Bilardi: nel mare la grande forza della città Sì a un Museo che ne racconti la storia
Il progetto del nuovo direttore regionale dei Beni culturali Giuseppe Bilardi. «Scuderie risistemate, adesso sono a disposizione della comunità. Canale di Ponterosso, questione da approfondire. È Porto Vecchio il nodo più importante della città». «Voglio fare squadra con enti locali e soprintendenti. Fondi scarsi? Problema generale: bisogna usarli bene, appaltare di più, realizzare interventi con progetti precisi»
Giuseppe Bilardi
TRIESTE
. La costruzione di una visibile «storia del mare» per una città di mare che ancora non ne ha abbastanza, e abbastanza bene. Un museo della città. Percorsi archeologici per ridare consistenza a un patrimonio di storia e reperti ricco e poco utilizzato, anche in Cittavecchia, e percorsi nuovi che consentano di meglio individuare e seguire i tracciati urbani e architettonici del ’900, in una Trieste che non è solo asburgica. E poi lo studio e la riscoperta delle antichissime saline, con uno storico francese che ne è il massimo cultore e che a breve sarà a Trieste. L’avvio dei lavori di restauro di Palazzo Economo. La stabilizzazione dei soprintendenti. E molte, molte questioni triestine da riprendere in mano, da riconsiderare quasi daccapo.
È a Trieste da soli 15 giorni
Giuseppe Bilardi
, 59 anni,
nuovo direttore regionale dei Beni culturali
. Ha speso quasi tutta la sua vita professionale in posizione di vertice al ministero: responsabile dei beni paesaggistici, dell’ufficio legale, dei lavori pubblici, dei finanziamenti con leggi speciali, del bilancio, della programmazione, delle antichità. Adesso con la recente nomina del ministro Sandro Bondi che lo ha mandato a sostituire Roberto Di Paola passa dall’altra parte: da controllore centrale ad attore. E in questa conversazione si fa accompagnare da Luigi Fozzati, il soprintendente ai Beni archeologici che per qualche giorno, prima del suo arrivo, ha fatto funzioni di massimo dirigente.
Dottor Bilardi, 15 giorni sono pochi, ma si è fatto già un’idea dei luoghi e dei problemi?
Ho molto girato in regione: Aquileia, Cividale, Grado, nodi centrali per un’amministrazione regionale dei Beni culturali. I problemi sono generali: la scarsità di finanziamenti che tocca tutti gli organi statali. Bisogna fare di necessità virtù. Ma voglio lavorare in forte collaborazione coi soprintendenti e con gli enti locali, solo facendo gruppo si possono ottenere, con meno soldi, buoni risultati. Ed è necessario usare bene i fondi, appaltare di più, fare restauri e manutenzioni con progetti precisi. Tanto serve, tanto chiedo, tanto ricevo e tanto spendo. Senza rischio che i finanziamenti assegnati, come già successo, vengano poi revocati.
A Trieste qual è la cosa più urgente?
Abbiamo iniziato i lavori di restauro di palazzo Economo, un palazzo così importante, ne aveva assoluto bisogno. Gli uffici si sposteranno in parte nella ex sede del Demanio, qui in viale Miramare, rimasta vuota. Cominciamo dai sottotetti, e poi scendiamo ai vari piani.
E fin qui parliamo della «casa» della Soprintendenza. Poi senz’altro i problemi sono Miramare e soprattutto la Galleria nazionale di arte antica. So che si è deciso di non metterla più alle Scuderie, che si è pensato a palazzo Carciotti.
Che sarà vuoto di uffici e restaurato chissà quando, però.
Infatti stiamo verificando la situazione, io devo rivedere il protocollo firmato col Comune, devo approfondire.
E le Scuderie?
Intanto è andata a monte la mostra «Luxus» per mancanza di contributi locali.
Io non faccio polemiche, chiaro. Sono dispiaciuto e basta. Le Scuderie sono state rimesse a posto, sono pronte per ospitare mostre, a disposizione della comunità triestina. Basta chiedere, gli spazi ci sono. E comunque ho già detto qui in Soprintendenza che almeno entro l’anno dobbiamo aver pronta un’esposizione nostra.
(Fozzati) Forse grandi città possono sostenere i costi di una rassegna impegnativa come ”Luxus”, città come Trieste no. La proposta però era buona, la mostra bella. Noi l’abbiamo accettata, ma non abbiamo alcuna responsabilità diretta su come è andata a finire. Non è colpa di nessuno.
Altri problemi su Miramare?
Solo nel parco. Con le recenti bufere sono caduti dei grandi alberi, ci sono stati dei danni. Sul parco dovremo accentrare l’attenzione, gli alberi hanno poco radicamento per via del terreno, certi ormai sono fragili.
Porto Vecchio, ponte sul canale di Ponterosso: ha ereditato i fascicoli? Dal no al ponte si è passati al ni e al sì.
Lo so, e penso sia una delle questioni da capire meglio. Voglio riprendere in mano questa pratica e parlarne col soprintendente. Quanto a Porto Vecchio, è il problema più importante, ma per ora ho potuto solo accennare il discorso incontrando il sindaco.
Lo stesso sindaco ha fatto ricorso al Tar contro la Regione per ottenere lo status di città d’arte, ma con le Coop, solo per tenere aperta la grande distribuzione ogni domenica. Che cosa serve per ottenere la qualifica?
Tecnicamente non lo so, ma credo che Trieste ne abbia tutte le caratteristiche. Lo Stato, cioé noi, ha soprattutto l’obbligo di tutelare e valorizzare i suoi beni, noi abbiamo una mentalità conservativa, dobbiamo conservare il ricevuto e tramandarlo alle prossime generazioni. Certo si possono usare i beni culturali per altri scopi, per fare mostre, e anche per il turismo, ma sempre nei limiti del rispetto.
E quando si rifanno porzioni storiche di città, e si mettono da parte gli antichi masegni, magari venduti per edilizia, sostituendoli con pietre nuove?
Io credo che la Soprintendenza per i Beni architettonici su questo si dovrà esprimere. Qui molte cose vanno riprese in mano. Il problema delle pavimentazioni riguarda anche altre città, inclusa Roma. Ma a Trieste purtroppo c’è stato un turn-over troppo alto di soprintendenti. Adesso speriamo nella stabilizzazione, e che entrino in azione coi loro pareri.
(Fozzati) Da ora in poi sarà l’archeologia la grande nuova risorsa della città. Vogliamo creare dei percorsi di fruizione in Cittavecchia, la nostra guida ”SottoTrieste” ha avuto un ottimo riscontro, a Trieste c’è un pubblico attento, non ce lo aspettavamo. E siamo contenti. È questo l’aspetto più innovativo anche per la ”città d’arte”. Daremo anche incremento ulteriore ai concerti al Teatro romano.
Rendere nuova la storia più vecchia?
Trieste ha prima di tutto aspetti architettonici di rilievo. Non solo dell’Ottocento, anche del Novecento, ed è rarissimo trovare in Italia, ma anche in Europa, due itinerari così rappresentativi. È un doppio binario che va ancora valorizzato, vogliamo creare degli itinerari specifici sul Novecento, è una cosa che giudichiamo molto importante.
(Fozzati) E inoltre qui va riscoperta la grande tradizione del mare, la cultura marittima e marinaresca va ulteriormente messa in luce, consolidata, per la gente di qui e per il turismo. C’è il Museo del mare, c’è la Riserva marina di Miramare in senso biologico, ma alla valorizzazione storica c’è da imprimere una spinta in più. Trieste porto degli Asburgo: non c’è nulla che lo mostri bene. A Trieste bisogna fare un Museo della città, che parta dall’acqua. E dalla cultura del grande Mario Marzari, che ha donato al Museo del mare un archivio immenso, la moglie ha donato poi alla città tutti i suoi preziosi taccuini.
Un nuovo museo? In Porto Vecchio?
(Fozzati) È una necessità che nasce dal sentimento comune dei triestini, starà poi alla Soprintendenza e alla Regione riuscirci. Se in Porto Vecchio o altrove non si sa, la sede è da concordare ma ne abbiamo accennato al sindaco. Genova, che è città difficilissima, ce l’ha fatta, è straordinario quanta gente attira (centinaia di migliaia di visitatori), assieme al parco acquatico. Anche dalla Francia. E se Trieste non si attrezza per tempo c’è il rischio che la Slovenia ci porti via l’idea. Poi quando arrivi per secondo, è meglio nemmeno partire. In questo quadro anche il Parco del mare sarebbe una grande risorsa. Il direttore Bilardi si è messo già a disposizione per creare la necessaria concertazione attorno al progetto. Infine, abbiamo un altro progetto già avviato: storia e architettura delle saline da Trieste a Muggia. È stata trovata traccia perfino di un ”protostabilimento” industriale dell’età del bronzo per il trattamento del sale, una cosa rara. Così per metà settembre abbiamo invitato a Trieste il massimo studioso di antiche saline, Jean Claude Hocquet.
Dottor Bilardi, tra tanti progetti il suo personale?
I miei compiti sono soprattutto di coordinamento. Voglio istituire un buon gioco di squadra in stretta relazione con gli enti locali, stabilizzare questa Soprintendenza. Se ci fosse un concorso, potremmo coprire in modo fisso anche il posto ora di supplenza di Fabrizio Magani ai Beni artistici. Fare programmi precisi che siano finanziati, sveltire gli appalti. Quanto a me, di Trieste avevo solo un ricordo giovanile, non c’ero più venuto, confesso. È una città bellissima. Sono contento non solo per la nomina di prestigio, ma proprio per la destinazione che mi è stata data, il contratto è triennale e spero nella sua durata.
Pochi soprintendenti in molti luoghi è forse un buon modo per risparmiare?
Per niente. Con tutto quel che c’è da fare... È solo conseguenza delle necessità.
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