Bilancio, al Comune di Trieste i conti non tornano: mancano ancora 13 milioni

Molti assessorati non sono riusciti a tagliare le spese del 4,2%, cifra necessaria al pareggio. All’orizzonte aumenti sull’Imu seconda casa e sulle tariffe dei servizi
Di Piero Rauber
Foto Lasorte Trieste 22/01/07 - Panorama Trieste Centro Municipio Rive
Foto Lasorte Trieste 22/01/07 - Panorama Trieste Centro Municipio Rive

“Mission: impossible”. I panni di Tom Cruise gli stanno stretti ma Roberto Cosolini sarebbe pure disposto all’impari confronto se solo potesse avere in cambio da lui i migliori effetti speciali di Hollywood. Quelli sì che gli servirebbero per chiudere il bilancio comunale più tormentato di sempre (causa crisi e causa conseguenti riduzioni dei trasferimenti statali e regionali) senza dover poi giustificare i motivi dei tagli a certi servizi e/o dell’aumento delle tasse locali e delle tariffe sui servizi che saranno sopravvissuti. Già, perché è questo il destino, la storia già scritta: un Comune più povero di servizi, e più esigente - anche se controvoglia - con i suoi contribuenti. Non tutti: «Le fasce di reddito medio-basse non le andremo a toccare», giura il sindaco Cruise.

«È una sfida ai limiti dell’impossibile», ammette d’altronde, letteralmente, Cosolini in queste ore. Sono ore in cui dal tetto del Municipio sale un’altra fumata nera. I conti del bilancio di previsione 2013 non tornano ancora. La missione affidata ad assessori e dirigenti, di provare a tagliare per lo meno il 4,2% delle spese di ogni area, si è rivelata appunto impossibile. Il giro, infatti, si è chiuso con un sensibile restringimento del gap tra i soldi che servono e quelli che esistono. Ma non basta. Dei 23 milioni da trovare, costi quel che costi, per il pareggio corrente, dal giro dei tagli per area al momento ne sono stati recuperati circa 10. Restano da grattare altri 13.

E intanto il tempo stringe benché quest’anno la Finanziaria regionale - data l’eccezionalità della congiuntura - allontani la scadenza per l’approvazione della manovra previsionale da parte degli enti locali a fine maggio, precisamente 60 giorni dopo la definizione ultima del Patto di stabilità che la uscente guidata da Tondo deve a sua volta fare entro marzo. Ciononostante, di questi tempi, nelle stanze dei bottoni del Comune, girano e rigirano la paura di non farcela e insieme a questa lo spettro del commissariamento dell’amministrazione in carica, che scatta appunto quando un ente non riesce a chiudere nei termini di legge il suo bilancio di previsione. L’ansia è montata ancor di più a metà settimana, quando l’assessore al Welfare Laura Famulari, che pure si è mostrata in grado di tagliare dalla sua area spese per un 4,7% addirittura, ha reso partecipi i sindacati, in una riunione proprio sul futuro dei servizi sociali cittadini, che i conti non tornano ancora e che la giunta Cosolini deve lavorare sodo per farli quadrare. Ci sono aree dalle spese pressoché incomprimibili, di botto, da un anno all’altro, come quelle per il personale ad esempio. E il successore di Consoli, il neoassessore al Bilancio Matteo Montesano, e il capo della Ragioneria Vincenzo Di Maggio, lo sanno molto bene.

«No, non abbiamo paura di essere commissariati - scaccia quello spettro Cosolini nel week-end - perché alla fine noi il bilancio lo chiuderemo, anzi abbiamo in agenda l’obiettivo di scrivere in una bozza i numeri che servono per il pareggio corrente tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, poi verrà il lavoro di dettaglio». La fumata bianca, insomma, il sindaco la garantisce a cavallo della Pasqua. Ma nel nome del “costi quel che costi” di prima.

«Finora - chiarisce il primo cittadino - per limare i 10 milioni che siamo già riusciti a limare abbiamo ipotizzato solo tagli. E così intendiamo continuare a fare per recuperare i 13 che mancano, andando se serve a esaminare una ad una la necessità o meno anche di piccole poste, da 30mila euro, giusto per dirne una». Potrebbe non essere sufficiente. Anzi, è probabile che non lo sia. A quel punto dovrebbero scattare due tipi di ritocchi. Il primo alle tasse. Una a caso: quella sulla casa, «ma non quella sulla prima, semmai quella sulla seconda, e andando preventivamente a selezionare e a distinguere le tipologie di seconda casa per colpire il meno possibile le attività produttive». Il secondo ritocco sarebbe riservato alle tariffe sui servizi: asili, mense, case di riposo. Cosolini non se la sente di dire che non succederà, ma chiama ancora tempo prima della fumata bianca: «Intendiamo agire il massimo possibile sulla voce delle spese, tagliando, prima di mettere mano alla voce delle entrate, ma i cittadini devono essere consapevoli che ci troviamo in una situazione che non ha precedenti». Le entrate per il Comune, grosso modo, sono date dai trasferimenti statali e regionali e dai portafogli dei cittadini. E i rubinetti dei trasferimenti sono stati già ben che chiusi.

@PierRaub

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