Boom di parti al Punto Nascita di Monfalcone, in sette mesi 465 (+26%)

Sono 122 in più dello scorso anno in controtendenza con il resto della regione e dell’Italia. Un quinto con taglio cesareo
Bonaventura Monfalcone-14.01.2016 Reparto Ostetricia e primario Boschian-Bailo-Ospedale di san Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-14.01.2016 Reparto Ostetricia e primario Boschian-Bailo-Ospedale di san Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE È in crescita il numero di parti al Punto Nascita di Monfalcone-Gorizia. Nei primi 7 mesi di quest’anno al San Polo sono stati 465, rispetto ai 343 nello stesso periodo del 2019, a fronte di un aumento di 122 parti, il 26,2%. Un aumento significativo e beneaugurante considerato che generalmente è nel secondo semestre dell’anno che i parti tendono ad aumentare. Altro aspetto è relativo agli indici di appropriatezza che al San Polo segnano un basso tasso di parti cesarei: nei primi sette mesi sono stati solo il 20%, rispetto all’80% dei parti spontanei. Per appropriatezza s’intende il ricorso agli interventi chiurgici solo in presenza di effettive problematiche e rischi per la donna ed il bambino.

Al Punto Nascita, sempre nei primi sette mesi di quest’anno, assieme al 69% dei parti spontanei si affianca il 5% di parti in acqua, modalità consolidata al Servizio, a cui si aggiunge il 6% dei cosiddetti parti operativi, ossia che hanno richiesto l’utilizzo della ventosa. Quanto ai tagli cesarei, l’11% ha riguardato donne già sottoposte a interventi pregressi, mentre per il 9% si tratta di partorienti al loro primo cesareo.

Nel complesso, dunque, l’alto grado di appropriatezza raggiunto al San Polo nel limitare gli interventi chiurgici indica una significativa professionalità dell’equipe di medici e ostetriche che hanno condiviso con le partorienti la scelta più adeguata rispetto alla reale necessità. In Friuli Venezia Giulia i parti cesarei rappresentano il 24,1% rispetto alla media italiana del 35%, seguendo l’obiettivo di una progressiva diminuzione.

Il Punto Nascita inoltre ha mantenuto costante e importante il trend rispetto al parametro di sicurezza da garantire dei 500 parti all’anno. La struttura monfalconese si attesta su una media di 703 parti negli ultimi 5 anni: erano 707 nel 2015, 661 nel 2016, quindi 741 nel 2017, poi 702 nel 2018 e 705 nel 2019.

Il direttore del Punto Nascita, Pierino Boschian-Bailo, nel ringraziare peraltro Asugi e la Regione per la sensibilità e l’impegno garantiti, ha osservato: «L’aumento di 122 parti in questi primi sette mesi è un risultato importante, facendo prevedere che a chiusura del 2020 i numeri potrebbero aumentare ulteriormente. A livello nazionale e regionale – ha aggiunto – si rileva un abbassamento notevole della natalità. L’elemento di fondo è l’impegno e l’organizzazione che abbiamo messo in campo nel temine più complessivo».

Il riferimento è all’intera attività del Servizio: «Il Punto Nascita comprende tutta una serie di prestazioni, che parte dal Percorso nascita, “fiore all’occhiello” del nostro Servizio, nell’interazione tra ospedale e territorio, attraverso un modello innovativo».

L’attività consultoriale e di assistenza durante la gravidanza proseguono anche nella fase post-parto, a cura delle ostetriche e con maggiore integrazione degli specialisti a supporto in ordine alle proprie competenze. Come ha spiegato la coordinatrice del gruppo di ostetriche, dottoressa Roberta Giornelli, il percorso nascita integrato ospedale-territorio, nel seguire uno specifico modello di riferimento, si caratterizza in tre fasi. Durante la gestazione a disposizione delle donne l’offerta territoriale consiste nell’ambulatorio gravidanza fisiologica, corsi di acquaticità e preparazione alla nascita, incontri formativi con gli specialisti. Sul fronte ospedaliero è attivo l’ambulatorio gravidanza a rischio e l’ambulatorio della gravidanza a termine, con l’offerta anche della diagnosi prenatale. Il momento del parto è ospedaliero e le prestazioni assieme al parto spontaneo prevedono il parto in acqua, il taglio cesareo, l’analgesia naturale, quella farmacologica (protossido di azoto) e il parto in analgesia h24. L’ultima fase è appannaggio del servizio territoriale a fronte delle visite domiciliari, l’ambulatorio di continuità assistenziale madre-bambino, il massaggio del bambino, gli incontri formativi con gli specialisti e la visita post partum. Rientra l’integrazione con i pediatri di libera scelta. Il tutto si traduce in un aumento di attività e impegno. Boschian-Bailo ha osservato: «Nonostante il carico di lavoro si continua a mantenere l’appropriatezza del servizio secondo gli standard nazionali».—

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