Bocciato il rigassificatore
L’Autorità portuale da ieri è ufficialmente capofila del fronte del “no” al rigassificatore. La presidente Marina Monassi dice «andrò fino in fondo». Ieri ha ottenuto quasi all’unanimità dal Comitato portuale voto favorevole a una delibera che le conferisce mandato a esprimere parere negativo all’impianto di Gas Natural in sede di conferenza dei servizi decisoria. Quella conferenza che il ministro Clini ha differito di 45 giorni dalla data prevista del 19 gennaio chiedendo un supplemento di istruttoria sulla Valutazione d’impatto ambientale già concessa.
I tempi supplementari hanno messo freneticamente al lavoro lo staff di via von Bruck. Carte e documenti hanno rivelato incongruità e difformità nel procedimento. Tanto che la relazione tecnica sui futuri flussi di traffico una volta realizzati piattaforma logistica, raddoppio dei moli e terminal ro-ro a Muggia, è diventata solo di importante supporto. Si sono ravvisate ben altre ragioni per un motivato diniego. Prima che cominciasse questo importante Comitato portuale Monassi ha quasi minacciato: «Il nostro voto vale per uno ma in conferenza dei servizi siamo in 20: voglio da tutti un parere motivato e scritto, voglio vedere chi avrà il coraggio di firmare con nome e cognome e col sangue, non con uno schiribizzo illeggibile, che si può fare, che tutto va bene».
A parte l’immensa mole di traffico futuro che l’analisi tecnica ha dettagliato (come detto a parte), si è scoperto che il porto aveva un Piano della sicurezza rimasto incompleto: «Lo faremo adesso in velocità spaventosa». Che la spagnola Gas Natural il 20 novembre 2008 ha comunicato il subentro di Gas Natural Italia, la quale l’11 settembre 2009 ha aderito alla procedura autorizzativa semplificata, con ciò stesso interrompendo la validità dei pareri già espressi. Che il gasdotto Snam viaggia con autorizzazioni tutte sue e invece il procedimento dovrebbe essere unico (Monassi: «Ora vado contro rigassificatore e gasdotto insieme, ho dato la mia contrarietà ed è dopo questa raccomandata a Clini che il ministero ha fermato la Via»). Inoltre, che Snam ha nel frattempo cambiato progetto, prevedendo un gasdotto più in profondità nel mare, il quale sarebbe pericoloso perché agganciabile dalle àncore. Una lettera che denuncia «l’incompatibilità» è stata spedita il 5 aprile scorso a ministero dell’Ambiente e a Snam. Che riceve un “no” anche sugli espropri già avviati: «Il terreno demaniale non può subire gravami, e quello patrimoniale è al suo servizio».
Monassi ha riferito che a La Spezia un rigassificatore “piccolo” sta costringendo l’Autorità portuale a disdettare anche le ultime piccole concessioni perché gasiere e traffico civile non riescono a convivere: «La Spezia è quella che mi aiuta di più». Per converso, è stata definita “ambigua” la relazione della Capitaneria di porto. Che ieri era, come la Regione, assente. E la cosa non è piaciuta per niente al sindaco di Muggia Nerio Nesladek (entusiasta dopo anni di battaglie: «Oggi si dà il “de profundis”, il sigillo che chiude un lungo percorso») e alla presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat.
Ma un altro colpo di scena è arrivato in Comitato portuale. Il rappresentante del ministero delle Infrastrutture-Genio civile Giorgio Lillini (che a Venezia aveva firmato invece l’ok all’impianto di Porto Viro) ha dato “pollice verso”, nonostante la posizione forte del ministro Passera. Ha presentato una relazione che sarà inviata a Roma con la delibera dell’Ap: mancano un rapporto di sicurezza, un piano delle bonifiche e la verifica sismica di legge, le caratterizzazioni non sono state eseguite, non sono calcolati i “rischi intenzionali” (attentati), manca una valutazione sul passaggio contemporaneo di gasiere e navi, non si dimostra che il terminale non impedirà lo sviluppo del porto. Infine: trascurato «l’effetto domino, il fatto che l’impianto è a 250 metri da una superstrada e a 400 metri da abitazioni civili». La contestazione dei “no gas” è diventata da ieri una inequivocabile posizione istituzionale.
Alla Torre del Lloyd la delibera che dà mandato all’Autorità portuale di voto negativo a Roma ha visto 14 favorevoli, un solo contrario, Domenico Miceli in rappresentanza delle imprese ferroviarie («È un suicidio legale»). Astenuti Paolo Battilana per Confindustria («è un impianto strategico, aspettiamo le decisioni del ministero puntando a un terminale che non intralci lo sviluppo del porto») e Edoardo Filipcic a nome degli agenti marittimi («mancano troppe informazioni, non si può dire sì o no»).
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