Bollette dell’acqua fino a 48 mila euro
TRIESTE Rincari addirittura del 300% e conti finali da brivido, con importi stampati sulle bollette di 25- 30 mila euro e, in un caso, addirittura 48 mila euro. È un’autentica stangata quella abbattutasi sugli alberghi triestini per effetto del nuovo metodo di calcolo dei consumi dell’acqua. Un salasso, quello che rischia ora di mettere in ginocchio le strutture ricettive, ancora più pesante rispetto a quello denunciato nelle ultime settimane da bar e ristoranti. Tanto da spingere i vertici della categoria ad alzare la voce e a segnalare ufficialmente l’insostenibilità della situazione.
Alla base di tutto, come ampiamente spiegato nei giorni scorsi, c’è l’adeguamento delle tariffe idriche a livello nazionale imposto dalla normativa dell’Autorità di regolazione per Energia, Reti e Ambiente, con effetto retroattivo a partire dal primo gennaio 2018. Proprietari e gestori di hotel sono rimasti impietriti di fronte alla richiesta di cifre da capogiro, non preventivate e quindi non inserite nei bilanci dell’anno scorso, ormai approvati e archiviati. Bilanci ai quali ora, inevitabilmente, in tanti dovranno mettere mano. Con molte difficoltà. Perché le bollette, nonostante le lamentele e la speranza che qualcosa si muova, intanto vanno pagate.
Gli addetti ai lavori mettono sotto accusa il fatto di inserire le strutture ricettive nella stessa categoria di piccoli negozi, seppur consumi e prestazioni siano ben diverse. «La retroattività è qualcosa di vergognoso - dice senza mezzi termini Alex Benvenuti, titolare dell’Hotel Duchi -, è una follia agire in questo modo. I conti del 2018 noi, come altri, li abbiamo chiusi a fine dello scorso anno e ora mi trovo con una bolletta da 30 mila euro. È una situazione ai confini della realtà, inconcepibile. Chi mi dice che non succederà la stessa cosa magari con l’elettricità in futuro? Come si può lavorare così? Questo vuol dire mettere in ginocchio le aziende».
«Spero che le cose cambino e rapidamente - commenta Riccardo Zanellotti, direttore del Savoia Excelsior Palace -, ma qui intanto l’aumento è a livelli pazzeschi. Lo scorso anno si pagavano 3,5 euro a metro cubo d’acqua, ora siamo saliti a 9,1 euro. Non si capisce poi come sia possibile classificare un albergo come un piccolo artigiano. È una situazione incredibile, che ci espone a costi allucinanti. E non è tutto. Nel bollettino ricevuto viene evidenziato come il conteggio della retroattività non sia ancora completato: mancano, almeno qui da noi, ancora alcuni mesi. A questo punto non so davvero cosa aspettarmi dopo i 28 mila da pagare ora».
A farsi interprete dell’esasperazione dei colleghi è Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi Trieste. «Ho sentito una trentina di strutture e, anche se ne discutiamo da mesi, probabilmente la maggior parte non si aspettava queste batoste. Il problema - sottolinea - è duplice. Da un lato è impensabile che un hotel abbia gli stessi metri cubi di acqua, ad esempio, di una sartoria. Mettere sullo stesso piano un albergo e un negozio è assurdo. Ecco perché abbiamo chiesto di rivedere la classificazione, distinguendo con decisione le categorie commerciali. Un cambiamento che consentirebbe di risolverebbe almeno in parte la problematica. Come secondo aspetto negativo poi – aggiunge – c’è da rilevare come ci siano stati aumenti costanti, anno dopo anno, negli ultimi tempi. Rincari consentiti e leciti, ma che ormai nessuno si può più permettere si sostenere».
Mentre la discussione prosegue e si attendono sviluppi, le bollette comunque vanno pagate. «E per qualcuno sono davvero salate. C’è un albergo a Trieste - rileva Lanci - che si è visto chiedere un importo di oltre 48 mila euro, anche per la presenza di una piscina. Facile intuire lo choc di chi si è trovato di fronte una sorpresa tanto spiacevole. L’unica soluzione è la rateizzazione, ma comunque non va bene. Le aliquote, tra l’altro, sono diverse a seconda della regione e ricordo che qui da noi, oltre all’arretrato, alla fine ci ritroveremo a pagare almeno il doppio rispetto al passato».
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