Bonifiche e terminal. Bruni: «Teseco ci propose di restituire altri terreni»
Entro pochi giorni - questa almeno è la speranza di tutti gli attori coinvolti, oltre che dei vertici delle istituzioni cittadine-, il Tribunale deciderà se accogliere o meno il ricorso della Samer & c. Shipping srl contro la Teseco per la questione del terminal traghetti all'ex Aquila. Durante l'udienza di lunedì pomeriggio, il presidente della sezione Civile del Tribunale di Trieste, Giovanni Sansone, ha ascoltato tutte le parti in causa, chiedendo delucidazioni anche ai diretti interessati e riservandosi di decidere. Chi si aspettava un passaggio formale e un rinvio ad altra data è stato smentito dai fatti: pare ci sia la volontà di arrivare subito alla fine del primo capitolo della vicenda, mentre salta fuori che Teseco aveva offerto all'Ezit terreni diversi, in cambio di quelli stabiliti dall'Accordo di programma per la bonifica.
Violazione delle leggi in materia di aiuti di Stato e concorrenza sleale. Con queste motivazioni la Samer & c. Shipping si è presentata in Tribunale contro la Teseco, chiedendo al giudice di impedire alla stessa società di disporre dei terreni ex Aquila e di invitare Ezit e Autorità portuale a non firmare concessioni e autorizzazioni che consentano a Teseco di svolgere attività economiche in quell'area. Tutto ciò perché la stessa Teseco avrebbe offerto alla società guidata da Enrico Samer i terreni (ancora da bonificare) a 187 euro al metro quadrato, mentre l'Accordo di programma firmato – e ormai scaduto – con la Regione prevedeva che li restituisse all'Ezit bonificati e con un prezzo compreso tra i 25 e i 30 euro, dopo averli pagati 1 euro al metro quadrato proprio con la promessa di ripulirli dall'inquinamento accumulato nel corso dei decenni dall'ex raffineria.
Tesi non accettata dalla Teseco, che però ha scelto di non divulgare le proprie ragioni se non dopo la decisione del giudice. A quest'ultimo ha invece raccontato tutto l'ingegner Stefano Vendrame, direttore dell'Area nordest della società toscana, sentito lunedì assieme ad un funzionario dell'Autorità portuale, a Enrico Samer (che però non è intervenuto direttamente lasciando parlare il suo legale) e al presidente dell'Ezit, Dario Bruni. «Ho esposto i fatti, ciò che è successo in questi anni. L'Accordo di programma che prevedeva la bonifica è scaduto e noi non abbiamo ricevuto indietro il terreno (circa 200mila metri quadrati, ndr) – racconta Bruni - ma Teseco ci ha proposto di sostituirlo con altri terreni di sua proprietà. È nostro interesse che il terminal ro-ro si faccia, ma io non posso modificare in maniera autonoma quanto stabilito dall'Accordo di programma scaduto nel 2010. È la Regione, in questo caso, che comanda. Ad ogni modo mi auguro che tutto si risolva positivamente e se qualcuno ha commesso qualche scorrettezza, noi ci affidiamo alla magistratura nella quale abbiamo grande fiducia».
Una curiosità “tecnica”: non era presente all'udienza di lunedì l'avvocato che ha presentato il ricorso per conto della Samer Shipping, Davide Maresca. È stato infatti sostituito dal padre, Maurizio Maresca (già presidente dell'Autorità portuale di Trieste e oggi nel consiglio di amministrazione di Trieste terminal passeggeri per conto della Cordata Unicredit-Costa), perché convalescente da un intervento chirurgico.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo