Blitz anti lavoro nero della Finanza isontina. C’è una ditta triestina

L’indagine delle Fiamme gialle ha coinvolto l’Inps di Udine e ha portato alla scoperta di oltre 300 addetti irregolari, tutti stranieri

GORIZIA Trecentoquattro lavoratori irregolari, di cui nove totalmente in nero e sconosciuti al Fisco, che operavano anche per un’azienda della provincia di Trieste del settore della carpenteria metallica. Questi gli esiti della seconda fase dell’operazione “Overtime” della compagnia della Guardia di finanza di Gorizia, in collaborazione con l’Ufficio vigilanza dell’Inps di Udine.

«I lavoratori irregolari e in nero - spiega il comandante della Gdf isontina Giuseppe Antonio D’Angelo - risultavano, di fatto, alle dipendenze, negli anni 2017 e 2018, di tre imprese ispezionate che operavano, in subappalto, nel settore della carpenteria metallica con sedi legali rispettivamente a Gorizia, Maribor e Belgrado e unità operative a Monfalcone e nelle province di Trieste, Pordenone e Treviso». I lavoratori sono in prevalenza di nazionalità bosniaca, serba, croata, rumena e polacca. «Due i meccanismi fraudolenti utilizzati dagli imprenditori, di nazionalità slovena e serba, per l’impiego irregolare degli operai - ancora D’Angelo -. Il primo consiste nel camuffare i compensi di lavoro straordinario con voci totalmente o parzialmente non soggette a tassazione e contribuzione, quali le indennità di trasferta e i rimborsi chilometrici. Il secondo nel mascherare le ore di lavoro straordinario con il riconoscimento di ferie, ratei per trattamento fine rapporto e tredicesima, permessi maturati e non goduti». L’operazione “Overtime” si è svolta in diverse fasi ed i lavoratori irregolari sono risultati in totale 741, di cui 29 in nero. L’ammontare del lavoro straordinario a cui non sono state applicate le ritenute Irpef è stato determinato in quasi 1,5 milioni di euro, con ritenute non versate per 585 mila euro. L’imponibile previdenziale sottratto a tassazione contributiva è stato quantificato in oltre due milioni di euro, con conseguenti contributi evasi per 713 mila euro. —



 

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