Blitz neofascista in aula a Trieste, in arrivo le denunce per i quattordici militanti
Tra le ipotesi di reato interruzione di pubblico servizio e oltraggio a corpo politico. Riccardi invoca provvedimenti per il dipendente regionale. «Azioni vergognose»

TRIESTE «Un comportamento vergognoso», tuona l’assessore alla Sanità Riccardo Riccardi. Parla di Francesco Clun, il dipendente della direzione Salute, con contratto di somministrazione, protagonista con un gruppo di neofascisti di CasaPound, di cui è segretario provinciale, dell’irruzione in Consiglio regionale che ha svelato la sicurezza colabrodo del Palazzo (cui si intende porre rimedio con tornelli e metal detector) e fatto scivolare il leghista Antonio Calligaris nella frase choc: «Io sono uno di quelli che gli sparerebbe a quella gente lì». Quella gente lì, per Calligaris, sono i migranti.
Il consigliere leghista Fvg Calligaris in aula: "Io ai migranti sparerei tranquillamente"
Sorpresa, imbarazzi, scuse, polemiche, disorganizzazione. C’è un po’ di tutto nella giornata in cui la sesta commissione stava esaminando il Programma immigrazione prima del blitz di 14 militanti della destra estrema, in fase di identificazione in queste ore da parte della Digos triestina, a seguito della denuncia sporta a stretto giro del presidente del Consiglio Piero Mauro Zanin, e nei confronti dei quali, codice penale alla mano, è possibile vengano ipotizzati i reati di interruzione di pubblico servizio, invasione di edificio e oltraggio a un corpo politico. Vista l’interlocuzione in corso tra Digos e Procura ci si aspetta che le denunce siano formalizzate a breve.
Il blitz di Casapound in consiglio regionale a Trieste
Calligaris, raggiunto da una raffica di durissime critiche sul suo profilo Facebook, ieri è risultato irrintracciabile. Su di lui, dal fronte della maggioranza, arriva però solo una condanna a metà: sì, riassume il centrodestra, Calligaris ha sbagliato, non doverla dirle quelle frasi, espressioni inaccettabili, ma le dimissioni no, è chiedere troppo. E non si parla nemmeno di sospensione dai lavori per qualche seduta (da due a cinque prevede il regolamento, fa sapere il Zanin).
Proprio il presidente dell’aula prova a spiegare il momento: «Calligaris era provato, aveva la mano che tremava, non era preparato ad affrontare un gruppo organizzato. Certo, le sue sono parole non giustificabili, ma da inserire nel contesto in cui si è trovato. Le dimissioni sarebbero un atto fuori scala rispetto a quanto successo». E poi, dal leghista, sono arrivate le scuse, ricorda ancora Zanin. E lo stesso fa Giuseppe Sibau, il consigliere di Progetto Fvg-Ar che avrebbe la possibile di proporre all’ufficio di presidenza della sesta commissione, di cui è presidente, almeno un richiamo, ma che ritiene invece già chiusa la vicenda. «Calligaris è andato contro il gruppo di CasaPound – dichiara Sibau – e per questo era teso e alterato. Ma è venuto subito da me, pentito, e si è quindi scusato pubblicamente. Disapprovo i contenuti delle sue affermazioni, ma so che persona è e non proporrò sanzioni».
Chi invece le sanzioni le rischia è a questo punto Clun. «Una volta identificato in maniera definitiva, credo che il diretto interessato sarà soggetto alle norme del diritto del lavoro», osserva Zanin, mentre il Patto per l’Autonomia, con il capogruppo Massimo Moretuzzo, va oltre: «Scandaloso che l’autore della gravissima azione di martedì sia a libro paga dell’amministrazione regionale, deve essere immediatamente licenziato». Il Patto, a firma anche del collega Giampaolo Bidoli, ha depositato un’interrogazione in cui si chiede alla giunta «quali provvedimenti intenda assumere nei confronti del dipendente» e «con quale criterio è stato assunto dalla direzione Sanità: qualcuno deve assumersi fino in fondo la responsabilità di questa situazione».
All’attacco pure il Pd, con il segretario regionale Cristiano Shaurli: «Vergognoso che un dipendente regionale possa permettersi di commettere atti contro le istituzioni democratiche e continuare a occupare il suo posto di lavoro. Gli atti di cui è stato protagonista vanno contro le leggi e contro il Codice di comportamento del personale, e non possono in alcun modo configurarsi come espressione di un'opinione. Persone così non sono degne di lavorare nelle Istituzioni e qualsiasi sia la tipologia di contratto vanno cacciate quanto prima».
Sembra pensarla così anche Riccardi. «Clun è dipendente di una società interinale, mi attendo provvedimenti conseguenti a quanto accaduto», dice l’assessore ripetendo «vergogna» in merito all’accaduto. «Si possono avere delle opinioni, ma bisogna saperle esprimere – prosegue –. Mi piacerebbe anche sapere come quelle persone sono arrivate lì».
Una richiesta, più che un sospetto. Zanin assicura a sua volta che non ci sono stati “aiuti”: «Ha fatto tutto CasaPound». Dopo di che c’è la questione sicurezza. E il presidente di piazza Oberdan si dice pronto a intervenire: «È senz’altro opportuno prevedere il prima possibile i tornelli all’ingresso del Consiglio come già nella sede della Regione a Udine, ma servirà anche il metal detector. E andrà pure bloccata e presidiata da un commesso la porta del primo piano. Senza trascurare la possibilità di coinvolgere la Questura in occasione di lavori su argomenti sensibili». —
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