Foto BRUNI Trieste 30 04 2012 Cade con l'auto in sacchetta-salvata da un carabiniere
Foto BRUNI Trieste 30 04 2012 Cade con l'auto in sacchetta-salvata da un carabiniere

Un banale arresto per droga. Lo hanno accompagnato in caserma. E lì lo hanno preso a schiaffoni. Ma anche lo hanno riempito di pugni e - dopo la perquisizione - gli hanno sbattuto la testa contro il muro.

La vittima si chiama Lorenzo Damiani, 39 anni, un personaggio conosciuto dalle forze dell’ordine.

Sotto accusa sono finiti i due carabinieri in forza al comando di via Dell’Istria che, come scrive il pm Lucia Baldovin che a loro carico ha emesso un decreto di citazione diretta, «in qualità di pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni», hanno provocato all’arrestato policontusioni e traumi guaribili in 7 giorni. Si tratta degli appuntati scelti Marco Tagliavini e Francesco Fulvi. La data dell’udienza è stata fissata per il prossimo 6 maggio.

A disporre l’imputazione coatta dei due carabinieri per concorso in lesioni personali è stato il gip Luigi Dainotti che nello scorso mese di novembre aveva rigettato l’istanza di archiviazione del pm ordinando il processo. A scoprire gli ematomi sul volto e il corpo dell’uomo arrestato era stato lo stesso giudice. Aveva interrogato per la convalida l’uomo. E a sorpresa Damiani prima di tutto aveva dichiarato: «Sono stato picchiato da due carabinieri». E poi a conferma delle gravi accuse aveva indicato al giudice alcuni ematomi al volto e al torace. Il pm Lucia Baldovin, dopo la denuncia di Damiani - avvenuta il 7 marzo scorso - aveva disposto una serie di accertamenti proprio su indicazione del giudice Luigi Dainotti a carico dei due carabinieri indagati del reato di concorso in lesioni personali. Ma gli accerttamenti avevano dato esito negativo e così il pm aveva chiesto l'archiviazione. Ma il giudice Dainotti - nell'udienza preliminare alla presenza dei difensore di Damiani, l'avvocato Sergio Mameli, e di quello dei carabinieri, Elena Sgandurra di Roma,- l’ha respinta.

La data dell’arresto di Lorenzo Damiani è il 5 marzo dello scorso anno. Secondo la prima ricostruzione, quel giorno aveva cercato di nascondere la droga che deteneva all’interno dell’auto dei carabinieri che lo stavano portando in caserma. Ma c'è anche un’altra ipotesi. Quella secondo la quale Damiani si sarebbe rifiutato di rivelare agli investigatori il nome di colui che gli aveva fornito la droga. E qui c’è il primo punto strano della vicenda. Il medico legale Fulvio Costantinides incaricato dal pm Lucia Baldovin aveva datato il pestaggio nella notte tra il 5 e il 6 marzo, quando l’uomo era già in carcere. Ma il provvedimento che ha costretto il pm Baldovin a imputare i due carabinieri contempla anche un altro aspetto valutativo delle dichiarazioni accusatorie di Damiani che hanno portato due carabinieri sul banco degli imputati. Un testimone, interrogato durante gli accertamenti successivi alle dichiarazioni dell'uomo picchiato, lo ha aveva smentito. L'altro elemento strano è che quelle lesioni viste dal giudice durante l'interrogatorio non sono state notate nè dagli agenti della polizia penitenziaria, nè dal medico del carcere nei due giorni di detenzione. Al contrario quei traumi erano stati diagnosticati dai medici di Cattinara e oltre che dal giudice Dainotti anche dagli avvocati e dagli assistenti presenti all'interrogatorio di Lorenzo Damiani.

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