«Bilanci in rosso da 3 anni, i vertici lascino». Cda dell’Università popolare sotto attacco
TRIESTE «Abbiamo chiesto i bilanci ma non abbiamo ricevuto risposta: se è vero che da tre anni questi vengono chiusi in passivo, credo che il cda debba dimettersi. Anzi, ritengo che per legge decada automaticamente». È in arrivo una tempesta sull’Università popolare di Trieste. Le parole che non lasciano spazio a molte interpretazioni sono quelle dell’assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli, che riferisce di una serie di circostanze che non fanno ben sperare per il futuro dell’Upt.
«Il presidente della Regione Fedriga, con due lettere – illustra Gibelli –, mesi fa aveva chiesto alla presidente di Upt di non assumere alcuna decisione che esulasse dall’ordinaria amministrazione, in attesa di un incontro tra i soci e di una verifica dei bilanci. Questa richiesta non ha avuto alcun seguito, la presidente non ha risposto e ha anche proceduto con la nomina del direttore generale». Non è finita: «Il 12 luglio scorso – continua Gibelli –, i miei uffici hanno inviato una lettera chiedendo l’invio degli atti di nomina di tutti i componenti del consiglio di amministrazione e del consiglio direttivo e la relativa data di scadenza. Negli stessi giorni abbiamo inviato la richiesta di ricevere i bilanci. A tutte e due le richieste non abbiamo ricevuto risposta».
A questo punto cosa farà la Regione? «Credo vada fatta chiarezza – dichiara l’assessore –. Non abbiamo potuto visionare i bilanci, ma se è vero che per tre anni consecutivi sono stati chiusi in passivo, quale che sia la figura giuridica dell’Università popolare, per analogia, visto che si tratta di denaro pubblico, credo si debba rispettare la legge: si devono dimettere, anzi, decadono automaticamente. Se invece non è vero, ci facciano vedere i bilanci e ragioneremo sulla situazione».
Le recenti dimissioni dei consiglieri Renzo Grigolon e Roberto Fermo paiono dunque non essere altro che l’inizio di un doloroso capitolo per l’Upt. Negli uffici della sede di piazza Ponterosso, ieri, l’atmosfera era incandescente. Si parla di una riunione con il personale dai toni tutt’altro che concilianti. I dipendenti, è ovvio, temono anche per il loro posto di lavoro. La presidente Cristina Benussi e il direttore generale Fabrizio Somma hanno preferito non rilasciare dichiarazioni: entrambi hanno gentilmente declinato l’invito a commentare la situazione.
Ma ad alzare la posta, preannunciando battaglia per fare chiarezza su quanto sta accadendo in quella realtà, è Piero Colavitti, indicato in queste ore dal sindaco Roberto Dipiazza quale membro delegato del Comune di Trieste nel consiglio di amministrazione dell’Upt, in sostituzione del consigliere Fermo.
Colavitti, una ventina di anni fa, aveva ricoperto proprio nell’Università popolare di Trieste la carica di revisore dei conti, di consigliere e poi anche di direttore amministrativo. «Mi era già stato proposto di entrare nel cda un anno fa ma avevo declinato – riferisce –, ora il sindaco mi ha chiesto nuovamente di ricoprire quell’incarico e, malgrado la situazione sia critica, sono al suo fianco dal 1996 e non mi sento di dirgli di no. Ritegno che di fronte a quei bilanci, con perdite consistenti pluriennali, il cda debba dimettersi, e precise responsabilità vadano addebitate anche ai direttori generali che si sono succeduti. La Regione Friuli Venezia Giulia deve intervenire, stiamo parlando – conclude infine Colavitti – di importanti fondi pubblici». —
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