Bomba a mano a Mitrovica vicino alla base del Battaglione Gorizia

Anche se fortunatamente non ha causato danni né fatto feriti, l’ordigno ha comunque dato un segnale chiaro in quanto ai malumori provocati dalla riapertura del celebre ponte
Di Giovanni Vale

ZAGABRIA. Una bomba a mano è stata lanciata nella notte tra lunedì e martedì nei pressi del ponte sul fiume Ibar a Mitrovica, nel nord del Kosovo. Anche se fortunatamente non ha causato danni né fatto feriti, l'ordigno ha comunque dato un segnale chiaro in quanto ai malumori provocati dalla riapertura del celebre ponte, prevista dall'Unione europea per il prossimo 20 gennaio al termine dei lavori di rinnovamento iniziati domenica. Il ponte, sul quale il traffico è impedito da una barricata trasformata da diversi mesi in un "parco della pace" (che svolge comunque la stessa funzione), è il simbolo della divisione tra le comunità serba (residente a nord del fiume) e kosovaro-albanese (a sud), nonché delle difficoltà di comunicazione tra la Serbia e la sua ex provincia del Kosovo, diventata indipendente nel 2008.

«Le nostre unità investigative si sono recate sul posto e hanno determinato che una bomba a mano M-75 è stata lanciata», ha dichiarato ieri all'agenzia serba Beta Zeljko Bojic, Capo della polizia regionale del Kosovo, annunciando il proseguimento di un'inchiesta. Contrariamente a quanto riportato da diverse testate, l'ordigno non è stato lanciato contro i carabinieri impiegati nel pattugliamento del ponte (nell'ambito della missione Onu Kfor), ma sulla riva settentrionale del fiume e «in direzione del quartiere Bosnjacka mahala», come l'agenzia Beta. Nella base operano anche i militari friulani del Battaglione di Gorizia. L'intento, anche se l'atto non è ancora stato rivendicato, è probabilmente quello di manifestare contrarietà alla riapertura del ponte. «Ad essere onesta, il fatto non mi sorprende», confida Milica Andric, responsabile di programma alla Ong Aktiv a Mitrovica Nord, un'organizzazione che mira ad incrementare la partecipazione democratica della comunità serba. «Abbiamo fatti diversi studi che indicano che la comunità serba si oppone fermamente alla riapertura del ponte e che le condizioni di sicurezza peggioreranno nel caso in cui il ponte dovesse riaprire», prosegue Milica Andric che accusa: «Nessuno sembra ascoltarci». In seguito all'accordo firmato tra Pristina e Belgrado nell'estate 2015 e alle nuove discussioni dello scorso 2 agosto, la riapertura del ponte centrale sull'Ibar dovrebbe diventare - nelle intenzioni dell'Unione europea - «il simbolo della normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia».

Secondo un programma dettagliato sottoscritto da entrambe le parti e presentato dalla Commissione europea, i lavori di rivitalizzazione del ponte proseguiranno in parallelo alla pedonalizzazione di via Re Pietro (a Mitrovica Nord), mentre alla polizia kosovara, a Eulex e a Kfor spetteranno il compito - entro i rispettivi mandati - di garantire la sicurezza del cantiere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo