Biennale, le opere all’asta per far quadrare il bilancio

La Biennale che a luglio ha spalancato Porto vecchio non si smentisce, spara colpi a sorpresa fino all’ultimo giorno. Stavolta non si tratta di guerre per i soldi, di artisti “nuovo Picasso” che fanno ingresso a festa iniziata, di Caravaggio promessi e mai arrivati, di furti e contumelie, di esplosioni verbali da parte del curatore Vittorio Sgarbi, di concerti coi musicisti del Tartini, ma di una cosa veramente inaspettata: nel giorno di chiusura vanno all’asta i quadri esposti. La rassegna esplode fuori dai confini. Battitore la Stadion, da subito tra gli sponsor della manifestazione al Magazzino 26.
Tutta la giornata di chiusura, domenica 27 novembre, sarà una festa per la città: cancelli aperti senza pagare il biglietto, caldarroste, prosciutto caldo e vini tipici per ogni ospite, e musica all’aperto sperando nel tempo mite. Con una performance che addirittura manderà in fumo una delle installazioni: un artista, che ha accatastato al Magazzino 26 opere scartate negli anni, e le ha messe lì in un mucchio dimostrativo come una sorta di “vanitas vanitatum” dello stesso lavoro creativo, alla fine darà letteralmente fuoco all’installazione, poi metterà la cenere in barattoli, e i barattoli finiranno all’asta.
Dietro questa originale idea di disperdere al miglior offerente i quadri ci sono almeno tre diverse motivazioni, a seconda dell’interlocutore che le spiega. «L’artista vuol sempre vendere le proprie opere - afferma Piero Colavitti, il collabopratore di Sgarbi che ha gestito tutte l’accidentata organizzazione dell’evento -, e noi in fondo vogliamo davvero verificare “lo stato dell’arte”» (che è il sottotitolo sgarbiano della rassegna).
Però il 30% del ricavato andrà all’associazione Portovecchio, che si è costituita per la Biennale al fine di poter gestire i denari e la loro cronica mancanza. All’appello, ma i bilanci non sono stati ancora fatti, mancano ancora 30 mila euro. «Noi vogliamo divulgare l’arte moderna - dice però Barbara Fornasir, una delle allestitrici -, e far sì che le istituzioni acquistino opere, come è sempre avvenuto storicamente con le Biennali vere e proprie. Se poi qualcuno dice altro, io non lo so».
Per Furio Princivalli, direttore della casa d’aste Stadion, corrispondere a questa richiesta è anche il modo per concretizzare la sponsorizzazione: «Prenderemo meno della metà delle provvigioni consuete sulle vendite - afferma -, anche gli artisti hanno deciso di presentarsi con prezzi ribassati fino alla metà rispetto a quelli di mercato, e una parte degli introiti resta agli organizzatori». Evento alle 15, battitrice ufficiale sarà la figlia Giulia.
Al momento sono circa 40 gli artisti (solo quelli della sezione regionale) che hanno deciso di vendere all’asta i quadri e le opere esposte al Magazzino 26. I prezzi? Dal minimo al massimo, e cioé dai 300 ai 30 mila euro. Non non è detto che altri non si aggiungano fino al giorno di questi fuochi artificiali che decreteranno tutt’assieme la chiusura della Biennale, del Magazzino e del Porto vecchio (almeno per adesso). Per non dire che in queste ore s’è fatta strada perfino la tentazione di chiedere una proroga. Nei giorni scorsi si è svolta in quelle sale una megafesta privata per un alto dirigente delle Assicurazioni Generali, cui hanno partecipato - si dice - non solo tutti i “vip” possibili, ma perfino il ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan.
Da qui la solleticante idea lanciata da qualcuno: perché non prolungare la Biennale, e salvare così non solo i copiosi ingressi che fanno botteghino, ma soprattutto le feste di Natale e Capodanno in un tal sontuoso e monumentale scenario?
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