Botta d'influenza: migliaia a letto

TRIESTE ’epidemia influenzale, che sta attraversando lo Stivale da Nord a Sud, ha colpito anche il Friuli Venezia Giulia. Anche se il “peggio” deve ancora arrivare: il picco è atteso nei prossimi giorni. Intanto però si è registrata la prima vittima. Si tratta di un uomo di 50 anni morto all’ospedale di Udine a causa di una forma particolarmente aggressiva della malattia virale.
Sono settemila, circa, le persone attualmente affette in regione dal virus, e nel giro di dieci giorni, quando si arriverà al culmine, il numero raddoppierà, raggiungendo l’attuale tendenza nazionale, che si attesta attorno all’1,4% per mille assistiti. Tredici i pazienti gravi, ricoverati in terapia intensiva, per lo più anziani, ma anche alcune persone giovani, tra cui due donne in gravidanza. Diversi anche i ricoveri meno gravi, che stanno comunque affollando i pronti soccorsi. In particolare, un flusso consistente è stato registrato a Pordenone nei giorni scorsi, tanto da obbligare l’ospedale della Destra Tagliamento a sospendere gli interventi chirurgici per mettere a disposizione più letti. Allarme che, ora, è rientrato.

«Quest’anno siamo di fronte a un virus molto più aggressivo - conferma Paolo Pischiutti, direttore dell’Area promozione salute e prevenzione della Regione - con un’epidemia che è partita dal Centrosud e sta risalendo il Paese». E non solo. «Si è manifestato nella sua aggressività già nel primo periodo - afferma Daniela Gnesutta, responsabile della Medicina sociale dell’AsuiUd - rispetto agli anni scorsi, quando si presentava verso la fine della stagione». Un virus avvantaggiato anche, dicono sempre gli esperti, sia dalle condizioni climatiche anomale ma soprattutto dal fatto che attecchisce meglio vista la bassa copertura vaccinale. Se l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Oms, prevede il 90% come percentuale ottimale da raggiungere nella popolazione over 65 - la più fragile assieme alle persone colpite da patologie gravi - solo il 52% di questa fascia si è vaccinato in Fvg.
«Ma sono numeri in fieri - specifica Pischiutti - da aggiornare a fine mese con tutti i registri che ci verranno consegnati dai medici di medicina generale». Bassissimo anche il dato riguardante gli operatori sanitari: il 10% ha deciso di aderire alla profilassi. Ecco perché Pischiutti non esclude che, tra coloro che hanno subìto il contagio, possa esserci chi abbia contratto il virus anche dal personale sanitario. «È importante vaccinarsi, soprattutto lo devono fare coloro che lavorano nel pubblico - afferma il dirigente -. Nessuno dei pazienti interessati dai casi più gravi che finora si sono sviluppati si era infatti vaccinato».
Così come l’uomo di 50 anni deceduto ieri all’ospedale di Udine. Era stato ricoverato nei giorni scorsi in seguito a una forma particolarmente aggressiva di influenza, con complicanze broncopolmonari infettive evolute in Ards, Acute respiratory distress syndorme, che si è rivelata fatale. Lo si apprende da fonti ospedaliere che precisano, tra l’altro, che il paziente non soffriva di gravi patologie pregresse.
All’interno del nosocomio, inoltre, è stato trasferito da Pordenone, per eseguire una terapia non disponibile nella città d’origine, un altro uomo colpito da un livello influenzale molto grave. I medici gli stanno praticando addirittura la circolazione extracorporea. In ospedale ci sono altri cinque pazienti complessi sotto osservazione.
Oltre all’importanza della vaccinazione, che è possibile ancora eseguire, i dottori consigliano di seguire altre regole fondamentali: «Bisogna lavarsi bene le mani, coprire naso e bocca quando si starnutisce, poiché le piccolissime goccioline espulse possono andare a molti metri di distanza e quindi infettare qualcun altro. E, ancora, restare a casa nel periodo di malattia. È consigliato poi bere molta acqua e assumere il paracetamolo.
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