Bollo auto, è una truffa la richiesta di ripagarlo
Dopo Trieste, anche Gorizia. Aver pagato il bollo dell’auto e vedersi recapitare un sollecito di pagamento dall’Agenzia delle entrate, talora con dati anagrafici non corretti, sta inquietando anche alcuni cittadini goriziani. Viceversa, la stessa Agenzia è vittima di una truffa informatica e raccomanda di non inserire i numeri della propria carta di credito col miraggio di “rimborsi”. È un furto di dati. Già nelle scorse settimane l’Agenzia delle entrate ha sottolineato che qualche caso di errore si è verificato nel corso degli accertamenti sui pagamenti del 2011: a volte il contribuente ha sbagliato bollettino, altre (se ha pagato in tabaccheria) può essersi verificato un incrocio informatico errato di informazioni, che comunque confluiscono in una banca dati nazionale del ministero dell’Economia, o può esserci stata un’omonimia.
Siccome di fronte a un’ingiunzione di pagamento tutti si spaventano (soprattutto se i dati personali risultano non corretti) per rimettere le cose a posto è sufficiente presentarsi all’Agenzia delle entrate con la ricevuta del bollo pagato, l’ufficio ritirerà l’ingiunzione inviata per errore. In ogni caso il sito dell’Agenzia consente di verificare la propria situazione. Anche (ma certo non solo) sui bolli auto. Basta scegliere la pagina intitolata “Il tuo profilo fiscale” e di seguito, dalle colonne, la voce “Calcolare”, e quindi ancora “bollo auto”. Inserendo i propri dati si avrà una tabella che riporta dove e quando è stata pagata la cifra.
Invece viaggiano proprio per via informatica false notifiche di rimborsi fiscali, dall’indirizzo “AgenziadelleEntrate@finanzi.it”. Chi lo ricevesse, non deve proseguire nell’uso con “Fornisci le informazioni”. Nessun rimborso, dice l’Agenzia, avviene per via informatica. Le modalità corrette si trovano sempre sul sito. E L’Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori, che dice? Ugo Previti è un fiume in piena. «Sono episodi antipatici e evitabili. Paradossalmente si verificano con maggior frequenza da quando l’informatica ha investito la gestione delle pratiche: dal mancato pagamento dei ticket alle bollette delle utenze domestiche, anche nella nostra provincia non si contano i casi di richieste illegittime da parte degli enti a danno dei consumatori».
Nella raccomandata si evidenziava anche un altro aspetto. Ovvero: «Per regolarizzare la posizione si dovrà versare il contributo dovuto, le spese di notifica, gli interessi maturati e le sanzioni, pari al 30% di quanto non versato o versato in ritardo». A esempio, il bollo per un’utilitaria da 40 kw ammonta a 112 euro, cui si sarebbero aggiunti, nel caso di effettiva evasione, 33,60 euro di sanzioni, 9,80 euro di interessi e 5,18 euro di diritti di notifica, per un importo che complessivamente supera i 160 euro. Per chiarire la propria posizione, gli automobilisti che hanno ricevuto la notifica non devono fare altro che recarsi nella sede goriziana dell’Agenzia delle entrate e contestare l’atto di accertamento: dopo aver verificato l’erronea apertura della pratica, i funzionari dell’ente provvederanno allo stralcio della posizione, senza costi aggiuntivi per l’utente. «Ma se non fossi stato ordinato e non avessi conservato la ricevuta, cosa sarebbe successo? È ora di finirla che debba essere sempre il povero cittadino a dover dimostrare che si è comportato regolarmente. È successa la stessa cosa con i ticket sanitari non pagati o presunti tali. L’Ass isontina ha proceduto con il recupero dei crediti affidandosi a lettere ultimative e dando al cittadino l’onere della dimostrazione che ha pagato. Ma in che Paese siamo?», lo sfogo di un altro nostro lettore inviperito.
Francesco Fain
Stefano Bizzi
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