Bimbi serbi a “scuola” di tecniche militari
La sveglia, alle sette. Subito dopo, le abluzioni e le preghiere del mattino, l’alzabandiera e il canto in coro del «Dio della Giustizia», l’inno nazionale, in una commistione perfetta di «lealtà verso l’Ortodossia» religiosa e rispetto per «la Patria». Poi, prima della colazione, l’ispezione delle tende da parte degli adulti e degli addestratori, un chiaro segnale dell’importanza nella crescita della «disciplina militare».
Successivamente, ore e ore di «attività organizzate», camminate in montagna, esercizi ginnici, giochi di gruppo. E soprattutto esercitazioni all’uso di armi da fuoco, non vere, ma perfette riproduzioni di kalashnikov e fucili automatici, atte a sparare proiettili in plastica. Infine, per chiudere bene la giornata, la cena davanti al fuoco, qualche canto e altre preghiere e poi tutti nel sacco a pelo.
Lo scenario descritto non è quello di un campo per aspiranti paramilitari, ma il programma del «Campo giovanile ortodosso principe Lazar», riservato a una ventina di bambini e ragazzini serbi dai sette ai diciassette anni, di entrambe i sessi, organizzato da una setta religiosa ultraortodossa, la “Vera chiesa ortodossa serba” (Sipc), non riconosciuta e anzi condannata dalla Chiesa di Belgrado. Campo – economico per i genitori dei minorenni, che hanno pagato tra i 30 e i 50 euro per una settimana di addestramento militar-religioso per i loro figli - tenutosi a metà luglio tra le montagne della parte orientale del Paese, che ha scatenato una serie crescente di critiche e attacchi in tutta la Serbia, molto colpita nel vedere le foto e i video di bambini e adolescenti, in mimetica e berretto militare calcato in testa, - affiancati da membri della setta anche loro in uniforme - intenti a sparare e poi a pregare davanti a icone e croci. «Gli estremisti insegnano ai bambini a sparare», cose del genere di solito «accadono solo in Cina, Corea del Nord o in Russia», hanno denunciato allarmati i giornali di Belgrado, mentre vari psicologi ed esperti di educazione hanno auspicato che lo Stato intervenga per mettere fuorilegge la setta, attiva da più di un decennio, e il suo leader, Nemanja Stankovi„, ex monaco espulso dalla Chiesa ortodossa dal vescovo di Backa, Irinej.
Stato che probabilmente dopo il polverone si muoverà, tenendo anche conto che il campo sembra preparare non solo dei futuri estremisti religiosi, ma anche dei cittadini poco inclini a rispettare la Costituzione. Campo che, si legge sul sito ufficiale della Sipc, vuole infatti educare anche alla coscienza dell’ineluttabilità di una «monarchia ortodossa non parlamentare», al contempo «smascherando fatali orientamenti politici del comunismo e della democrazia». E spiegare come si usano le armi. Non si sa mai ci sia bisogno, in futuro, di resistere al secolarismo e alla de-cristianizzazione delle anime», uno dei problemi più gravi in Serbia, almeno secondo i radicali della Sipc.
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