«Bisogna aprire i porti non le scuole di fascismo»

In centinaia alla contromanifestazione per le vie del centro. Traffico in tilt per ore
Silvano Trieste 2019-02-02 Il corteo antifascista
Silvano Trieste 2019-02-02 Il corteo antifascista

Corteo antifascista sfila tra le strade di Trieste: "Sì ai porti aperti, no a CasaPound"

TRIESTE Centinaia di persone, al grido di «siamo tutti antifascisti», hanno sfilato ieri per le vie del centro dietro allo striscione «Apriamo i porti, chiudiamo CasaPound». Nonostante la pioggia, che ha accompagnato il sabato di “passione” per la città, in tanti hanno risposto all’invito della piattaforma “Trieste antifascista - antirazzista” e si sono radunati in piazza Oberdan da dove alle 15. 20 è partito il serpentone scortato da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza.

I vigili urbani hanno dovuto faticare non poco chiudendo prima via Carducci, poi via Ghega, via Roma con le perpendicolari via Milano e Valdirivo ed infine Corso Italia. I disagi sono stati temporanei, con la circolazione tornata alla normalità poco dopo le 17.



La manifestazione è stata indetta in risposta all’apertura della sede di CasaPound in via San Zaccaria. Ma, ha voluto sottolineare Alfredo Racovelli, uno degli organizzatori del corteo, in realtà ci sono anche altre motivazioni: «Crediamo sia importante e urgente che la nostra città si interroghi su quello che avviene nel Mediterraneo, anche per colpa del decreto sicurezza, perché si tratta di questioni che riguardano tutti noi».

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«Le autorità minimizzando quando sta accadendo e cioè l’apertura in città della sede di un partito fascista - sottolinea un altro portavoce del movimento, Riccardo Laterza -. Noi vogliamo difendere le norme alla base della nostra società visto che il fascismo è bandito dalla Costituzione e così dovrebbe essere anche per CasaPound. Intendiamo mantenere un’attenzione costante per difendere anche le persone che vivono nella zona del Viale, che oggi è un luogo dove ci sono studenti e locali etnici la cui presenza è messa oggi in pericolo».



Subito dopo la partenza del corteo, con numeri lontani rispetto a quelli del 3 novembre quando a manifestare contro il movimento di estrema destra furono in migliaia, ha preso la parola il medico Pierpaolo Brovedani, che ha raccolto oltre 800 firme tra il personale sanitario per chiedere lo sbarco dei migranti della “Sea Watch”. «Ho proposto a tutti i sottoscrittori di essere qua in piazza per dare un segnale forte. Oggi purtroppo apre CasaPound a Trieste, ma vogliamo tenere alta l’attenzione anche sui porti».

Pochi i cori scanditi durante il corteo e pochi anche i politici avvistati sotto gli ombrelli. A prendersi la piazza è stata soprattutto la gente “comune”: chi con il cane, chi con il bambino piccolo ben protetto dalla pioggia sul passeggino. Claudia ha deciso di esserci «perché non possiamo pensare che nella nostra città, da sempre multietnica e multiculturale ci sia spazio per partiti fascisti». «Siamo tristemente la città della Risiera di San Sabba - ha raccontato Sergio - e basterebbe questo per capire che abbiamo vissuto sulla nostra pelle la follia di quel periodo storico». Per Luca invece «CasaPound è solo un gruppo di nostalgici e bisogna avere il coraggio, anche con la pioggia, di scendere in strada e difendere la nostra Costituzione».

Sotto la sede del conservatorio Tartini, la storica Claudia Cernigoi, ha ricordato gli eccidi perpetrati dai nazisti che in quell’edificio impiccarono 51 persone. Un timido coro con “Bella ciao” ha poi portato il corteo sotto la sede della Lega Nord, all’angolo tra le vie Roma e Torrebianca. E qui è partito l’attacco al partito di Salvini. «Vogliono riportarci indietro al Medioevo - afferma Enrico Mazzotta -. Trieste è, e deve essere, una città aperta. Purtroppo quei quattro squadristi di CasaPound hanno la possibilità di agire quando sono protetti dalla Polizia, ma la città dice di no all’apertura della sede. L’antifascismo si fa tutti i giorni e non c’è spazio per i movimenti fascisti». Non sono poi mancati riferimenti alla rotta balcanica e alla Serbia dove i migranti vengono fermati e bloccati. Alcuni militanti hanno anche attaccato due cartonati con un salvagente e la scritta «restiamo umani».

Davide Zotti, in piazza Ponterosso, ha lanciato poi un altro messaggio. «In questa vittà stanno crescendo sentimenti di omofobia. Vogliono spegnere la libertà che abbiamo conquistato in 50 anni di lotta. Ma noi ci ribelleremo al loro decoro fascista».

In largo Riborgo è andata in scena la “deratizzazione” del percorso di CasaPound, ricordando proprio il corteo del 3 novembre, con la colonna sonora di “Ghostbuster” e delle maschere. Il corteo si è concluso in piazza Goldoni intorno alle 17, dove il 23 febbraio si sono dati appuntamento i manifestanti per protestare, sotto il consolato della Croazia, contro i metodi definiti «disumani» usati per respingere i migranti. —




 

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