Blitz armato a Tripoli libera un gradese

Prelevato dai militari dal porto della capitale libica dove gli era stato sequestrato il passaporto. Ora è diretto a Malta

MONFALCONE Nella Libia infuocata dalla guerra la situazione è di caos e di grave pericolo per gli operatori italiani che lavorano in loco. E mentre è giallo è sempre più fitto sulla sorte degli otto marinai italiani sequestrati dai militari libici su un rimorchiatore della compagnia Augusta Offshore, emerge un'altra storia collegata che coinvolge un altro italiano, un pilota di nave che risiede a Grado ma ha la famiglia a Trieste. Si tratta di Enzo Smareglia, che lavora per la stessa società napoletana nel terminal petrolifero di Mellitah, vicino a Tripoli. Smareglia nella notte tra sabato e domenica era assieme a un collega a bordo di un rimorchiatore d'altura attraccato al terminal, è stato raggiunto da uomini armati dell'esercito libico. I militari hanno sequestrato i passaporti.

Poche ore dopo è riuscito a tornare a terra, ha raggiunto la base operativa dei piloti, si è messo in contatto con le autorità italiane della Farnesina ed è stato tratto in salvo con un blitz militare. «Mi ha telefonato domenica mattina poco dopo le 9.30 - racconta l'ex moglie, Antonella Pozzuolo che è separata da Enzo da cui ha avuto un figlio, Federico di 22 anni - mi ha raccontato in maniera concitata le fasi della fuga. Ora è a bordo di una nave, scortato da alcuni militari, che si sta dirigendo a Malta». Domenica mattina alle 7 Antonella è stata svegliata dal funzionario della Farnesina che le ha comunicato l'esito felice del blitz. Poco dopo, alle 9, Enzo ha chiamato direttamente per confermare che andava tutto bene e per parlare con il figlio Federico. Poche e confuse, anche per evidenti ragioni di segretezza militare, le notizie.

Smareglia non ha fornito particolari sul modo in cui è riuscito a scappare e sul blitz, non si sa nemmeno quali militari lo stanno scortando a Malta. «Era partito 10 giorni fa nonostante il caos in Libia - racconta ancora Antonella - nel terminal di Mellitah si avvicendano di solito sei piloti, tutti italiani e la società gli ha chiesto se era d'accordo di partire. Doveva restare 4 settimane. In tre hanno detto di no, lui è andato. Ma a nel terminal l'attività era bloccata. Diceva che si sentivano bombardamenti, spari, e ha deciso di nascondersi a bordo del rimorchiatore. Poi l'ho sentito solo quando è riuscito a scappare».

Ed è mistero sempre più fitto sul rimorchiatore italiano sequestrato dai libici. L'imbarcazione, Asso 22 con 8 italiani a bordo, bloccata da uomini armati nel porto di Tripoli si era diretta verso una piattaforma petrolifera ma poi ha cambiato direzione. Ieri sera era ancora nelle acque davanti al porto di Tripoli e secondo la Augusta Offshore che sta seguendo l'unità con strumenti satellitari, non si hanno certezze sulla rotta. «La nostra unica preoccupazione - ha detto Mario Mattioli ad di Augusta - è di salvaguardare l'incolumità dell'equipaggio e lavorare con le autorità per arrivare a un soluzione positiva».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo