Blitz sull'Isonzo, tendopoli smantellata

Carabinieri e Polizia locale hanno fatto rispettare l'ordinanza anti-bivacco: via 4 accampamenti, identificati 26 profughi
L'operazione di sgombero sulle Rive dell'Isonzo
L'operazione di sgombero sulle Rive dell'Isonzo

GORIZIA Dopo il Parco della Rimembranza, le rive dell’Isonzo. Ma con una sostanziale differenza: non si è trattato solamente di un’operazione-pulizia (insomma non sono stati portati via solamente i rifiuti) ma, di fatto, è stata fatta rispettare l’ordinanza anti-bivacco con l’invito ai richiedenti-asilo ad allontanarsi, a lasciare le sponde del fiume.

L’operazione si è protratta per quattro ore: dalle 8 alle 12. Ed è stata condotta congiuntamente dai carabinieri nel Nucleo operativo radiomobile (Norm) della compagnia di Gorizia e dalla Polizia locale assieme all’ufficio Ambiente del Comune di Gorizia. L’area posta sotto controllo si estendeva dal ponte VIII Agosto a valle. L’esito? Sono stati individuati quattro insediamenti, di cui uno non lontano dal viadotto “Ragazzi del ’99” mentre gli altri tre direttamente sulle rive dell’Isonzo.

La veglia nel parco in ricordo del pakistano annegato (Bumbaca)
La veglia nel parco in ricordo del pakistano annegato (Bumbaca)

Le forze dell’ordine hanno identificato 26 persone, di nazionalità afghana (la maggior parte) e pakistana. Come documentato fotograficamente dal nostro giornale nei giorni scorsi, i profughi erano riusciti a ricostruire dei rifugi di fortuna. Utilizziamo il verbo al passato perché carabinieri e vigili urbani hanno fatto smantellare le capanne e le rustiche tettoie, «in ottemperanza dell’ordinanza che prevede il ripristino dei luoghi all’aspetto originario». Via tutto, dunque: sacchi a pelo, ramaglie utilizzate per costruire tettoie, qualche sedia da campeggio.

Peraltro, al momento del blitz, diversi richiedenti-asilo stavano cucinando, come fanno quotidianamente da mesi. «Li abbiamo invitati a spegnere tutti i fuochi e a soprassedere - sottolineano ancora i militari dell’Arma -. Il rischio è che possa scoppiare un incendio. I profughi ci hanno ascoltato e hanno lasciato perdere, con tranquillità e senza protestare».

I 26 profughi identificati da carabinieri e vigili urbani sono risultati tutti essere “censiti”, ovvero in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato politico. Insomma, nessun clandestino, nessun migrante in attesa di riconoscimento da parte delle autorità di polizia.

L’operazione è servita a sgomberare tutti i rifugi di fortuna: gli operatori di Isontina Ambiente hanno riempito 12 sacchi neri della nettezza urbana.

I carabinieri fanno sapere che l’operazione non è conseguenza del tragico incidente che è costato la vita al venticinquenne pakistano. «Non c’è alcun nesso di causa/effetto - fanno sapere ancora i militari dell’Arma -. I controlli in riva all’Isonzo sono routinari e vengono effettuati con una certa ciclicità e costanza».
Nei giorni scorsi, sul problema degli accampamenti in riva all’Isonzo era intervenuto il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Ass Bassa Friulana-Isontina Gianni Cavallini. «Non è possibile - aveva sottolineato senza troppi giri di parole - che queste persone siano costrette a vivere all’aperto». «Dormire in quelle condizioni, sia al Parco della Rimembranza sia sulle rive del fiume Isonzo, può facilitare lo sviluppo di malattie virali o infettive: malattie che rischiano poi la diffusione, interessando anche la popolazione “indigena”, “autoctona”», la sua analisi.

Sul tema dei profughi in riva all’Isonzo era intervenuto, con finalità completamente diverse, anche il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale Fabio Gentile. Si era complimentato per l’operazione-pulizia al Parco della Rimembranza, rammentando che quello spazio «è sacro e bene ha fatto Del Sordi a portare via tutte le immondizie che trova, perché se una persona è in stato di necessità i documenti se li porta appresso, quasi fossero la cosa più cara che ha». L’altro aspetto che aveva segnalato era «l’intollerabile situazione dell’Isonzo. Un guardiapesca volontario mi segnala che più volte sono intervenuti per segnalare clandestini che pescano in tutti i modi, reti comprese, nel fiume Isonzo. Chiamata la Polizia questa non è intervenuta, perché, a suo dire, non avrebbe potuto fare nulla. L'Ente Tutela Pesca mi impone costi, aree di pesca, strumenti di cattura e misure di rilascio e questi “maleducati” di profughi pescano con le reti? Forse stiamo scherzando?», il succo dell’intervento dell’esponente forzista Gentile.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo