Bono: «L’accordo francese una lezione per l’Europa»
TRIESTE. «Fincantieri con l’acquisizione di Stx France diventa uno dei più grandi gruppi al mondo in campo militare e civile. Questa è una conquista per l’Europa che deve accettare le sfide della competizione globale. Viviamo nell’epoca della complessità. Se le nostre aziende non aumentano di dimensioni sarà impossibile misurarsi con una concorrenza sempre più aperta. L’operazione Stx-Fincantieri-Naval Group non comporterà ristrutturazioni o pesanti costi sociali e garantirà lavoro e occupazione nei cantieri per i prossimi dieci anni»: c’era il parterre dell’economia e della finanza regionale ieri al Mib, la scuola per manager triestina, per la consegna a Giuseppe Bono, numero uno di Fincantieri, del master honoris causa in business internazionale. Il top manager che si definisce servitore dello Stato, come ha ricordato ieri nella laudatio accademica Andrea Tracogna, è l’artefice della conquista dei cantieri francesi dopo un complesso risiko giocato sul filo del negoziato fra Italia e Francia.
Fincantieri avrà il 51% (di cui l’1% in prestito dallo Stato francese) di Stx France con l’ingresso nel capitale del gruppo transalpino di Naval Group con una quota del 10%: il governo italiano e il governo francese inizieranno da questo momento a lavorare sul progetto più ampio di cooperazione nel settore militare, definendo entro giugno 2018 la roadmap di una cooperazione industriale sull’asse Italia-Francia.
Bono si riferisce alla nascita di un «hub mondiale»: di fatto dall’integrazione di Fincantieri, Naval Group e Stx France nasce un colosso da 10 miliardi di fatturato, una forte presenza internazionale (in oltre 20 paesi), circa 35.000 dipendenti e un indotto in Europa stimato in oltre 120.000 persone e con un carico di lavoro (backlog) di circa 50 miliardi di euro.
Oggi l’export rappresenta circa l’85% dei ricavi di Fincantieri che nel 2016 sono stati pari a circa 4,5 miliardi di euro. Da questo accordo ne deriva anche un insegnamento per la nostra industria, come ha spiegato Bono nella sua lezione al Mib: «É fondamentale per il sistema-Italia una crescita dimensionale delle proprie aziende, ovvero dei principali gruppi del Paese che trainando le filiere industriali di eccellenza possono rappresentare una garanzia non solo di continuità ma anche di ulteriore sviluppo delle Pmi italiane e quindi del tessuto industriale del Paese».
Una prospettiva che però si scontra con la rarefazione del paesaggio industriale italiano dove le grandi imprese rischiano l’estinzione. L’industria italiana, nella visione del manager, deve valorizzare la sua tradizione di cultura classica come nel Rinascimento. Bono, calabrese di Pizzoni, amministratore delegato del colosso cantieristico triestino dal 2002, corona con l’accordo in Francia tutta una vita trascorsa nell’impresa di Stato: dall’Efim al vertice di Finmeccanica fino alla guida del colosso della cantieristica. Il Ceo, per spiegare il successo della campagna francese, ha ripercorso le tappe dell’internazionalizzazione del colosso triestino a partire dalla conquista dei cantieri americani, nel 2008, primi asset produttivi del gruppo al di fuori dell’Italia e forte presidio produttivo nel settore difesa.
Poi è venuta nel 2013 l’acquisizione del gruppo norvegese Vard che il gruppo triestino, vista la crisi del settore oil e gas, ha riconvertito nel settore navi da crociera. Importante anche l’ingresso nel perimetro del gruppo di due cantieri in Romania, importante base produttiva low-cost. E poi la Cina, attraverso la costituzione con Cssc (principale gruppo cantieristico statale cinese) di una joint venture per lo sviluppo di navi da crociera destinate al mercato cinese e asiatico: «L’accordo in Cina rappresenta una delle principali operazioni di collaborazione industriale tra Cina e Italia e potrà consentire in futuro lo sviluppo di nuove partnership tra le due società». Dall’Europa alla Cina Fincantieri è pronta a gettare il guanto di sfida.
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