Blitz via web, l’Isis arriva fino a Trieste
Hanno scelto un sito web facile da violare. Un sito molto cliccato attraverso il quale lanciare da Trieste i proclami deliranti dell’Isis, il califfato islamico dell’Iraq e del Levante che da più di due anni combatte nella guerra civile siriana contro il presidente sciita Bashar al Assad, e da circa un anno ha cominciato a combattere non solo le forze governative siriane ma anche i ribelli più moderati, creando di fatto un secondo fronte di guerra.
Il sito preso di mira è stato quello dell’emittente Radio Punto Zero. Chi lo ha aperto sabato prima delle 19 anziché trovare la programmazione e i link per accedere alle trasmissioni radiofoniche (canzoni, sport e informazione) si è trovato davanti agli occhi una pagina in arabo e in inglese caratterizzata dalla scritta «Hacked by team system Dz» e poi dalle diciture «I love Isis», «Lo stato islamico sta arrivando». In sottofondo una voce pronuncia parole inneggianti alla jihad e alla sharia. Poi scorrono foto fin troppo eloquenti: immagini di guerra e città distrutte.
È scattato l’allarme rosso. Perché come ha rilevato il procuratore capo Carlo Mastelloni (che ha incaricato la polizia postale e la Digos di avviare le indagini) «l’episodio desta preoccupazione». Nella notte gli investigatori della postale sono riusciti a risalire al server del sito di Radio Punto Zero che si trova in Olanda contro il quale è stato sferrato l’attacco. Pare che ad agire sia stato un hacker che ha utilizzato una rete “virtuale” di computer per non essere identificato che sono stati “agganciati” simultaneamente. Insomma come un flash, un lampo, che è partito da chissadove e poi con incredibile rapidità (si parla di secondi) ha colpito il server di Radio Punto Zero ed è arrivato fino a Trieste, portando ancora una volta la città in prima linea in fatto di terrorismo.
«Non sono tante le persone che sono in grado di fare questo genere di azioni», ha commentato il responsabile della postale Pasquale Sorgonà. La Digos ha contemporaneamente effettuato una serie di controlli mirati sul territorio analizzando alla luce dell’attacco dell’hacker le ultime informative dei servizi di sicurezza riguardanti anche la zona di Trieste. Ed è tornato alla mente l’episodio del febbraio 2002 a dell’arrivo della nave «Tvillinger» con a bordo quindici pachistani sospettati di far parte di un commando incaricato di mettere in atto un attentato contro il Papa. A bordo del cargo, secondo quanto poi trapelato, anche tale “Riffat”, uomo d’affari pachistano con cittadinanza statunitense seguito dai servizi segreti Usa perché ritenuto legato agli ambienti terroristici di Al Qaeda.
«Non credo si tratti di uno scherzo. È stata un’azione di persone esperte, gente che fa politica del terrore e non di sprovveduti», ha commentato Filippo Busolini, direttore dell’emittente radiofonica presa di mira dagli hacker dell’Isis che - dopo le 19 - ha oscurato la pagina web. Il «nostro sito - ha spiegato - è molto ben protetto ed è anche molto potente, forse per questo è stato scelto. È un episodio molto brutto ci sentiamo violati, violentati in modo violento».
Determinata la presidente della Regione, Debora Serracchiani: «Non accettiamo intimidazioni o minacce» e comunque, «confidiamo pienamente nella Procura e nelle Forze dell'ordine affinchè sia fatta piena chiarezza su un caso comunque inquietante». Sperando che non sia confermata l’ipotesi dell'Isis, Serracchiani ha detto di essere sicura che «la comunità regionale rigetterà con assoluta fermezza qualsiasi tentativo di infiltrazione a qualsiasi livello venga condotta».
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