Boris Pahor: Lubiana tolga la vignetta ai triestini

Dipiazza: nodi irrisolti con la Slovenia, ma sono strumentalizzazioni. Bassa Poropat: i punti di sintesi si trovano
«Il ministero dei Trasporti di Lubiana ha fatto dietrofront sulla vignetta quando appena tre giorni fa ne aveva lasciato intravedere l’abolizione? Credo che la Slovenia faccia male ad attenersi alla lettera ai contenuti dei vecchi accordi (quelli di Osimo, ndr). Sarebbe un bel gesto liberalizzare, per i cittadini triestini, le autostrade e le arterie a scorrimento veloce».


Con queste parole lo scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor prende posizione sulla vicenda della vignetta tifando per la sua abolizione. Una risoluzione che Lubiana, a suo parere, potrebbe prendere anche per agevolare il dialogo. Quel dialogo tra Lubiana e Italia che negli ultimi tempi, a dispetto di una caduta delle frontiere salutata con entusiasmo solo nel dicembre di due anni fa, sembra reso più difficile da tutta una serie di nodi e problemi sul tappeto: dalla questione del rigassificatore cui Lubiana oppone tutti i suoi dubbi, al piano regolatore contestato dalla Slovenska Skupnost perché penalizzerebbe la popolazione del Carso; passando per la spinosa tematica del Teatro stabile sloveno a corto di finanziamenti e asseritamente a rischio di chiusura.

Mai così vicini e mai così lontani, dunque? Boris Pahor rifugge da un’interpretazione di questo genere. E anzi, precisa, «i rapporti tra le autorità slovene e le amministrazioni pubbliche triestine non sono peggiorati». Lo scrittore, piuttosto, invita ad analizzare le questioni una a una. Punto per punto. Così, per esempio, in merito al rigassificatore Pahor si trova allineato ai timori manifestati da Lubiana. Perché «la questione non riguarda solo la Slovenia ma soprattutto Trieste. Ci siamo chiesti quali conseguenze comporterà tale impianto per la nostra città? E cosa succederà tra dieci anni? E tra venti? No, non si possono calcolare le conseguenze che il rigassificatore avrà sul mare».

A fronte di una posizione come quella di Pahor, che ribadisce come «i rapporti tra le autorità slovene e Trieste non siano peggiorati», c’è però anche chi di una indubbia serie di problemi sorti a cavallo del confine che non c’è più offre un’altra interpretazione. Una chiave di lettura personale e tutta politica. Mai così vicini, mai così lontani, dunque? «Effettivamente, di problematiche sul tappeto con la Slovenia ce ne sono» è il commento del sindaco Roberto Dipiazza. Che ragiona così: «Per capire cosa stia succedendo è sufficiente analizzare la situazione interna della Slovenia. Il governo sta traballando a causa della forte crisi economica: per questo sta spostando il tiro su altre questioni, in maniera tale che la popolazione slovena invece di parlare dei problemi veri (quelli economici, ndr), chiacchiera dei non-problemi».


Secondo il sindaco la questione del rigassificatore così come quella delle vignette, senza dimenticare le querelle sul Piano regolatore e il Teatro stabile sloveno, «altro non sono che strumentalizzazioni. Il governo sloveno si occupa di politica estera per far dimenticare ai propri cittadini le questioni interne». Fatto sta che ad essere colpita da questa «fine strategia politica», come la definisce Dipiazza, è l’Italia, Trieste nella fattispecie. Proprio sulla vignetta, peraltro, l’amministrazione comunale triestina - conferma Dipiazza - sta per affidare all’avvocato Paolo Sardos Albertini l’incarico di affrontare la questione dal punto di vista legale: «Nel Trattato di Osimo ovviamente non si parla di vignetta ma la questione l’ho studiata a fondo quando avevo pensato di istituire un minipedaggio per completare l’opera della Grande viabilità», spiega il sindaco. «Un’iniziativa poi venuta meno: noi non possiamo venire oltre il Lisert, serve una zona cuscinetto, ma loro devono fare altrettanto». Ecco che con un’apertura da parte della Slovenia sulla questione - quell’apertura auspicata anche da Pahor - si eviterebbero contrapposizioni a colpi di carte bollate.


Mai così vicini, mai così lontani, per tornare al tema? Più politically correct la posizione della presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat. «Voglio avere una visione positiva», esordisce, dichiarando che - secondo il suo parere - non è vero che la Slovenia e Trieste si sono allontanate paradossalmente nel momento in cui avrebbero dovuto essere più vicine. «Ho sempre pensato che l’abbattimento dei confini ha senso quando nascono programmi condivisi - argomenta la numero uno di Palazzo Galatti -. Per quanto ci riguarda, con i progetti Interreg l’esperienza è stata sempre positiva». Vero è che la vicenda più recente delle vignette «è stata un po’ fuori luogo, un dietrofront che proprio non ci aspettavamo. Sono comunque certa che riusciremo a trovare un punto di sintesi». Conclude Bassa Poropat: «Lo sforzo che dobbiamo fare, come amministratori pubblici, è di smussare gli spigoli. Sia al di qua che al di là del vecchio confine».


Intanto, i presidenti delle associazioni di riferimento delle comunità slovene in Italia Rudi Pavis (Skgz) e Drago Stoka (Sso) hanno chiesto agli enti locali del Friuli Venezia Giulia di partecipare a un incontro promosso dall’associazione che detiene la maggioranza del consiglio direttivo del Teatro stabile sloveno di Trieste. Teatro - rimarcano - «che versa in una situazione economica drammatica».

Riproduzione riservata © Il Piccolo