Blitz della Forestale al Parco di Miramare: sequestrata la serra dei colibrì
Sotto sequestro la serra, ora chiusa al pubblico, e vari altri ambienti, sui quali grava l’ipotesi di essere costruzioni abusive. Stefano Rimoli, deus ex machina della struttura scientifica, attacca: "Per lo Stato siamo un cancro"
Dopo le mezze parole e i quarti di promesse, lo Stato reagisce con i fatti. Alla sua maniera, ovviamente, così come alla sua maniera è stata gestita l’intera vicenda del Parco dei colibrì di Miramare. Che improvvisamente, scopertona, è diventato addirittura abusivo, dall’oggi al domani. Ieri mattina ai laboratori si sono presentati gli uomini della Guardia forestale, gentilissimi e quasi dispiaciuti, che hanno messo sotto sequestro la serra (ma non i colibrì), ora chiusa al pubblico, e vari altri ambienti, sui quali grava l’ipotesi di essere costruzioni abusive. Di più: a loro dire sarebbe illegale persino l’allacciamento dell’impianto dell’acqua, privo di contatore. Insomma, un nucleo diverso di quegli stessi forestali che l’altro giorno, con un’operazione un po’ fantozziana disposta da Roma, avevano ”dissuaso” gli operatori della Tuttogas, impedendo loro di staccare i contatori, adesso hanno iniziato a fare le punte all’intera struttura. Con allibito scoramento, Stefano Rimoli, deus ex machina della struttura scientifica, parte con un duro attacco.
«Lo Stato mi ha messo nel Parco del Castello di Miramare, lo Stato mi ha mandato in Sud America a portare i sigilli della Repubblica Italiana e ad inaugurare riserve naturali con gli Ambasciatori d'Italia, lo Stato mi ha chiesto di realizzare un accordo di cooperazione internazionale tra il Governo Italiano e il Governo del Perù, lo Stato mi ha permesso di importare dei "colibrì diplomatici" in Italia promuovendone l'iniziativa, lo Stato ha finanziato fino ad oggi tutto questo, lo Stato ha riconosciuto l'ambiente del Centro colibrì sito nel Parco di Miramare quale Istituzione Scientifica della Repubblica Italiana. Ed oggi – s’infervora – lo Stato vuole farvi credere che tutta questa realtà e che questo Centro di ricerca è in realtà un cancro abusivo. Ma se questo Centro di ricerca, promosso e voluto dallo Stato e dallo stesso Ministero dell'Ambiente – continua Rimoli – è un cancro, perché allora lo hanno alimentato e apprezzato in tutti questi anni? Se siamo un cancro perché un decreto ministeriale ci ha riconosciuto Istituzione della Repubblica? Se siamo un cancro perché ci hanno lasciato proliferare per oltre 10 anni, con i complimenti del Governo?».
La ”colpa” di Rimoli, insomma, sarebbe quella di avere sempre chiesto in questi anni una Convenzione per regolarizzare i rapporti con lo Stato. Risultato? «Oggi vengo accusato di occupare abusivamente il Parco di Miramare, solo perché non hanno mai voluto rinnovarla». «Non è vero, come come si vuole forse far credere, che noi siamo un'associazione privata che dallo Stato ha ricevuto solo pacche sulle spalle e assicurazioni verbali – sottolinea ancora Rimoli – noi abbiamo documenti ufficiali scritti e firmati dai massimi vertici dello Stato Italiano». Tra questi va sicuramente citato l'ambasciatore d'Italia in Perù che nel 2006 e 2007 affermò: «I colibrì sono definiti diplomatici dono del Governo del Perù alla Repubblica Italiana» e «sono di proprietà del Governo Italiano» e inoltre che «sono in affidamente illimitato ed irrevocabile al Centro triestino» e che il direttore del Centro Stefano Rimoli è il latore della «missione diplomatica di cooperazione internazionale».
Amara la conclusione della nuova puntata. «Ho donato alla città un centro di ricerca scientifico riconosciuto internazionalmente – osserva Rimoli – , apprezzato da ambientalisti come Margherita Hack e che sta producendo pubblicazioni scientifiche con prestigiose Università, e dopo 10 anni la città ci lascia morire nella totale indifferenza». Dalle serre, adesso, si passa alle aule. Di tribunale.
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