Bonus Inps, dai parlamentari Fvg una voce sola: «Indegno chiedere i 600 euro»

Condanna trasversale. La Lega allontana i sospetti dai suoi. Serracchiani: «Audizione di Tridico»
La vicepresidente del partito Democratico Debora Serracchiani durante la manifestazione di protesta indetto dalle associazioni dei risparmiatori in piazza Montecitorio a Roma, 18 aprile 2019. ANSA/ANGELO CARCONI
La vicepresidente del partito Democratico Debora Serracchiani durante la manifestazione di protesta indetto dalle associazioni dei risparmiatori in piazza Montecitorio a Roma, 18 aprile 2019. ANSA/ANGELO CARCONI

TRIESTE Nessuno di loro risulta coinvolto nello scandalo estivo dei 600 euro e i parlamentari del Friuli Venezia Giulia si uniscono senza eccezioni nella condanna dei colleghi e dei consiglieri regionali che hanno fatto richiesta dell’aiuto Inps alle partite Iva, pur potendo fruire di un lauto stipendio. E mentre tutti stigmatizzano il gesto, la presidente della commissione Lavoro della Camera Debora Serracchiani annuncia la possibile audizione del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, come richiesto dal corregionale Walter Rizzetto, capogruppo di Fdi in commissione.



«Considerato lo stipendio – dice Serracchiani – un parlamentare che chiede il bonus compie un atto inopportuno. Mancano le precondizioni per rappresentare i cittadini: etica, dignità e decoro». L’esponente dem spiega che «stiamo valutando la possibilità di svolgere l’audizione del presidente dell’Inps», senza escludere una convocazione ferragostana. La richiesta arriva da Fratelli d’Italia e Italia viva, con Rizzetto che chiede di «chiarire ogni aspetto di questa assurda vicenda, che getta discredito su tutti i parlamentari corretti. Avevamo sollevato il problema della mancanza di soglie di reddito, ma anche così un parlamentare o un consigliere regionale non avrebbe dovuto chiedere un soldo».

Tra i beneficiari degli aiuti Fvg spuntano anche Tondo e Centis
Renzo Tondo


Sull’assenza di un limite per l’accesso alla misura, la senatrice dem Tatjana Rojc ammette che «la norma poteva essere scritta meglio, ma l’occasione non può fare l’uomo ladro: è una cosa indegna, che alimenta l’idea della cattiva politica. Alcuni parlamentari hanno fregato lo Stato e tolto soldi a cittadini normali». Tra le fila della maggioranza anche i Cinquestelle colpiscono duro: la deputata Sabrina De Carlo parla di «enorme presa in giro nei confronti dei cittadini: chi si è approfittato dell’emergenza Covid deve restituire tutto e dimettersi». Nonostante la probabile presenza di un pentastellato tra i furbetti, il grillino Luca Sut punta il dito sulla Lega: «Il partito di Salvini è sempre più coinvolto nello scandalo. Sono senza vergogna. Il M5s si batterà per far uscire i nomi e chiunque si sia macchiato di un gesto così ignobile può considerarsi fuori dal Movimento».

Ma dal Carroccio si difendono. Massimiliano Panizzut ricorda che «al momento non c’è ufficialità ma solo illazioni: inutile dire che, se i parlamentari appartenessero ad altri gruppi, sarebbe tutto finito sotto silenzio, anche se non mi sarebbe mai passato per la testa di fare una cosa del genere». La leghista Raffaella Marin sottolinea che «i nostri parlamentari hanno fatto donazioni per fronteggiare l’emergenza Covid e al momento il coinvolgimento del nostro partito è fermo alle voci di corridoio». Poi la senatrice va sul sentimentale: «Conosco l’anima dei leghisti e non sarebbero capaci di una cosa del genere. Mi pare solo un modo di creare scompensi ferragostani».

Nel centrodestra c’è invece chi non risparmia critiche ai suoi, come il berlusconiano Roberto Novelli, secondo cui il consigliere regionale forzista «Franco Mattiussi ha detto cose comprensibili, ma la scelta è decisamente inopportuna. Chi ricopre determinati ruoli non ha bisogno dei 600 euro: non parlo dei consiglieri comunali, che prendono un gettone di presenza e non vanno messi sullo stesso piano di parlamentari e consiglieri regionali».

A chiedere l’audizione di Tridico sono anche i renziani di Iv, che con Ettore Rosato bollano come «prive di fondamento» le indiscrezioni sul bonus chiesto da un proprio parlamentare. Il vicepresidente della Camera definisce «cialtroni» i colleghi che hanno domandato l’aiuto Inps: «Io sono fra i tanti orgogliosi della nostra democrazia, che soffre quando veniamo additati come quei pochi». —


 

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