Bosco, via un supermercato e contratti di solidarietà

Sette supermercati alimentari, un bricocenter, due pescherie e un Ristobar.
Quella di Bosco è una realtà nella piccola e media distribuzione attiva a Trieste fin dall’era asburgica: l’avvio dell’azienda risale infatti al 1880. Oggi, così come buona parte delle aziende cittadine e non, vive un periodo di crisi. Le famiglie spendono di meno e vanno costantemente a caccia dei prodotti che presentano i prezzi più bassi. Nei supermercati è ormai questo il leitmotiv. Tra i negozi del gruppo Bosco, quello di via Paisiello presenta delle perdite gravi. I titolari dell’azienda, i fratelli Giorgio e Fabio Bosco, intendono ora chiuderlo. Giù le serrande. Ma propongono ai sindacati non il licenziamento dei sette dipendenti attivi nel punto vendita, che verrebbero riassorbiti negli altri negozi, bensì i contratti di solidarietà.
Incontri con i sindacati e con gli stessi lavoratori sono in corso ormai da giorni e sembrano avviati a una soluzione accettata da tutte le parti in causa. Venerdì scorso la proprietà ha visto i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl. «Non intendiamo licenziare nessuno - afferma Fabio Bosco -. La nostra intenzione è di intervenire subito, prima che la situazione degeneri. Nell’ambito dell’azienda c’è un solo supermercato in perdita. Vogliamo risolvere al meglio questa posizione in modo da non trovarci poi con l’acqua alla gola. Quel negozio rappresenta un tredicesimo del nostro fatturato complessivo. I presupposti per chiudere la vertenza ci sono tutti. Senza dover ricorrere a licenziamenti né a cassa integrazione. Del resto come faccio a licenziare persone che lavorano con me da trent’anni, oppure a mandarle in cassa integrazione? Mi sembra che il contratto di solidarietà - dice Fabio Bosco - possa essere davvero la migliore soluzione per i cento lavoratori dell’azienda».
Con i sindacati si sta discutendo proprio di contratti di solidarietà e sembra che su questo punto si possa chiudere la trattativa già alla fine della prossima settimana.
La conferma su questo punto arriva anche dalla segretaria provinciale dell’Ugl terziario, Giovanna D’Este: «La discussione con l’azienda e con i dipendenti è a buon punto. Si tratta di negozi quasi a conduzione familiare, con i Bosco che hanno a cuore la situazione dei dipendenti e si sono dimostrati fin da subito molto disponibili, a differenza di quanto accaduto nel caso di altri imprenditori».
«Come sindacati - sottolinea ancora D’Este - siamo convinti che una soluzione vada trovata: c’è la disponibilità da parte nostra e da parte dell’azienda. Abbiamo insistito però sul fatto che i contratti di solidarietà debbano riguardare tutti i dipendenti, a partire dal direttore per arrivare fino all’ultimo lavoratore. Non ci deve essere chi fa quaranta ore e chi invece ne fa soltanto venti. Superato questo punto per quanto ci riguarda si può tranquillamente chiudere la vertenza già la prossima settimana».
Disponibili si dicono i Bosco a parlarne con i propri dirigenti. E soprattutto a non lasciare “vuoto” il supermercato di via Paisiello. «Noi abbiamo dei prodotti di qualità che in quel negozio non vanno - afferma ancora Fabio Bosco -. La crisi purtroppo colpisce in misura maggiore le categorie deboli. Quello che però non vogliamo è che quel rione finisca per trovarsi senza un negozio. Per questo stiamo prendendo contatti con imprenditori con l’obiettivo di lasciare l’attività a qualche discount».
I contratti di solidarietà - e cioè meno ore di lavoro, ma comunque lavoro per tutti - sono accettati dai dipendenti che nel caso del gruppo Bosco perdono alla fine poco in busta paga, stando almeno ai calcoli effettuati dai sindacati: tra stipendio contrattuale, premi e altre voci, i dipendenti verrebbero a ricevere comunque quasi il 100 per cento.
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